mercoledì 16 giugno 2010

Formica assolto dopo 17 anni e il garantismo accantonato

Formica assolto dopo 17 anni e il garantismo accantonato

di Paolo Franchi

Ci sono voluti 17 (diciassette) anni perché la Corte d' appello di Bari, su richiesta conforme del Procuratore generale, assolvesse «per non aver commesso il fatto» Rino Formica. Stabilendo che il medesimo non aveva riscosso tangenti, né direttamente né attraverso altre persone, al fine di favorire la ditta Emit di Milano per la realizzazione di nastri trasportatori nel porto industriale di Manfredonia. Nel 2004, per la medesima accusa, l' anziano dirigente socialista, sottoposto per un certo periodo anche agli arresti domiciliari, era stato condannato, a Foggia, a 4 anni e mezzo di reclusione. Adesso, ricordando anche un' altra vicenda giudiziaria in cui è stato coinvolto e da cui è uscito assolto, quella delle cliniche baresi, sostiene che queste sentenze si possono leggere in un modo solo: «Formica e i socialisti pugliesi sono stati perseguitati». Si tratta, e comprensibilmente, di un giudizio partigiano. E però anche chi non lo condivide, o lo condivide solo in parte, qualche domanda dovrà pur porsela. Ma di questo e altro abbiamo già letto qualche giorno fa, per l' esattezza il 26 maggio in una lunga intervista di Monica Guerzoni allo stesso Formica, potrebbe obiettare qualche lettore del Corriere: perché tornarci su? Beh, per esempio, e non lo dico a maggior gloria di questo giornale, perché, a parte un articolo di Giancarlo Perna sul Giornale e poco altro, il Corriere, tra i grandi giornali nazionali, è stato il solo dare conto di questa storia (per essere più precisi: di questa notizia) dandole il rilievo che merita. Strano. 17 (diciassette) anni fa, quando Formica finì, come suol dirsi, sotto il mirino dei giudici, di articoli densi di «informazioni», di retroscena, di esecuzioni in effige travestite da commenti e ritratti dell' antico compagno d' armi di Bettino Craxi, ne uscirono a pacchi. E si capisce: non era stato lui a dire che la politica è passione, sì, ma pure «sangue e merda»? Chissà come mai, l' idea che Formica potesse essere colpevole, certo, ma anche no, e magari che qualcosa dell' impianto accusatorio non tornasse alla perfezione non sfiorò cronisti giudiziari, retroscenisti, ritrattisti, commentatori di destra e di sinistra, evidentemente assai poco inclini, per i più diversi motivi, a vedersi lanciare addosso l' infamante accusa di «garantismo». Se la memoria(capita) rischia di ingannare, è bene chiedere scusa in anticipo. Ma di giudizi critici su un' azione giudiziaria che già ai suoi esordi lasciava campo a molte perplessità chi scrive ricorda solo quelli di Napoleone Colajanni e di Emanuele Macaluso. Tutto questo, si dirà, capitava nel 1993, glorioso o terribile fate voi, nel pieno di una tempesta politica e giudiziaria che stava cambiando faccia al Paese: non erano tempi in cui si potesse andare per il sottile. Può darsi, anche se ho i miei dubbi. E i 17 (diciassette) anni successivi? Evitiamo pure le facili indignazioni, chiunque abbia vissuto a lungo in una redazione sa bene che, nelle more di processi infiniti, l' attenzione dei media prima si stempera, poi, in pratica, si annulla, e di chi nel tritacarne è rimasto, colpevole o non colpevole, eccellente o semisconosciuto che sia, si ricordano pressoché solo familiari e amici. Le cose, probabilmente, non potevano e non possono andare che così. Ma nel giorno in cui una Corte d' Appello, e su richiesta del Procuratore generale, stabilisce che l' imputato in questione è innocente per il semplice motivo che il fatto di cui è accusato non sussiste, abbiamo o no il dovere di darne ampiamente conto; di ritornare su tutta la vicenda anche per capire dove, come, quando e perché abbiamo sbagliato noi che, da giornalisti, la abbiamo seguita sin dall' inizio; di chiederci se, e quanto, abbiamo tenuto nel giusto rispetto la nostra autonomia e, all' occorrenza, anche di metterci un po' di cenere in capo? Oppure pensiamo di cavarcela gridando ai quattro venti che ci siamo limitati a esercitare il sacro diritto-dovere di informare l' opinione pubblica, e che chiunque ci critichi, specie se appartiene alla vil razza dannata dei politici professionali, vuole soltanto archiviare, una volta per tutte, la libertà di informazione? Qualcuno potrà obiettare che è pericoloso e controproducente già il solo fatto di sollevare simili interrogativi in giorni come questi, quando la libertà d' informazione è sottoposta a un attacco quanto mai concreto e dagli esiti potenzialmente devastanti. Ma in realtà pericolose e controproducenti sono proprio obiezioni di questo tipo. Se siamo arrivati al punto in cui siamo arrivati non è davvero per colpa nostra, ma delle responsabilità le abbiamo anche noi. Per combattere la giusta battaglia, è bene guardarle in faccia e dichiararle per quello che sono. Non provarsi a nasconderle sotto il tappeto. RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda La sentenza L' ex ministro socialista Rino Formica, 83 anni (nella foto) è stato assolto dalla Corte d' appello di Bari «per non aver commesso il fatto» nel processo per presunte tangenti pagate dall' azienda Emit per la costruzione dei nastri trasportatori del porto di Manfredonia: la vicenda risale al 1993, l' assoluzione è arrivata dopo 17 anni

http://archiviostorico.corriere.it

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