mercoledì 16 giugno 2010

Dalla vicenda di Pomigliano …ai casi Formica e Del Turco

Dalla vicenda di Pomigliano…ai casi Formica e Del Turco

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQnfPq63r5klQaJYMql0WXJSo5o8NtTgmUjiwfMUX-Ehn0yLGFB3t5xWe5XJPKnX7gyUGNyBwvvkzkfNZN7_1SSSwUgSyAqOdAXmFwVNsUVwJ2rWYDC_arIdRaI6XRVgbd2fv6PEVq8dY/s1600/30752_1187408985546_1837977365_365506_2041255_n.jpgdi Giuseppe Giudice

Emanuele Macaluso così scrive nel suo editoriale sulle “Ragioni del Socialismo”.: “La vertenza sindacale di Pomigliano ha assunto dimensioni e caratteri che vanno ben oltre i confini di quella fabbrica. La posizione assunta dalla Fiat riflette un contesto sociale e politico che dovrebbe richiamare l’attenzione di tutti perché segna un cambiamento radicale del quadro entro cui da sessant’anni si svolge il conflitto sociale. E anche quello politico. Giulio Tremonti ha sostenuto che questa vicenda ci dice che non c’è più un conflitto di classe. Io penso il contrario: quel conflitto c’è e ha dato al capitalismo quel vantaggio che ricorda il passato: una larga disponibilità di mano d’opera in un sistema globalizzato, una concorrenza fra lavoratori, senza un sindacato “globale”, senza un partito di sinistra, un governo europeo con welfare. I lavoratori polacchi sono pronti a fare quel che gli operai di Pomigliano non dovrebbero fare e se lo fanno si dividono: la rinuncia ai diritti. La divisione tra Cgil, Cisl e Uil rende ancora più difficile trovare un fronte di resistenza: garantire alcune conquiste essenziali. Il segnale è enorme: le forze in campo nel mondo del lavoro in Italia e in Europa sono deboli, impotenti. E’ questa la nuova frontiera della sinistra.”
La sinistra italiana è quella, che negli ultimi quindici anni, ha più entusiasticamente ed acriticamente accettato il processo di globalizzazione liberista. La conseguenza è che oggi (soprattutto col dissolvimento di gran parte di ciò che restava della sinistra nel PD) essa si trova radicalmente impreparata già solo nei suoi strumenti culturali e di analisi ad affrontare quello che Macaluso chiama giustamente la nuova frontiera della sinistra.
La globalizzazione mette in competizione diretta lavoro e lavoratori, una competizione al ribasso che tende al livellamento verso gli stantard negativi del III mondo, salari, condizioni di vita, normative, tutele e diritti. La conseguenza di ciò è catastrofica sul piano sociale ma lo sarà ancora di più sul piano economico (come ha giustamente rilevato l’appello dei “cento economisti”) in quanto deprime ulteriormente la domanda, ponendo in essere le condizioni per una depressione di lungo periodo della economia sia europea che americana.
Le cause strutturali della crisi in atto sono la conseguenza dell’attacco teorico e pratico del liberismo verso il socialismo democratico (così come è sottolineato nella bozza di documento per l’assemblea del 27 Giugno) e verso il modello sociale europeo, Un attacco che è stato contenuto negli anni 80, ma che nei 90 è esploso in modo drammatico e deflagrante anche grazie alla copertura ideologica sulle presunte opportunità e vantaggi della globalizzazione accolti da quella parte della sinistra che voleva disfarsi del socialismo (e fra essi vi sono stati anche pezzi rilevanti del socialismo europeo). In Italia la fretta di liberarsi del fardello socialista ha reso la sinistra ancora più permeabile ai valori della destra liberale globale. In più l’antipolitica, il giustizialismo ed il qualunquismo fondanti la II Repubblica hanno reso più facile l’affermarsi di un pensiero unico sostanzialmente condiviso da centrodestra e centrosinistra. Un pensiero unico fatto di anti-socialismo, mercatismo e privatizzazione della politica. La totale incapacità del PD di avere solo un minimo di orientamento chiaro sui temi del lavoro e della giustizia sociale è la spia di questa assuefazione.
Noi sappiamo bene che questa crisi strutturale è frutto, innanzi tutto, di quella profonda ed impressionante diseguaglianza nella distribuzione del reddito e della svalorizzazione del lavoro che il liberismo ha operato tramite la finanziarizzazione e la mercatizzazione. E’ evidente che una ripresa della crescita potrà avvenire solo con una profonda redistribuzione del reddito e della ricchezza che comporta l’incisione profonda dei meccanismi strutturali presenti. E che la ripresa della crescita dovrà seguire parametri rigorosamente qualitativi sul piano sociale e sul piano ecologico. Come diceva Riccardo Lombardi “i socialisti vogliono una società più ricca, perché diversamente ricca”. E’ proprio sul quel “diversamente ricca” che dobbiamo insistere. Cioè sul modificare profondamente il modo di produrre e consumare. Pensare di mantenere questo modello di vita sociale alienata e volere al tempo stesso la giustizia sociale e la dignità del lavoro è un non-senso. Se vogliamo mantenere questo modello di consumo socialmente ed ecologicamente irresponsabile dobbiamo poi accettare gli accordi capestro come quelli di Pomigliano! Una società più giusta ed un lavoro liberato sono in stretta sintonia con una nuova qualità del produrre e del consumare. Ma questo è un obbiettivo che potrà essere perseguito solo se ci sarà un nuovo soggetto socialista globale (Macaluso è molto chiaro nella sua nota).
…….. Rino Formica è un dirigente socialista che ho sempre apprezzato per intelligenza, acume di analisi, passione politica anche se era un craxiano (ma molto eterodosso ). Ottaviano del Turco l’ho stimato di meno politicamente; non ho condiviso nessuna scelta politica che ha fatto dopo il 1994.
Il primo (Formica) un mese fa è stato (dopo 17 anni!!!) completamente assolto (per non aver commesso il fatto) dall’accusa di concussione. Il secondo è stato arrestato (con notevole spettacolarizzazione) sotto l’accusa anch’egli di concussione, ha dovuto dimettersi dalla presidenza della Regione Abruzzo, si sono fatte nuove elezioni (vinte dal centrodestra). Dopo due anni, proprio in questi giorni, si tiene l’udienza preliminare (per decidere o meno del rinvio a giudizio).
Nel primo caso far passare 17 anni è qualcosa di abnorme anche per il lentissimo sistema giudiziario italiano (la media nel penale è di 8-9 anni). Una porcheria di cui sono totalmente responsabili quei magistrati che hanno condotto l’inchiesta ed i successivi sviluppi.
Nel secondo caso le accuse a Del Turco sono venute da un magnate della sanità privata abruzzese che è da un mese in galera per bancarotta fraudolenta. Naturalmente io non sono in grado di dire se Del Turco sia innocente o colpevole. Voglio solo rimarcare due fatti: il primo è che per arrestare una persona con custodia cautelare si presuppone che esistano fortissimi indizi di colpevolezza. Se è così perché aspettare due anni per l’udienza preliminare? Perché la procura ha chiesto più volte la proroga delle indagini? Vuol dire che quegli indizi poi non erano così forti. O la procura ha paura che Del Turco non venga rinviato a giudizio per non sputtanarsi (vedi caso Tortora)? Questo sospetto è stato ancora più alimentato dal fatto che il procuratore nell’udienza preliminare non ha affatto parlato dei fatti di cui Del Turco è accusato (l’aver preso tangenti da Angelini) per supportare la propria tesi accusatoria; ma ha parlato delle telefonate erotiche che Del Turco faceva a qualche puttanella utilizzando il telefono della Regione. Il che certo non è edificante per chi lo fa, ma nulla ha a che vedere con il procedimento in corso. Insomma si aprono cortine fumogene stimolando l’immaginario pruriginoso di un certo canagliume qualunquista, perché probabilmente non si hanno elementi forti per chiedere il rinvio a giudizio sui fatti per i quali Del Turco è stato indagato ed arrestato. Infatti se Del Turco non dovesse essere rinviato a giudizio dopo che si è fatto due mesi di galera (ce ne sono tanti casi di arresto cautelare non seguito da rinvio a giudizio) ed è caduta la giunta, la credibilità della Procura dell’Aquila cadrebbe a pezzi. Ma qual è più importante la credibilità della Procura o l’accertamento rigoroso della verità? Non so come andrà a finire questa storia, ma l’uso delle cortine fumogene è segno di grave distorsione professionale da parte di un magistrato. Vi ricordate il caso Tortora? I giudici erano convinti della innocenza del presentatore ma perseguirono in modo feroce ed inumano una persona innocente. E poi furono anche promossi!! . magistrati da porcilaia che in altri paesi sarebbero stati espulsi a calci nel sedere dalla magistratura!
Questi due casi li ho citati perché il tema della giustizia e del giustizialismo rappresenta a tutt’oggi un elemento forte di discrimine tra la cultura socialista e quella (perlomeno di un pezzo) dei post-comunisti.
Per chiarirci le idee: noi siamo socialisti che vogliamo ricostruire un socialismo in piena discontinuità con il craxismo: politica ed ideologica. Quindi la nostra radicale contestazione del giustizialismo non dipende affatto da rancori personali. E’ invece il frutto di una chiara ed inequivocabile visione politica che vede indissolubile il nesso socialismo-democrazia-libertà.

Il giustizialismo è una delle facce di quella che potremmo definire la democrazia autoritaria; l’altra faccia è Berlusconi. Quest’ultimo narcotizza con le Tv l’opinione pubblica, il primo tende a costruire lo stato di polizia. Entrambi sono funzionali al pensiero unico liberista. Ecco rivelato il nesso tra prima e seconda parte dell’articolo. Il liberismo ha bisogno di ideologie di supporto che tendono a liquidare l’autonomia della politica. Il giustizialismo con la sua critica distruttiva della politica e conseguentemente di ogni forma di intervento pubblico in economia (vista solo come fonte di corruzione) apre la via allo stato minimo liberista. Il giustizialismo poi diventa lo strumento con cui i moderni Torquemada e Savonarola (così li ha chiamati Nichi Vendola) fanno carriera politica e costruiscono partiti personali (spesso intasati da gentaglia postdemocristiana).
Noi dobbiamo opporci con forza al garantismo “classista” di Berlusconi (una giustizia forte con i deboli e debole con i forti) ma al tempo stesso smascherare i Savonarola ipocriti (Savonarola storico era un uomo di fede e grande rettitudine, sia pur deviata dal fanatismo, Di Pietro non può dare lezioni di moralità a nessuno).
La sacrosanta e costituzionale difesa dell’autonomia della magistratura va difesa con le unghie e con i denti (così come va difesa la sacrosanta e costituzionale autonomia della politica dalla magistratura). Ma non chiedetemi di difendere acriticamente una magistratura corporativa e lobbysta come quella italiana. La quale ha avuto gli eroi veri come Falcone (quante critiche il povero Falcone si prese dai Torquemada ipocriti come Leoluca Orlando Cascio – già assessore di Ciancimino) ed ha avuto i pezzi di merda come i magistrati del caso Tortora.
Di questo dobbiamo prendere coscienza e come socialisti vogliamo far prendere coscienza tutta la sinistra. Dobbiamo essere sinceri: residui di giustizialismo stanno nel PD, nella Fed Sin in alcuni angoli di SeL stessa. Se Vendola, Sansonetti e Fulvia Bandoli sono dei garantisti libertari convinti da sempre, Fava ed altri non sono sulla stessa lunghezza d’onda.
Comunque i temi trattati saranno cavalli di battaglia della Lega dei Socialisti.

PEPPE GIUDICE

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