giovedì 17 giugno 2010

Il sogno di pochi per la realtà di molti

Il sogno di pochi per la realtà di molti

di Carolus Felix

Tempo fa scrissi una nota dal titolo “la Lega dei socialisti sfida il PSI”, oggi, alla luce degli eventi intercorsi, vorrei precisare quello che, secondo me, è e può essere il rapporto tra queste due componenti.
Non credo innanzitutto che la Lega dei Socialisti possa o debba nascere per scindere il PSI, né tanto meno per dargli il “colpo di grazia” in vista del suo autoscioglimento. Purtroppo non esiste in Italia un altro partito così legato e partecipe all’Internazionale socialista come il PSI, e dunque, che piaccia o no, il PSI è tuttora l’unica componente politica pienamente accreditata a far parte di una grande famiglia europea che ha la responsabilità e il compito di arginare, su scala continentale, la deriva neoliberista che, altrimenti, avrebbe già fatto terra bruciata di ulteriori diritti essenziali. Anzi, vi è da rilevare con molto rammarico che, se in Italia tale processo di desertificazione culturale e di combustione sociale, procede in maniera sempre più spedita, ciò è dovuto proprio alla mancanza nel nostro Paese, di un partito socialista di grandi dimensioni. Quindi non sorprendiamoci se in Italia le politiche fiscali non sono proporzionate all’incremento dei profitti, se la precarizzazione non prevede alcun ammortizzatore sociale, se abbiamo le tariffe più elevate sui servizi, e gli stipendi più bassi, se siamo l’unico Paese che non investe in formazione e ricerca, ma taglia inesorabilmente la scuola pubblica e finanzia il settore privato senza controllarne in alcun modo la qualità, se in politica estera siamo gli unici, con Usa e Olanda, a non volere una commissione di inchiesta sui gravi fatti riguardanti la nave di pacifisti diretta a Gaza e brutalmente intercettata dagli israeliani, se siamo accodati nelle missioni internazionali di guerra senza avere voce in capitolo nel quadro generale delle strategie operative, se a Pomigliano prevale lo sfondamento sindacale, nel divide et impera padronale.
Tutto questo, evidentemente, è dovuto alla mancanza di una forza politica di spiccato orientamento socialista che possa e debba coordinare le azioni, non solo su scala nazionale, ma ormai in un teatro europeo e globale.
Persino in Cina stanno crescendo le proteste operaie e sindacali, sfidando la censura e la repressione del regime al governo, Macaluso e lo stesso Cofferati mettono quindi giustamente in risalto che le azioni, gli scioperi, le manifestazioni ormai devono essere organizzate e coordinate in uno scenario europeo, attraverso l’azione di grandi forze politiche e sindacali che qui non ci sono ma sono altresì spinte nell’extraparlamentarismo e nella marginalità
Noi abbiamo infatti una sinistra che non c’è, un PD che parla di lavoro e precarizzazione ma nei luoghi della sofferenza, della precarizzazione, dello sfruttamento degli immigrati ridotti a schiavi, in quei luoghi dove si raccolgono firme per sacrosante battaglie referendarie, non si vede quasi per niente. Abbiamo personaggi che in quel partito confondono Vendola con Bertinotti, senza minimamente entrare nel merito dei fatti e delle questioni concrete che i due hanno affrontato o affrontano in sede politica ed istituzionale.
Sinistra e Libertà era nata come grande speranza di ricostruzione di una sinistra moderna, a vocazione socialista ed ecologista, poi il progetto originario si è perduto a causa di meschine trame di partito, di egoismi autoreferenziali, di “furberie localistiche”, che io però non imputerei solo a coloro che hanno abbandonato SeL, ma un po’ a tutti, alla mancanza di una “visione generale”, al vuoto di coerenza rispetto alla realizzazione di precisi obiettivi programmatici.
Le Fabbriche di Nichi hanno rimesso in moto un processo di ricostruzione dell’iniziativa democratica dal basso, molto importante per rinnovare la propulsione di un vero movimento della sinistra alternativa, con iniziative creative e progetti concreti, tutti in fase di realizzazione, che hanno incontrato e continuano ad incontrare il favore dell’opinione pubblica. Ma resta la questione di fondo, quella messa bene in evidenza da Alfonso Gianni in uno dei suoi interventi: “Non c’è sinistra senza socialismo”, resta la mancanza di una prospettiva politica e culturale in cui riconoscersi, per ottenere quello che in Europa altri già hanno da tempo.
E, come è facile dedurre, a costruire questa prospettiva politica non possono essere da soli, né il PSI, né SEL e tanto meno le Fabbriche di Nichi in cui, tra l’altro nemmeno si parla di socialismo.
Ci vuole dunque un patto federativo su base socialista, tra tutte le componenti democratiche, libertarie di ispirazione socialista che ambiscono a ricostruire la sinistra italiana e a riportarla in Parlamento con una robusta e combattiva forza politica.
La Lega dei Socialisti nasce per questo ambiziosissimo scopo, è quel “granello di senape” che mira ad essere “albero frondoso”, quel “lievito” che vuol far crescere e rendere gustoso il “pane della “condivisione”.
Dunque i suoi membri saranno “operai” per una “messe abbondante”, operai che ora scarseggiano, ma di cui c’è un bisogno vitale e urgente, per restituire speranza e gioia del futuro ad un Paese che sta smarrendo persino al sua identità, la sua unità ed integrità e che sta passando attraverso il tritacarne della macelleria sociale.
Dobbiamo cercare di creare le condizioni affinché SEL abbracci in toto la causa del Socialismo Europeo e Globale, dobbiamo lottare dentro il PSI affinché prevalga una conduzione che rimetta al primo posto la ricostruzione di un rapporto costruttivo con SEL su basi federative e senza lo scioglimento del partito, e che soprattutto vi sia il riconoscimento da parte del PSI del ruolo determinante di Vendola nella futura leadership della sinistra italiana. Per questo credo che il ruolo del Compagno
Di Lello, se dotato di coraggio e di spirito di iniziativa, potrebbe essere molto importante nei futuri equilibri che matureranno nel prossimo congresso del PSI.
Dobbiamo lottare affinché nella sinistra si torni a parlare di socialismo anche da parte di esponenti del PD, di quel socialismo che non è rancoroso giustizialismo, ma è la seria base di un progetto umanistico, in cui la giustizia è coniugata strettamente con la libertà e la dignità della persona umana.
Un socialismo che ormai, nella sua prospettiva non solo italiana, ma globale, non può che essere direttamente connesso con le questioni ecologiche, dato che, come più volte ha rilevato Leonardo Boff, non può esistere un rapporto equilibrato con la natura senza al contempo sviluppare un rapporto equilibrato tra gli esseri umani, senza giustizia sociale ed adeguata distribuzione degli oneri sociali e del reddito.
Un socialismo laico che rispetta la Chiesa e la sua possibilità di parlare, che non costruisce muri, nemmeno di cartone, ma dialoga nella consapevolezza assoluta che i principi costituzionali non sono negoziabili, che nessun diktat religioso o dogmatico può influenzare le scelte del libero elettore, e che la Chiesa può essere “libera solo in un libero Stato”.
Cari compagni, non possiamo affermare tutto ciò per contrapposizione, non possiamo fondare la nostra identità, negando quella altrui, e dunque non possiamo costruire la Lega dei Socialisti “impallinando” il PSI, “bypassando” SEL o cercando di fare “implodere” il PD; no, noi possiamo e dobbiamo costruire la Lega dei Socialisti essendo “costruttori, operai di pace e di giustizia”, dobbiamo “persuadere” soprattutto con l’esempio, il coraggio e la tenacia.
Meno di un anno fa tutti ci davano per sconfitti in partenza, adesso abbiamo una dignitosa organizzazione nazionale; pensate quanto possiamo fare ancora per il socialismo e per l’Italia in soli tre anni, il tempo che ci separa dalle prossime elezioni.
Non diamoci per vinti, restiamo uniti e ognuno dia il suo contributo: CUIQUE SUUM. "Da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni". Ci animi questo antico, intramontabile principio.
Che il sogno di pochi, sia in breve la realtà condivisa da tanti, quanti oggi nemmeno si possono immaginare.


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