lunedì 21 giugno 2010

Compagni: giovani piddini crescono

Compagni: giovani piddini crescono

di Tommaso Greco*

Qualche giorno fa, un po’ in sordina, la Cina popolare pensionava la parola compagno: fuori tempo e, con le diseguaglianze sociali cinesi, anche un po’ di cattivo gusto. Il Pd aveva anticipato Pechino di un paio di anni, abolendo l’epiteto in questione alla fondazione del nuovo partito. Meglio così, devono aver pensato il già dirigente di spicco comunista Veltroni e una parte dei nuovi sodali con un passato nella sinistra diccì, ci liberiamo da un passato ingombrante. Perché il Pd è una cosa nuova, di pacca. Gli italiani non hanno applaudito alla novità e hanno spedito al governo Berlusconi e Bossi. Da allora il Pd è stato alla ricerca, burrascosa, di una identità. Sconfitto nelle consultazioni che contano, traballante sulla posizione da tenere in Europa, costretto a tra cambi di segretario in anno (Veltroni-Franceschini-Bersani). Con Bersani le cose dovevano andare a posto: basta con il partito liquido dei loft, basta con le liaisons forcaiole.

Dopo quasi un anno dall’insediamento della nuova segreteria, invece, si aprono nuovamente le rese dei conti interne. Frutto, forse, dei mal di pancia e delle frustrazioni di un partito che, anche cambiando le formule, non riesce ancora ad essere percepito come alternativa di governo.

Ci si lacera sulle posizioni in politica economica? Ci si azzanna su temi sensibili della politica energetica, del lavoro, dell’istruzione? Ci si consuma in irrisolvibili diatribe sulla linea da adottare in politica estera? Tze! Vi piacerebbe. La pietra dello scandalo è un attore, Fabrizio Gifuni, che da un palco saluta la platea del Pd “Care compagne, cari compagni…”. Non sia mai. Così un gruppo di baldi giovinotti, senz’altro su iniziativa propria e non suggerita da qualche scaltro esponente dell’opposizione interna, prende carta e penna: Caro Bersani, “..abbiamo l’età del Pd e vorremmo che anche la nostra tradizione politica fosse quella del Pd. Ti scriviamo perché vorremmo renderti cosciente del nostro disagio di fronte a parole e comportamenti che guardano in maniera ingiustificatamente romantica al passato..”. Nei corridoi si vocifera il più alto sdegno per l’uso della parola, che viene bollata come comunista.

Permettetemi di essere pedante e romantico. Compagni erano i socialisti democratici che in Europa hanno costruito un sistema, certo perfettibile, in cui si incontrano mercato e giustizia sociale. Compagni è il termine accostato a Brandt e Mitterrand, Palme e Soares, Papandreu e Pertini. Compagni sono i socialisti che, in tutta Europa, costituiscono l’unica alternativa credibile al governo delle destre. E che con il comunismo non hanno nulla a che spartire.

E non è per la parola compagno, che mi sento di entrare in polemica, ma per la scelta dei giovani gruppi dirigenti della sinistra italiana. Se sono questi, forse i prossimi è meglio sceglierli, come del resto è stato autorevolmente fatto da altri, tra i pluribocciati alla maturità. Almeno avranno aperto i libri di storia o quantomeno letto i giornali che riportavano l’affermazione socialista in Francia alle ultime consultazioni. Forse ne ha parlato persino youdem. Ignoranti o strumentalizzati? Certo al ballo delle debuttanti questi giovani piddini hanno fatto una magra figura.

*21/06/2010 - http://www.leragioni.it



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