mercoledì 18 febbraio 2009

*Zapatero depenalizza l'aborto*



Scritto da: Laura Eduati http://www.movimentoperlasinistra.it/

L'agenda laica di Zapatero procede a pieno ritmo. Nei prossimi giorni il governo socialista proporrà la depenalizzazione dell'aborto, finora consentito soltanto in tre casi: dopo uno stupro (fino alle 12 settimane), per malformazione del feto (fino alle 22 settimane) e se esistono gravi rischi per la salute fisica e psicologica della donna (senza limiti di tempo).

L'attuale legge che regola l'interruzione di gravidanza risale al 1985 e fu giudicata all'epoca un buon compromesso tra le istanze cattoliche e l'onda della liberalizzazione femminile. In realtà, come ogni norma che vuole salvare capra e cavoli, ha dato adito ad una forma di ipocrisia: escludendo i casi di violenza sessuale e malformazione fetale, per abortire le donne devono presentare un certificato medico che attesta forti disagi psichici a causa della gravidanza, e ciò significa che la scelta è subordinata al parere di un medico che può sempre rifiutare la diagnosi.

Quest'ultima modalità è stata utilizzata dal 97% delle spagnole che hanno richiesto un intervento abortivo tramite il parere di un operatore sanitario compiacente, con il rischio di andare incontro ad un procedimento penale per violazione della legge come accadde nel 2007 quando un controllo a tappeto verificò l'ovvio in alcune cliniche di Barcellona e Madrid, e cioè che medici senza scrupoli avevano accettato di fare abortire donne fino all'ottavo mese di gravidanza. Poiché la stortura da correggere risiede nell'elevatissimo tasso di obiettori nelle strutture pubbliche, tanto che soltanto il 98% degli interventi avviene a pagamento nelle cliniche private: il denaro spinge molti operatori sanitari a chiudere un occhio per garantire un diritto ancora inesistente in Spagna.

Zapatero vorrebbe copiare la legge francese e consentire l'aborto libero entro la quattordicesima settimana, stabilendo invece dei paletti per l'aborto terapeutico (probabilmente e tassativamente entro la 22ema settimana). In questo modo la legislazione spagnola presenterebbe finalmente forti analogie con quella italiana ed europea in genere, pur indicando un termine preciso per gli interventi in presenza di feti malformati. La legge italiana, lungimirante, nel 1978 preferì non dare indicazioni temporali in quanto ogni caso è unico e comunque alcune patologie sono evidenti soltanto a partire dalla 22ema settimana: come spiega il quotidiano El Pais in un editoriale, paletti così rigidi potrebbero nuocere alle donne che meno hanno dimestichezza con esami medici, e comunque imporrebbe di portare a termine la gravidanza anche in caso di grave pericolo fisico e psicologico per la madre.

A differenza dell'Italia, in Spagna gli aborti sono aumentati del 10% negli ultimi due anni, e sono sempre di più le giovani a richiederlo (15mila tra le minori di 19 anni nel 2006, quando gli aborti furono oltre 112mila). La depenalizzazione dell'interruzione di gravidanza includerebbe, secondo la bozza ancora in commissione al Congreso, la possibilità di scelta autonoma della donna a partire dai 16 anni e l'obiezione di coscienza, possibilità richiesta a gran voce dalle associazioni mediche.

La riforma coglie di sorpresa, ma non troppo, i conservatori e la chiesa: Zapatero aveva promesso di mantenere inalterata la legge del 1985, tuttavia la pressione dei movimenti femministi e del suo esecutivo al femminile è forte e bisognava porre mano ad una normativa fuori passo con i tempi.
I movimenti ultracattolici come il Foro delle famiglie promettono una battaglia durissima a colpi di foto di feti. Cose già viste, già sentite. Eppure c'è da scommettere che oltre i Pirenei il clima e il risultato saranno diversi, diversissimi.



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