domenica 10 gennaio 2010

“Con Craxi le Marche contavano”

“Con Craxi le Marche contavano”

Ancona - Dieci anni dopo la sua scomparsa Bettino Craxi continua a far discutere. Il 19 gennaio, anniversario della morte ad Hammamet, in Tunisia, Giorgio Napolitano invierà un messaggio a un convegno, organizzato in Senato, per ricordarne la figura. Solo una commemorazione, un omaggio formale o qualcosa di più? E poi ci sono le polemiche di questi giorni, con l'annuncio del sindaco di Milano Letizia Moratti di intitolare una via all'ex leader socialista e l'invito del segretario provinciale del Psi di Macerata Ivo Costamagna di fare altrettanto a Civitanova Marche. Il 19 gennaio, dice Costamagna, “forse con un segno dal Colle più alto, le parole di Napolitano, il dilemma su chi è stato Craxi sarà finito”, potrà essere “il giorno in cui si ridisegnano 15 anni di storia italiana”. Insomma, la vicenda resta una pagina aperta. Lo ricorda anche Angelo Tiraboschi, che di Craxi fu stretto collaboratore dal ’76 al ’92 fino a quando la bufera di Tangentopoli non spazzò via un’intera classe politica. Lui, una famiglia di tradizioni socialiste con il padre partigiano, già giovanissimo è nelle file della Cgil di Ancona. Poi a 23 anni è consigliere comunale e a 24 assessore. Nel '76 è deputato per cinque legislature; quindi sottosegretario al Tesoro per tre anni e, dalla fine degli anni Ottanta fino al '94, presidente della commissione Bilancio. Spalla a spalla con Bettino Craxi, primo socialista presidente del Consiglio dal 1983 al 1987.

Onorevole Tiraboschi, come vive questo anniversario?

Craxi è stato un uomo importante nella vita politica italiana e lo è stato anche per me. Dal '76 al '92 la nostra collaborazione fu molto stretta ed ebbi occasione di apprezzarne tutte le doti. Era un uomo di grande intelligenza e autorevolezza: grazie a lui i socialisti divennero un partito europeo.

Cosa ricorda di lui in particolare?

Aveva un suo pensiero e lo perseguiva. Era originale, attento, intelligente e aveva uno consenso straordinario. Uomini di quella statura politica ne nascono molto pochi.

Eppure finì travolto da Tangentopoli, condannato in via definitiva a dieci anni per corruzione e finanziamento illecito. E' stata una delle pagine più dolorose della mia vita. Mi è crollato un mondo che aveva profonde radici nella mia famiglia e le ripercussioni le ho vissute sulla mia pelle. Una tragedia ma io ne sono uscito indenne. Che ci fosse bisogno di una scossa, di un rinnovamento era fuori discussione. I partiti erano troppo ingombranti.

Nel senso che costavano troppo?

Il sistema era al capolinea. Ma chi ha pagato è stato Craxi. Questo perchè era il più vistoso e il più sgradito in certi ambienti, anche di Confindustria nonostante fosse stato lui a porre la questione della scala mobile. Ma era autonomo e questa è stata la sua colpa.

Ma Tangentopoli mise in luce ben altro, non le colpe di un singolo uomo.

Tutti i partiti hanno usufruito di finanziamenti non dichiarati ma il Psi era l'anello di congiunzione, il partito che garantiva quella stabilità. Si domandi per quale motivo la sinistra democristiana non ha mai avuto neanche un avviso di garanzia. E perché dopo Tangentopoli l'allora Pds mise in vendita la sede di Botteghe Oscure e Paese Sera dovette smobilitare. Era chiaro che i rubinetti si erano chiusi anche per loro.

Quindi secondo lei il rifiuto di Craxi di sottoporsi a giudizio e di rifugiarsi all'estero era perché non voleva essere il solo a pagare?

Prima di tutto sapeva che non avrebbe retto fisicamente. E poi, certo, era cosciente che la rivoluzione in atto era falsa perché colpiva solo il Psi. Occorrevano leggi e riforme che non sono mai state fatte. E oggi la politica costa più di ieri.

Anche Berlusconi rifiuta di sottoporsi a giudizio. Vede una similitudine con Craxi?

I due personaggi sono completamente diversi. Berlusconi viene accusato di questioni che non riguardano la gestione della politica. E quindi, secondo me, sarebbe giusto che affrontasse i processi. Quando è toccato a me, io non mi sono sottratto ai giudici. Ma credo che nei suoi confronti ci sia una forma di accanimento. Dà fastidio il suo essere un personaggio anomalo rispetto a un establishment che tende ad avere politici di servizio e non di spicco.

E' d'accordo con chi vuole intitolare strade a Craxi?

Ormai il giudizio deve essere di pacificazione. E’ tempo di riconoscere le qualità di un uomo che ha fatto del bene a questo Paese. Ha avuto il grande merito di portare l'Italia in Europa, vedi l'accordo di Maastricht. Certo, il giudizio sui finanziamenti illeciti ai partiti rimane aperto ma persino Napolitano ha capito che è ora di dire basta e che questa pagina va chiusa.

E cosa è stato Craxi per le Marche?

Venne tante volte e le piazze erano sempre piene. Alle europee raccolse una marea di voti. Era amato. E io avevo il grande privilegio di venire ascoltato da lui. Il che vuol dire che potevo avere un peso per le Marche che oggi non ha nessun parlamentare. Come presidente della commissione Bilancio ho avuto la possibilità di dirottare finanziamenti chiave come quelli della legge Marche-Friuli (da me voluta), per la frana dell'82, per gli impianti sportivi di Ancona e Pesaro, l'asse attrezzato del capoluogo con la scelta dello sviluppo a Sud per la città: una scelta che si rivelò giusta e che negli anni ha retto bene. Erano tempi di dibattiti serrati e c'era più vivacità. E più risposte di qualità.


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