venerdì 18 dicembre 2009

PES. PENSARE GLOBALMENTE. AGIRE LOCALMENTE di Luca Cefisi


Il congresso di Praga del PES ha posto formalmente una questione centrale: possiamo realizzare oggi un vero partito europeo? Nel ventunesimo secolo, dopo un lungo e accidentato percorso, si ripropone la prospettiva dei nostri avi della Seconda Internazionale, infranta dalle guerre mondiali: quella di un partito che, sulla base dei suoi valori dichiaratamente universali, superi i confini nazionali.
Oggi, l’Europa unita è figlia di una guerra di liberazione, contro i nazifascisti, di una rivoluzione nonviolenta, quella del 1989 che ha ribaltato i regimi comunisti, e del nostro orrore di uomini e donne d’oggi per ogni guerra e dittatura. La costruzione europea, dopo i trattati di Maastricht, Amsterdam, Nizza e Lisbona, offre allora ai socialdemocratici europei, finalmente, il quadro istituzionale per riprendere le loro più antiche e migliori aspirazioni. Il congresso ha rieletto Poul Nyrup Rasmussen a presidente, con l’esplicito mandato di rafforzare ruolo e autonomia del PES, di fronte ai governi e ai cittadini d’Europa. Si tratta di promuovere un’agenda europea, sul cambiamento climatico, le garanzie sociali nel mercato comune, la politica estera dell’Europa di fronte al mondo. Abbiamo stabilito che, nelle prossime elezioni europee, non avremo soltanto un manifesto elettorale comune, ma anche un candidato a presidente della Commissione Europea, un solo volto per tutta Europa. Ma per questo, occorre costruire una coesione “a livello locale, regionale, nazionale, europeo”, come si è detto nel dibattito del congresso: il Partito del Socialismo Europeo non soltanto aspira ad proporre propri candidati a Bruxelles e a Strasburgo, ma anche una “cornice” di ideali, valori e programmi che tenga assieme anche le politiche nazionali e locali.La destra avanza, di questi tempi, grazie alla crisi della memoria storica e alla frammentazione sociale, e produce ulteriore frammentazione: promuove localismi, razzismi, nazionalismi. Cerca di mettere i poveri contro gli immigrati, gli anziani contro i giovani, i cristiani contro i musulmani. C’è ancor più bisogno di una visione complessiva, di un’idea di Europa e di una società ispirate a valori di progresso e di solidarietà, che sappiano tenere assieme aspirazioni e bisogni diversi. Ecco perchè crediamo che dirsi socialisti abbia un senso, a Bruxelles come nelle mille città d’Europa.
Come l’Europa unita sarà sempre più presente nella vita quotidiana dei cittadini, le iniziative del PES e degli altri partiti europei saranno, dunque, progressivamente, sempre più presenti anche nel dibattito politico nazionale e locale. Noi socialisti italiani non ci accontentiamo di alzare, sia pur con orgoglio, la nostra bandiera: vorremmo che il PES fosse un punto di riferimento per una ricomposizione della sinistra italiana: finita, speriamo, la speranza di ridurre le nostre diversità alla caserma di un “partito unico” in un bipartitismo forzato, rimane infatti aperta la questione di una vera unità, fatta sul terreno dei valori, dei programmi, delle buone cose da fare. Per questo, auspichiamo che il PD superi I suoi ultimi dubbi, e partecipi del tutto e pienamente ai lavori del PES; così come avremmo voluto che almeno la Sinistra Democratica (che pure aveva inserito il motto “per il socialismo europeo” nel suo simbolo) avesse accompagnato la nostra delegazione alla riunione di Praga.
Pensare globalmente, agire localmente è un buono e vecchio slogan: se riuscissimo a farlo davvero, saremmo già a metà del guado. Senza il socialismo europeo, saremmo privi di una prospettiva: spetta poi a noi dare gambe e iniziative per renderla concreta, in ogni città. Questo è un messaggio che riportiamo da Praga in vista delle elezioni regionali nel nostro paese, contro il leghismo e il troppo provincialismo che ammala la politica italiana.

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