giovedì 31 dicembre 2009

CRAXI DIECI ANNI DOPO

Statista, leader politico o latitante come suggerisce Di Pietro? Bobo Craxi, oggi direttore del quotidiano on line Socialist, sorride pensando alla targa del giardino che Milano vuole dedicare a suo padre Bettino. «Posso dire quale definizione piacerebbe a lui: patriota».

Il tempo sembra essersi fermato. Dieci anni dopo Craxi continua ad alimentare feroci polemiche.
«Se suscita queste passioni e questo interesse significa che è più vivo che mai. E da un certo punto di vista è un bene che il decennale della morte diventi l’occasione per ripensare alla storia e guardare al futuro. Il bel gesto di Letizia Moratti dovrebbe servire a concludere un esame di coscienza, non ad avviare una nuova discussione».

L’hanno ferita le parole di Borrelli e Di Pietro?
«Le racconto un episodio. Quando passavamo per Via generale Fara a Milano mio padre borbottava tra sè, come faceva sempre: “Era un fascistone, bisognerebbe toglierla questa targa”. Anni dopo passammo di nuovo per via Fara e la sua indignazione si era mitigata. Il tempo aiuta. Soprattutto quando non si parla di toponomastica ma di politica e di segni che restano sulla carne».

Borrelli e Di Pietro.
«Reazioni scontate. Uno, Borrelli, si sarà sentito disturbato dalla notizia mentre era immerso nell’ascolto di ovattate sinfonie… L’a ltro, Di Pietro, cerca un tornaconto politico. Un giorno anche a lui dedicheranno una strada a Montenero ed è stato solo ministro dei Trasporti… Figuriamoci Craxi. Sarebbe difficile per Milano non ricordare il primo presidente del Consiglio nato in città. La verità è che Borrelli e Di Pietro sono espressione di una minoranza e vogliono tenere in piedi un finto muro. Al contrario, questo anniversario dovrebbe essere una pietra edificante per costruire una vera Seconda repubblica e un vero rinnovamento della politica. Si può riprendere, come dice Formica, il filo della continuità del pensiero craxiano, a partire dalla grande riforma. E si può sollecitare, come spiega Martelli, l’eredità attiva del socialismo di Craxi in una nuova forza politica».

Ha notato l’imbarazzo del Pd? Silenzio assoluto. Così Craxi, dopo le riabilitazioni, viene ricordato in positivo solo a destra.
«È un errore da evitare. Ma non vedo imbarazzo. Ho parlato con qualche dirigente del Pd e so che c’è voglia di una riflessione invece. Del resto tutto si può dire tranne che Craxi non appartenga al filone politico e culturale della sinistra italiana. Ricordo che era vicepresidente dell’Internazionale socialista e progressista con cui il Partito democratico dialoga naturalmente».

Teme che la rissa su Craxi finisca per tenere Napolitano lontano dalle commemorazioni?
«Spero che si abbassino i toni, questo sì. Da tutte le parti, anche dalla sponda Pdl. Perché mio padre non è stato un martire della destra italiana. Il decennale comunque c’è, a prescindere dalla politica. Lo devono commemorare i parenti, gli amici, i compagni di lotta e tutti gli italiani che conservano un senso di giustizia e di amore. Mio padre fu un servitore dello Stato ed è giusto che cittadini lo ricordino così».

La salma di Craxi dovrebbe rientrare in Italia?
«Le sue ultime volontà, rimanere in Tunisia, non vanno disattese. Però mi fa piacere che qualcuno mi faccia questa domanda».

(30 dicembre 2009)

1 commento:

  1. Volevo solo informare che a Valmontone, cittadina in provincia di Roma famosa per avere un Outlet Village tra i più grandi d'Europa, "Via Bettino Craxi" esiste già da 8 anni ed è una delle strade più lunghe ed importanti del centro.
    Buon anno nuovo!
    Un'Estone che vive in Italia.

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