lunedì 13 luglio 2009

*SINISTRA E LIBERTA' RIMANE IN CAMPO E RILANCIA - di Luca Cefisi*

"Sinistra e Libertà rimane in campo e rilancia"

di LUCA CEFISI*

Sinistra e Libertà rimane in campo, è la via d'uscita tra le macerie
delle elezioni dell'anno scorso. Con il senno del poi, non può stupire
che non abbiamo superato la forza caudina del 4%.
Privi com'eravamo dell'organizzazione e dei finanziamenti adeguati ad
una campagna europea, silenziati dalle televisioni. Eppure, i dati
dimostrano che Sinistra e Libertà c'è per davvero, risponde ad un
bisogno dell'elettorato, a necessità reali della società: ben presenti
al Sud, siamo anche nelle grandi città (non abbiamo risolto la
"questione
settentrionale", e in due mesi non potevamo certo farlo). Rispondiamo
a necessità sociali, che non trovano rappresentanza, e a richieste di
pluralismo, di fronte a un bipartitismo che non offre alternative;
diamo voce a speranze e valori che non sono archiviabili. Occorre
quindi proseguire sulla strada delle nostre buone ragioni, del nostro
buon programma che non abbiamo potuto spiegare in tv.

Sinistra e Libertà ha patito la concorrenza di Rifondazione e della
lista Bonino-Pannella, e sarebbe sbagliato rammaricarsi per la mancata
alleanza con gli uni o con gli altri.

Sinistra e Libertà è stata la vera alternativa riformista al Pd in
queste elezioni, perchè non subalterna e non complementare ad esso.
Rifondazione, com'è evidente, ha rappresentato la "riserva indiana",
quella degli incorreggibili massimalisti accanto al PD grande partito
riformista, quella riserva da cui Nichi Vendola è voluto
coraggiosamente evadere: alla ricerca del mare aperto, e di una
proposta di governo che non debba chiedere a
nessuno il permesso di svolgersi. E' infatti sulla cultura di governo
che veniamo misurati, sulla capacità di una proposta autonoma e
originale: qui avviene l'incontro fecondo tra le tradizioni della
sinistra.

La lista Bonino-Pannella ha svolto funzione opposta ma simile a
Rifondazione: anch'essa funzionale e subalterna al Pd, ne ha
costituito non il complemento massimalista ma l'accessorio, la
copertura per intercettare il voto democrat deluso, parcheggiarlo e
refrigerarlo, a cura della vicepresidente del Senato in quota Pd,
signora Bonino, che Franceschini non ha mai rimproverato per
l'apparente tradimento (essendo, in effetti, piuttosto una parte in commedia).

L'esperienza della Rosa nel Pugno, nel 2006, avrebbe avuto successo se
si fosse creata un'effettiva egemonia liberalsocialista nel
progetto (si ricorda qui che liberalsocialismo significa, da Calogero
e Capitini in poi, un movimento di liberali che si muove in avanti
verso posizioni socialiste, non il contrario in retromarcia…).
All'inizio, con i socialisti che "trascinarono" i radicali nel
centro-sinistra, questa egemonia parve concretizzarsi. Ma poi
prevalsero l'autoreferenzialità dei radicali, la loro forte componente
ideologica
liberale-liberista assolutamente allergica a politiche sociali e del
lavoro ragionevoli (del tutto speculare a quella rifondarola) ed anche,
occorrerà finalmente dirlo, le loro dinamiche settarie, più simili a
quelle di Scientology che di un gruppo politico. Nei giorni del
dopo-voto, è partita una piccola offensiva radicale nei confronti dei
militanti socialisti, che è stata respinta. Egualmente, mi pare
respinta la piccola offensiva da parte di Rifondazione verso i
militanti del Mps, in nome del "ah, se solo fossimo stati ancora
assieme".
Il 4% è mezzo e non fine in sè: il progetto politico della "nuova
sinistra italiana" non passa dai richiami della foresta.

Questa campagna elettorale ha mostrato la possibilità di rilanciare in
Italia una forza di sinistra in sintonia con quanto si muove in Europa
(socialisti, sinistra, verdi e liberali, in alternativa ai popolari ed
ai conservatori "euroscettici", per un'economia sostenibile e
tecnologicamente avanzata).

Da qui si riparte. Occorre farlo con una struttura agile e plurale, di
tipo federativo: con questo non si intende affatto (a scanso di
equivoci) proporre una visione "moderata" rispetto ad una "avanzata"
che propugna il partito unico della sinsitra qui e subito.
Semplicemente appare opportuno organizzarci su basi federative perchè
più ampio è lo spazio che Sinistra e Libertà può così occupare e
perchè il problema delle identità non si risolve con il loro
annullamento (sarebbe veltronismo in piccolo) ma alleandole nella loro
diversità. E' anche utile che le forze che hanno creato Sinistra e
Libertà mantengano piede nei rispettivi partiti europei di
riferimento.
Del resto, in campagna elettorale abbiamo spiegato l'idea di una futura
maggioranza al Parlamento Europeo, tra socialisti, verdi e sinistra
europea. Questa è ancora la cosa utile da fare: e non si farà in un
giorno !

Alla gente, poi, non importa certo se Sinistra e Libertà è organizzata
in una maniera o in un'altra: importa che faccia delle proposte utili
e innovative. Se pensiamo all'esperienza dell'Unione, o anche in parte
alla breve esperienza della Fed (2004), vediamo che gli elettori
capiscono perfettamente il senso di un progetto comune tra diversi.
Quello che conta è che, dai temi del lavoro a quelli dei diritti e
dell'ambiente, vi sia una voce chiara, comprensibile, e giustamente
anticonformista: che è oggi, di fronte alla cappa consociativa del
"regime a bi-partito unico", la cosa più urgente.

Sinistra e Liberta' - Segreteria Nazionale PS*

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www.partitosocialista-mc.org
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