sabato 18 luglio 2009

*SINISTRA E LIBERTA, O DEL PROGRESSISMO UMANISTA*

"Sinistra e Liberta', o del progressismo umanista"

di Maria Squarcione*

18/07/2009 - Come spesso accade nelle fasi di fondazione o di
ri-fondazione, i progetti, anche se nascono in un contesto ridotto,
assumono su di sé grandi ambizioni. Il caso di SeL non fa eccezione:
si
avverte non solo l'esigenza di costruire un partito, bensì l'intero
ambito della sinistra, con tutto il suo corredo di valori e di
strutture organizzative. Da qui la nota "querelle politicista",
relativa al "partito si", i cui sostenitori sono prevalentemente
preoccupati di non disperdere il voto espresso da un milione circa di
italiani, "partito no", costituito dai più cauti e soprattutto da
quelli che un partito già ce l'hanno e hanno pensato di aderire
principalmente ad un progetto e sono più orientati, per il momento,
alla federazione. Rebus sic stantibus, queste due posizioni, che
appaiono così distanti, hanno in realtà un elemento in comune: una
sostanziale disattenzione nei confronti dei contenuti, tutte
concentrate come sono sulla difesa dei propri apparati, sulla difesa
dei propri metodi di costruzione di apparati; fattore che rivela la
solita modalità ottocentesca di fare politica, un interesse tutto
rivolto al proprio ombelico e una sostanziale posizione conservatrice.
Io invece sono progressista.

Ero progressista quando a 21 anni ho votato per la prima volta a
favore del referendum sull'aborto; sono
stata molto progressista qualche anno fa quando ho partecipato
all'elaborazione dei temi della Rosa nel Pugno e alla declinazione
nella pratica politica di tutto quel progetto che ha dettato l'agenda
di quella stagione. Sono stata molto progressista con tutti quei
socialisti italiani, che sono ormai da tempo tra le pochissime forze
che in Italia si fanno baluardo di una laicità intesa sia come
proposta di contenuti - che da quel momento in poi sono stati
definitivamente
acquisiti dal dibattito politico italiano - sia come acquisizione di un
metodo, di una "lente" attraverso la quale leggere la società italiana
ed europea. SeL ha dunque un compito analogo: proporre un'idea di
società e avviare una concreta azione politica. Secondo un metodo
"corsaro" sostengono alcuni: incursioni rapide sui temi
dell'attualità con una chiara ed intellegibile presa di posizione.
Questo procedimento "random", però, almeno in questa fase, non è
organico né alla definizione di uno stile - si riuscirebbe solo a
diventare la brutta copia di Di Pietro, che è tutto dire... – né alla
definizione di un'identità chiara, con la quale gli elettori di un
partito hanno sempre bisogno di entrare in relazione e che "serve" per
mantenere sempre vivo il senso di appartenenza.

Dunque, per attivare la
dimensione della referenza col proprio elettorato, SeL dovrebbe
partire dalla elaborazione delle forme di attuazione dell'art.49 della
Costituzione repubblicana, che così recita: "tutti i cittadini hanno
diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale". Riorientare nella
pratica politica l'art. 49 darebbe sostanza di significato alle ragioni
di quelli del partito-si-qui-ora-e-subito, perché li metterebbe di
fronte alla concretezza di individuare le forme di questo partito:
quali le regole, quale il sentire condiviso, piuttosto che l'adesione
passiva (e forse interessata) a un qualche noto pacchetto
pre-confezionato di metodi e strutture. Inoltre permetterebbe a tutti
incursioni sulla pratica democratica così come si declina oggi in
Italia, dal funzionamento interno dei partiti, ai criteri di selezione
della classe dirigente, al tema elettorale delle preferenze, giù giù
fino al pacchetto-sicurezza, all'immigrazione e alla dimensione di
cittadinanza. Insomma assumere questo tema come centrale per la propria
battaglia politica, significherebbe individuare una cornice, credibile
ed importante, nella quale inscrivere tutte le questioni di
strettissima attualità alle quali mi sono riferita e anche altre, che
hanno come denominatore comune la costruzione di una nuova pratica
democratica, rendendo chiaro agli elettori lo stile e l'identità di
questa nuova formazione. Significherebbe rappresentare la narrazione
di un'idea di società. «Berlusconi ha vinto prima di tutto nella
dimensione onirica», dice Vendola. E' parzialmente vero. E' stato
capace anche di entrare nei "sogni" degli italiani, tramite la
costruzione di un frame narrativo che va dall' "unto del signore"
al "presidente operaio". Oggi alla sinistra manca proprio questo: la
costruzione di una cornice narrativa comprensibile e interessante per
gli elettori che, partendo dalle modalità di attuazione della
democrazia oggi in Italia, può inscriversi a buon diritto in quel
"progressismo umanista" che mette al centro della propria
attenzione non il "singolo individuo", non la "gente", ma la "persona
in relazione", insomma il "cittadino".

Avere nel proprio simbolo le
parole "sinistra" e "libertà" non emancipa dalla necessità di declinare
a livello di progetto politico questi termini. Anzi. Prevede una
maggiore assunzione di responsabilità, visto che sono parole che
pesano, cariche di significato e di pregnanza politica ed etica come
sono. Bisogna dire e raccontare cosa significa oggi, per l'Uomo del
Duemila, "sinistra" e "libertà". Quando si farà, si sarà proposta
un'idea di società e con questa e con le sue concrete pratiche
democratiche si potrà andare davanti agli elettori e chiedere loro il voto.

*Università "La Sapienza" Roma

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www.partitosocialista-mc.org
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