venerdì 31 luglio 2009

*LAICI : LA POLITICA REALITY*

From: Laici <info@laici.it>
Date: Fri, 31 Jul 2009 17:09:36 +0200
Subject: La politica reality
To: ivocostamagna@gmail.com


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*La politica reality*


Se la politica diventa reality Articolo di: Alessandro Lozzi
<http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=839>

Da più parti si osserva,
giustamente, che il Congresso del Pd riveste un ruolo importante non
solo per i democratici, ma per tutti gli italiani. Come italiani
interessati siamo quindi legittimati ad esprimere la nostra
preoccupata opinione. Non tanto e non solo sulle candidature alla
segreteria, che paiono essere l'unico argomento catalizzante di
interesse, quanto piuttosto sul quadro generale di riferimento da cui
dette candidature
emergono. Cominciamo dai candidati principali: per quanto si impegnino a
camuffare la propria provenienza è impossibile non vedere in
Franceschini e in Bersani il rispettivo marchio d'origine. Come
definire l'ipocrita indisponibilità alla ricandidatura di
Franceschini, reiterata sino all'ultimo momento dell'ultimo giorno, se
non un perfetto comportamento democristiano? E come non sentire in
ogni espressione di
Bersani, certo politico intelligente e preparato, il linguaggio tipico
dell'apparato politico – sindacal - cooperativo che ha forgiato intere
generazioni di assessori tosco - romagnoli? E non induca in errore il
fatto che personaggi ex Dc, come ad esempio Bindi o Letta, parteggino
per Bersani, ed ex Pci come Fassino e Veltroni parteggino per
Franceschini. Non è il frutto di un amalgama fra le due componenti,
che per espressa dichiarazione di D'Alema non è mai riuscita, quanto
il riflesso di odii e rivalità personali che hanno caratterizzato il
passato recente e remoto. Purtroppo, anche la candidatura di Marino,
che inizialmente aveva fatto sperare chi sogna una sorta di Obama
italiano per portare la sinistra italiana fuori dalla palude degli
eredi di Peppone e don Camillo, con l'infausta uscita sullo stupratore
di Roma ha
mostrato tutti i suoi limiti soggetivi e oggettivi. Ma ciò che più
caratterizza questo Congresso, paradossalmente, non sono le
candidature che ci sono, quanto quelle che mancano. Il male oscuro del
Pd, ma anche (direbbe Veltroni) della politica italiana tutta, non ha
il volto di Franceschini, Bersani e nemmeno di Marino.


Continua <http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=839>
La deriva dei 'mutanti' <http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=838>
Articolo di: Vittorio Lussana
<http://www.laici.it/scriviautore.asp?Id=17>
<http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=838>

In un Paese in cui anche
l'ultimo degli stolti che passa per la strada vuole candidarsi alla
segreteria politica del Partito democratico, ecco puntuale giungere
un'analisi attenta e circostanziata sugli errori della sinistra
postcomunista italiana. Si tratta dell'ultimo lavoro di Giuseppe
Averardi - ex deputato del Psdi, nonché sottosegretario di Stato e
membro del Consiglio d'Europa - dal titolo "I mutanti: perché i
postcomunisti hanno rifiutato l'opzione socialdemocratica", edito da
Datanews. Averardi parte dalla caduta del Muro di Berlino del 1989 e si
pone una serie di domande: mentre la parabola del comunismo stava per
compiersi, quale eredità discendeva dalla tragedia sovietica? Perché
Mikhail Gorbacev aveva fallito? Quali scelte avrebbe dovuto compiere
il più importante Partito comunista dell'occidente democratico, una
forza che aveva segnato profondamente il nostro Paese? Il racconto
ripercorre
la storia della giovane 'guardia berlingueriana' che da due decenni,
ormai, guida i postcomunisti, del loro continuo scambio di ruoli che
segue puntualmente ogni sconfitta, delle lotte intestine, delle
distinte mozioni congressuali.


Continua <http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=838>
E allora
mi candido anch'io <http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=837>
Articolo di: Davide Giacalone
<http://www.laici.it/scriviautore.asp?Id=52>
<http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=837>

Mi candido alla segreteria del Partito democratico. Almeno uno, così,
sarà di sinistra,
laico e democratico. Fin qui, difatti, gareggiano solo: un comico
qualunquista; un giustizialista d'estrema destra; un esponente della
"società civile" che come primo atto (assai poco civile) definisce i
suoi compagni complici di uno stupratore; un ex democristiano, appena
caduto nella trappola dell'antiberlusconismo prepolitico, ed un ex
comunista, definito nostalgico da quanti, con lui, marciarono a pugno
chiuso. La sconfitta alle elezioni europee è stata una campana a morto,
perché dopo due cambi di segreteria, dopo due insipidi nuovismi, il
vuoto politico è divenuto evidente. La contemporanea sconfitta
amministrativa segna la rottura di un flusso di potere e denaro.
Insomma, la sinistra non è più quel che era, ma non è ancora divenuta
quel che neanche riesce ad immaginare. Tutto questo nuoce
terribilmente
alla salute della democrazia. L'opposizione è importante, nel Paese ed
in Parlamento. Serve ad incanalare il dissenso e a far funzionare le
istituzioni, compreso il governo. Quando l'opposizione implode, come
sta accadendo, gli interessi in conflitto trovano rappresentanza nelle
diverse anime della maggioranza, creando le condizioni della stabilità
senza governabilità. Spettacolo già visto, ed orrendo.

Continua <http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=837>
Uno Statuto pasticciato <http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=836>
Articolo di: Carlo Panella <http://www.laici.it/scriviautore.asp?Id=211>
<http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=836>

Beppe Grillo, tra le tante
cose strampalate che fa, ne ha azzeccata una: con la sua candidatura
alle primarie per la segreteria del Pd ha messo a nudo la follia dello
Statuto del Pd che obbliga oggi i maggiorenti della nomenclatura a
negargli la tessera, unico modo per non mandare in farsa l'elezione
del nuovo segretario. Ma questa follia ha una ragione tutta politica.
Lo Statuto del Pd è infatti una cosa da matti. Non lo diciamo noi, ma
un padre nobile come Franco Marini ("sembra scritto dal dottor
Staranmore"!), come tanti altri pezzi da novanta del partito, inclusi
Massimo D'Alema e Luciano Violante. Le primarie vanno fatte, se si
vuole, per definire le candidature a cariche elettive, per regolare il
rapporto tra gli elettori e il partito a fronte di scadenze
elettorali. Ma farle per eleggere il segretario del partito, cosa che
riguarda solo gli iscritti, è un non senso, dà luogo a continue,
naturali, turbative.
Distrugge addirittura quell'idem sentire, quello spirito di corpo, quel
cursus honorum, quel rapporto tra dirigenza territoriale e centrale e
segretario che - unici - devono determinare la scelta.


Continua <http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=836>
Precondizioni per una scelta
<http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=835>
Articolo di: Arturo Parisi <http://www.laici.it/scriviautore.asp?Id=209>
<http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=835>

Il contesto nel quale il
percorso congressuale del Partito Democratico prende il via, reso
drammatico dalla crisi internazionale, ci ricorda che molte sono le
questioni che attendono una risposta. Innazitutto una proposta che si
faccia carico dei problemi di lungo termine che sfidano il nostro
Paese.
Di questa proposta noi sappiamo al momento due cose. La prima é che se i
problemi a noi di fronte sono di lungo termine, di lungo termine deve
essere la risposta: un progetto per il cambiamento della società, non
un semplice programma di governo di legislatura e meno che mai un
insieme
di singoli atti di governo.


Continua <http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=835>
La sorte del Pd riguarda tutti
<http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=834>
Articolo di: Sergio Romano <http://www.laici.it/scriviautore.asp?Id=214>
<http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=834>

Molto di ciò che ho letto
in questi giorni sul Partito democratico e sui suoi travagli mi è
sembrato scritto dall'interno della famiglia con tutti i sentimenti —
rabbia, speranze deluse, affetti traditi — che distinguono
generalmente
le liti domestiche. Non mi sorprende. Esiste in Italia una grande
famiglia progressista a cui appartengono idealmente, spesso per
ragioni storiche ed ereditarie, molti italiani. Essere «di sinistra»,
sia pure con ascendenze diverse, fa parte della loro identità. Oggi
molti di questi italiani non sembrano rassegnarsi all'idea di avere
perduto la loro vecchia casa.



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