venerdì 5 dicembre 2008

*Socialismo, in Europa non ci capiscono*


Giovanni Cadioli* - 04 dicembre 2008 - www.aprileonline.info

Ai partecipanti al Consiglio del Pse a Madrid la situazione italiana appare incomprensibile e anomala. Non solo non comprendono la posizione assunta dal Pd, ma anche come questa stessa formazione possa far convivere un'area politica che in Europa siede nell'Alde ed un'altra che invece è nella famiglia socialista. Questa peculiarità rischia di produrre un buco nell'eurogruppo della rosa rossa

L'unico elemento che probabilmente è risultato chiaro alle compagne ed ai compagni dei partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti dei 27 paesi dell'Unione Europea riunitisi a Madrid è che l'Italia è un mondo a parte.

Il momento storico celebratosi nei giorni scorsi al Consiglio Europeo del PSE di Madrid è stato anche utile per aprire una discussione, tra le persone presenti, sia nelle sedi formali che non, sulla salute della socialdemocrazia in Europa.

Per chiarire lo spirito dell'evento cito le parole con cui P.N. Rasmussen, segretario generale del PSE, ha aperto il giorno di formazione organizzato dalla FEPS (l'appena creata Fondazione per gli Studi Progressisti Europei) per i "PES activists". Osservando la coreografia bianca e rossa ha affermato: "guardate tutto questo bianco, significa che dobbiamo fare pulizia; dobbiamo pulire l'Europa dalle idee neoliberali e conservatrici".

Per la prima volta il PSE agisce non solo come catalizzatore di diverse esperienze, ma come punto di inderogabile unione tra i partiti che lo compongono; per le prossime elezioni europee i partiti membri del PSE avranno un manifesto comune, un programma di massima comune. Costruito, quest'ultimo, con gli apporti individuali dei "PES activists", di cui faccio parte, che hanno realmente confezionato la loro stessa piattaforma.

Ciò significa un'idea di Europa comune: essa è un obbiettivo strategico ed assolutamente non accantonabile per noi socialisti europei. A fronte delle politiche conservatrici che vogliono un'Europa minima noi dobbiamo dare vita ad un concreto modello di Europa sociale. Le politiche della destra europea sono fallite, la crisi lo dimostra; il sistema economico completamente deregolato ed affidato a fantomatiche "mani magiche" si è accartocciato su se stesso; ora chi ha decantato le lodi del neoliberismo e delle regioni-stato, indipendenti e fuori da ogni controllo sopranazionale (ed addirittura a volte fuori da quello nazionale), viene ad elemosinare soldi agli stati e all'EU. Chi è responsabile della crisi si appella a quelle entità che reputava, fino a ieri, essere i cosiddetti "lacci e laccioli" dell'economia e del mercato. Lo stato attuale delle cose ci dice che il mercato non si regola da solo. Ci dice che un'Europa minima è utile ai potenti, alle lobby e ai capitali finanziari e speculativi; di certo questa Europa minima non è utile ai comuni cittadini dell'Europa stessa.

Di fronte all'enorme responsabilità che il PSE si trova di fronte in questa difficile congiuntura troviamo una socialdemocrazia europea che si rinnova, ma non si snatura. Abbiamo Martin Aubry (la cui vittoria è stata ingiustamente macchiata con l'ombra dei brogli), acclamata a Madrid dall'assemblea tutta e soprattutto dai militanti, che deve far ripartire un PSF diviso, ma ora sulla strada giusta per ricominciare; abbiamo l'SPD tedesca in nome della quale Muentefering, a Madrid, ha detto "noi dobbiamo andare orgogliosi della nostra storia, dei nostri valori e del rosso delle nostre bandiere"; abbiamo la penisola iberica, che funge da speranza per tutti i socialisti europei; abbiamo le nuove esperienze socialdemocratiche dell'est, vittoriose in Slovenia e proprio pochi giorni fa in Romania. L'elenco potrebbe, e dovrebbe, essere molto più particolareggiato e soprattutto molto più lungo, ma non di questo voglio parlare.

Ciò che mi interessa è rendere noto ai compagni e alle compagne italiani la profonda incomprensione che la nostra situazione genera in Europa. Tanto per cominciare in Europa esistono i DS, strano ma vero l'ex partito di moltissimi di noi è ancora lì, perché sotto quel simbolo i nostri europeduptati sono stati eletti. Ciò non significa che i nostri eurodeputati non siano conosciuti, anzi, lo sono molto più in Europa che in Italia: tanto per dire ieri su "El Pais" un'intera pagina era dedicata a Claudio Fava ed al suo lavoro sui voli CIA in Spagna.

Significa però che nella mappa che tutti potete trovare sul sito del PSE ciccando sull'Italia trovate il PS e i DS, e sotto questi ultimi trovate il risultato elettorale del PD alle ultime politiche, con la dicitura "Veltroni's coalistion". Questa non vuole essere una polemica contro i compagni militanti e gli amici del PD, con cui a Madrid ho condiviso molto, se non quasi tutto: vuole essere una fotografia della realtà. Fassino ha aderito al manifesto del PSE a nome di un partito che lui stesso ha sciolto; Veltroni, parlando a nome della sua nuova creatura, ha gentilmente affermato che no, il manifesto non lo firma o non lo può firmare. La sostanza, sia che Veltroni non voglia o non possa firmare, rimane la stessa: per l'Italia, oltre al PS, al manifesto ha aderito uno zombie.

Ciò non solo, come detto, getta nel dubbio molti compagni di altri paesi, ma crea un problema più serio. Molti militanti (dal PASOK greco all'SPD tedesca) mi chiedono "ma come può un partito avere dentro di sé un po' di liberal-democratici dell'ALDE ed un po' di aderenti al PSE?". L'avrò rispiegato venti volte, ma molti non sono sicuri di aver capito (anche perché per offrire una spiegazione esaustiva avrei dovuto cominciare dalla svolta di Salerno di Togliatti).

Il problema più grave è che l'Italia rischia in qualche modo di produrre un buco nell'eurogruppo del PSE, esiste dunque una questione socialista in Italia. Le prossime elezioni europee saranno cruciali, saranno un banco di prova: il manifesto dei socialisti europei si colloca nella concreta possibilità di un superamento da parte del PSE rispetto al PPE (così da affiancare ad una nuova america una nuova Europa, forte e decisa). Dunque a tutti i membri del PSE sarà richiesto uno sforzo ed un'attenzione particolare, non è possibile mancare l'obbiettivo. E noi in Italia?

Questo mio contributo non è pensato per dare risposta ad una questione complessa come quella sopra esposta, ma quantomeno per aprirla. Insomma, l'Italia sta in Europa, ma l'Europa viceversa non sta in Italia, non si può pretendere che le anomalie politiche del nostro paese vengano fatte proprie da altri 26 stati (e nessuno di noi lo spera in effetti).

Tutto ciò come detto apre una questione e ad essa noi dobbiamo provare a dare una risposta. Molti di noi, io fra quelli, sono arrivato a Sinistra Democratica come conseguente e naturale sbocco rispetto alla mozione "A sinistra per il socialismo europeo" dell'ultimo congresso DS. Ebbene il PSE è per me non solo un punto identitario e simbolico, ma una vera e propria casa, ricca di valori ed altri aderenti,in grado di orientare la mia azione. L'Europa non è per me un orizzonte lontano, ma un fine da realizzare e riempire di contenuti sociali nel più breve tempo possibile. Dibattere e trovare soluzione a questi problemi non può che essere un compito primario per tutti noi.

*SD Brescia/Trento


Commenti

#1 · Francesca Lacaita
04 dicembre 2008, 21:52 Riflettiamo sul fatto che i due maggiori partiti italiani possono solo a fatica inserirsi nelle compagini europee. Ci stiamo sempre più provincializzando, l'Europa diventa sempre più lontana, altro che lottare per lo sviluppo della democrazia europea.
#2 · peppe
04 dicembre 2008, 22:15 Questo è il frutto avvelenato del provincialismo e del dilettantismo della politica italiana della II Repubblica. Veltroni che pretende di dare lezione al PSE su come allargare l'area di un supposto "riformismo"! In verità il PD si sta sempre più rivelando come un contenitore attraversato da contraddizioni insanabili. L'aver sciolto i DS (pur con i limiti gravi che avevano) è stato un delitto politico. Il guaio è che non riusciamo a mettere su i mattoni di una formazione di sinistra europea, socialista e di governo dsaldamente radicata nel PSE che non può essere certo rappresentato da un craxoide di terza mano come Nencini (e lo dice un socialista!). SD deve svegliarsi, uscire dalle ambiguità e liberarsi dalla subalternità a Vendola. Se quest'ultimo non riesce a fare delle scelte nette non bisogna inseguirlo, bisogna piuttosto lavorare perchè un soggetto del socialismo europeo possa prendere corpo. Oggi le gravissime contraddizioni nel PD ci permettono di lavorare in tal senso.
#3 · ic
05 dicembre 2008, 00:40 CON I DS,con tutti i limiti, l'Italia poteva vantare di avere una forte rappresentanza in Europa e quindi di contare qualcosa anche come stato membro. Nella situazione attuale, si rischia di polverizzare il voto per l'Europa e di non contare più nulla, indebolendo,al tempo stesso la sinistra in Europa, considerando anche il fatto che i partiti "comunisti", vista la situazione che si è creata, non avranno alcun peso .
#4 · Antonino Orlando
05 dicembre 2008, 00:47 Se il PD non sa dove collocarsi in Europa, a sinistra ( presunta tale) la situazione non è più chiara. Anche quì si brancola nel buoio. Purtroppo la situazione italiana è veramente catastrofica.
#5 · Carlo Guvjc
05 dicembre 2008, 01:13 E se proprio a partire dalla firma al manifesto del PSE e dalla collocazione europea si avviasse quel confronto che è sempre mancato tra il PS, SD, i Verdi e la sinistra del PD? Se provassimo a lasciare al loro destino non solo Ferrero e Diliberto ma anche e soprattutto i “sinistri” senza identità e senza storia: Vendola, Giordano, Migliore e compagnia? Chi si riconosce nel socialismo europeo una casa comune già ce l’ha. Si tratterebbe solo di ricostituire il “terminale” italiano di questa casa. Quello che ci dovrebbe unire è l’identità di proposte e di programmi non l’obiettivo del contenitore. Rifondiamo un vero partito socialista con tanto di riferimenti e storici, depurato delle scorie e orgoglioso della sua storia politica. Si abbia il coraggio di coinvolgere il PS e l’orgoglio di difendere la propria tradizione e collocazione internazionale. Non perdiamo altro tempo ad inseguire i funambolismi bertinottiani.
#6 · ic
05 dicembre 2008, 01:27 Invece di unire le sinstre, impresa impossibile in questo momento, si potrebbe creare un partito che fosse una SEZIONE ITALIANA del PSE, la stessa cosa potrebbero fare chi fa riferimento alla Sinistra Europea. In questo modo ci sarebbe un unico partito comunista ed un unico partito socialista. Sarebbe una prima semplificazione della sinistra e un aut-aut di chiarezza nei confronti del PD.
#7 · Carlo
05 dicembre 2008, 01:52 Caro IC se ancora non si è intrapresa l’unica strada possibile, è proprio per colpa e responsabilità di alcuni apparati che devono salvaguardare posti e privilegi. Con la semplificazione che tu auspichi dove finiscono i “terzisti”? Quelli della sinistra plurale e senza aggettivi’, del partito di lotta e di governo? Quelli che non sono più comunisti ma mai e poi mai si definiranno socialisti? Ripeto molliamoli al loro destino. Il 13 Dicembre pretendiamo da Fava, Mussi, Salvi and C. che aprano immediatamente un dibattito col PS e con la parte più seria dei Verdi per mettere all’ordine del giorno la costituzione della nuova casa dei socialisti italiani aderente al PSE. Poi se Vendola, Bertinotti, Giordano ed altri vorranno aggregarsi lo potranno fare in qualsiasi momento ma senza ostacolare o ritardare ulteriormente il progetto.
#8 · ezio iacono
05 dicembre 2008, 09:59 è necessaria una sezione italiana del PSE e dell'Internazionale Socialista,come sottolineato da qualche compagno nei pensieri precedenti al mio. Tocca a SD rompere i ponti con la sinistra-sinistra e aprire immediatamente un tavolo di confronto serio e improntato alla pari dignità con il PS. NN sapevo poi che Nencini Fosse un craxoide di terza fila; certo che nn faccio mia tale considerazione e nn mi sembra utile a cominciare un proficuo dialogo; poi lasciamo perdere i morti, con i tanti difetti, ma con i meriti che, x quel che mi riguarda, sono maggiori rispetto ai limiti della politica del P.S.I. di Craxi. la mia speranza in vista delle europee è: i socialisti con i socialisti. basta continuare a professarsi socialisi in europa e avere remore a farlo in italia. nn c'è più tempo da perdere! mettere da parte posizioni barocche ed ampollose e lavorare per l'unità dei socialisti,a cominciare da P.S. e S.D. che deve decidersi a dare un maggior senso al fatto che è un movimento per il SOCIALISMO EUROPEO. Probabilmente, si potrà allargare anche successivamente ad altri movimenti e-o partiti, ma credo he per le europee nn ci si apiù tanto tempo per operazioni simili. cominciamo allora dal confronto tra i più simili e quindi dal tavolo di confronto tra P.S. e S.D. per il SOCIALISMO EUROPEO!!! Avanti! Compagni
#9 · Istriano
05 dicembre 2008, 10:03 Ce poco da comprendere il PD, con Veltroni insieme a D'Alema e Rutelli! Ma perche' non si formano il partito, ognuno il suo? In primis il D' Alema che tanto si vantava aver contribuito bombardare la mini Jugoslavia!
#10 · Enrico Antonioni
05 dicembre 2008, 10:35 L'unica cosa da fare nell'immediato è una lista alle elezioni europee con tutti coloro che, se eletti, hanno intenzione di iscriversi al gruppo del PSE. Chi ci sta ci sta. Senza alibi per nessuno. E intanto pensare a rifare davvero la "sezione italiana" dell'Internazionale socialista. Peppe, Nencini non è un'aquila, ma le tue definizioni sprezzanti non si va da nessuna parte.
#11 · F. Bianco - un documento
05 dicembre 2008, 10:41 Il socialismo è l’alternativa - Dichiarazione comune dell’Incontro internazionale dei Partiti comunisti e operai a San Paolo, 23.11.08 ###### "Il mondo sta affrontando una crisi economica e finanziaria grave e di grandi proporzioni. Una crisi capitalista, che non può essere separata dalla natura e dalle contraddizioni irrisolvibili del sistema........L’attuale crisi rappresenta anche un’enorme minaccia di regressione sociale e democratica e, come la storia ha dimostrato, fornisce una base per movimenti autoritari e militaristi che richiedono più vigilanza da parte dei partiti comunisti e di tutte le forze democratiche e antimperialiste........i lavoratori, i piccoli agricoltori, i ceti medi e tutti quelli che vivono del loro lavoro stanno soffocando sotto il peso dei monopoli e si accingono a sperimentare ancor più sfruttamento, disoccupazione, bassi salari e pensioni, insicurezza, fame e miseria...........Grandi campagne di confusione ideologica stanno cercando di nascondere le vere cause della crisi........La socialdemocrazia, mascherando la sua resa al neoliberalismo e la sua trasformazione in pilastro dell’imperialismo, tenta un temporaneo ritorno a misure di “regolazione” di tipo keynesiano che lascino intatte la natura di classe del potere e le relazioni di proprietà e che si propongano oggettivamente di togliere spazio all’affermazione di alternative rivoluzionarie da parte dei lavoratori e dei popoli. Ma questa prospettiva non è inevitabile............Con la convinzione profonda che il socialismo è l’alternativa...ci rivolgiamo alla classe operaia, ai lavoratori e ai popoli di tutto il mondo, perché si uniscano alla lotta dei comunisti e dei rivoluzionari..........Certi che è possibile un altro mondo,....dichiariamo il nostro impegno a proseguire il percorso storico per la costruzione di una società nuova, libera dallo sfruttamento e dall’oppressione di classe, il socialismo".
#12 · ajò 2008
05 dicembre 2008, 10:51 VIVA IL BUOSENSO. Andiamo per precedenze e obiettivi concreti, ma sbrighiamoci e diamo dei segnali fidabili a tutti quelli che vogliono un cambiamento serio e sinceramente innovatore.
#13 · Carlo
05 dicembre 2008, 11:10 Caro Franco noi possiamo andare avanti all’infinito a richiamare documenti che ci ricordano quello che andrebbe fatto. Persino le 15 tesi di Bertinotti potrebbero diventare un documento di riferimento positivo ma noi che non siamo più ragazzi quanti ne abbiamo già letti e riletti. Di questo passo ci ritroveremo tutti al bar del circolo anziani a discutere di Luxuria e degli sconti della Coop. Con chi è inguaribilmente minoritario e settario non si va da nessuna parte; si perde solo tempo. Come ben sai quello che anima o rianima il dibattito qui come in altri siti analoghi è sempre e solo la polemica verso il PD, Veltroni, la Binetti, Calearo ecc. Di confronto programmatico e analisi politica non frega niente a nessuno. Chi invita ad occuparsi di questo anziché del contenitore è ignorato o più spesso accusato di guardare al passato; di occuparsi di temi superati e novecenteschi come se ciò fosse negativo. Io ormai lo ripeto da tempo: molliamo questa gente al loro destino e discutiamo nel merito di proposte politiche e programmatiche precise. Solo così potranno emergere le reali posizioni di ognuno di noi e ci si potrà finalmente contare.
#14 · ajò 2008
05 dicembre 2008, 11:19 Le polemiche sono inutili per definizione e il confronto programmatico è fondamentale, ma di fronte alla situazione attuale, dove contano anche le ore e i minuti, forse sarebbe importante dare dei segnali che incoraggino il popolo a votare, perchè di fronte alla frammentazione attuale e alle posizioni se non altro discutibili del PD sarà dura portare il popolo a votare e soprattutto a credere che pensiamo veramente a chi non sa come mettere insieme il pranzo con la cena.
#15 · Carlo
05 dicembre 2008, 11:33 Proprio perché il tempo stringe e una crisi economica di portata imprevedibile è alle porte, l’adesione al manifesto programmatico del PSE rappresenta un primo passo essenziale per uscire dal guano in cui ci troviamo. Basta discutere di contenitore e dei suoi tempi geologici. Ritroviamoci su delle parole d’ordine concrete, comprensibili da tutti e soprattutto credibili. Vedrete che i consensi torneranno.
#16 · IC
05 dicembre 2008, 14:22 Perché non si comincia a fare un elenco di canditati per il PSE?
#17 · F.CIAPPEI
05 dicembre 2008, 16:58 Ma di quale Sinistra parlate?. Fallito il progetto,unico modo valido,di Mussi di unire la sinistra italiana, non c'è altro modo per farlo, se non quello di una chiara volontà degli stati maggiori e dal basso, dai territori. Gli stati maggiori che erano convinti, per necessità elettorale forse, si sono frantumati nei rispettivi congressi. Sinistra Democratica ha sempre puntato tutto sul ruolo di Rifondazione Comunista tantè che durante il congresso di Rifondazione dava per scontata la vittoria di Vendola. Così non è stato, questo ha fatto crollare il progetto e costretto SD a puntare sulla costituente di Sinistra " CON CHI CI STA ". Altro fallimento imminente. Vendola,forse oggi, massimo domani, annuncierà la non scissione dalla maggioranza di Ferrero. Ovviamente, nella fase elettorale a cui vanno incontro è indispensabile che restino uniti. Quindi " LA SINISTRA " è già finita ,a questo si aggiunge il progetto dei Comunisti Italiani, di riaggregarsi a Rifondazione ,con l' ala Comunista per una costituente comunista, il gioco è fatto e il fallimento garantito. Infatti viene detto da tempo, che il progetto di costituente non deve dipendere dal risultato elettorale delle Europee. Se a quello che ho detto, si aggiunge la questione PSE si , PSE no, ma dove vuole andare questa Sinistra io dico che non va da nessuna parte. La costituente " La Sinistra " mira solo ad un partitino dell' 1 %, che non serve a nessuno, a meno che, gli stati maggiori,Vendola, Fava e la parte dei Comunisti Italiani non abbiano già fatto un'accordo con il PD per qualche seggiola.
#18 · Franco Bianco - bollettini invece di idee
05 dicembre 2008, 17:30 Eh, caro Carlo, hai proprio ragione nel dire, in #13, “quello che anima o rianima il è sempre e solo la polemica………..Di confronto programmatico e analisi politica non frega niente a nessuno. Chi invita ad occuparsi di questo anziché del contenitore è ignorato o più spesso accusato di guardare al passato; di occuparsi di temi superati e novecenteschi come se ciò fosse negativo”. Come avevi ragione ieri, nel post #63 che hai inserito sotto l’articolo che ho pubblicato, nel dire “Che cosa farà poi questa “Sinistra”, con chi si alleerà, se starà solo all’opposizione o sarà anche di governo, se sarà riformista o antagonista che ci importa. Questi sono dibattiti novecenteschi. Noi siamo solo di SINISTRA”. Quello che si legge è avvilente, perché non c’è mai – salvo che in poche occasioni, del tutto minoritarie rispetto alla norma diffusa – uno straccio di tentativo di sviluppare un concetto, di proporre un tema, di mettere a confronto dei punti di vista: niente, solo interventi assolutamente assertivi, che ribadiscono un ‘voler fare’ senza spiegare mai ‘per fare cosa’, come se le parole (come, anche un po’ pomposamente, si fa uso della parola “Sinistra”) contenessero in sé la spiegazione esauriente dei contenuti. Mentre invece ciò che avremmo dovuto imparare è esattamente l’opposto: cioè che le parole vanno ridefinite – specialmente quando coinvolgono il destino di milioni di esseri umani – e che niente di nuovo può nascere se non si parte dal mettere in gioco le nostre vecchie certezze, se non si ridiscutono i loro contenuti non per negare la memoria che essi suscitano ma per arricchirla e renderla adeguata ai tempi che viviamo ed, ancor più, alle prove che ci aspettano. Per questo, ad esempio, io ieri nel mio post #46, inserito sotto il mio stesso articolo, invitavo a discutere “che cosa realmente significhi ‘sinistra popolare’ “: ma il dibattito non si sviluppa, e si resta ai “bollettini”.
#19 · correzione a #18
05 dicembre 2008, 17:35 "“quello che anima o rianima il dibattito.....
#20 · Enrico Antonioni
05 dicembre 2008, 18:45 "La socialdemocrazia, mascherando la sua resa al neoliberalismo e la sua trasformazione in pilastro dell’imperialismo, tenta un temporaneo ritorno a misure di “regolazione” di tipo keynesiano che lascino intatte la natura di classe del potere e le relazioni di proprietà e che si propongano oggettivamente di togliere spazio all’affermazione di alternative rivoluzionarie da parte dei lavoratori e dei popoli. Ma questa prospettiva non è inevitabile............" Qui siamo addirittura fermi alla parola d'ordine di Stalin nel 1924 del "socialfascismo" esattamente con le stesse motivazioni. Parola d'ordine che fu duramente condannata da Antonio Gramsci che, per questo, fu isolato in carcere dai suoi compagni comunisti (leggere a proposito le memorie di Sandro Pertini). Personalmente un simile documento lo userei come carta igienico e lo butterei nella tazza del cesso.

Nessun commento:

Posta un commento