venerdì 19 dicembre 2008

RIFORMISTI. NENCINI:
LAVORARE SUBITO AD UN PROGETTO CONDIVISO
PD-PS-SINISTRA, GUARDANDO ALL'UDC



19/12/2008 - «Condivido la doppia affermazione di Veltroni: cambiare l'offerta politica della sinistra riformista per tornare a vincere e non abbandonarsi ad alleanze eterogenee e conflittuali nei programmi ma costruire un asse riformista per il cambiamento dell'Italia. E saluto con piacere il tramonto della fase isolazionista del PD. Per raggiungere entrambi gli obiettivi occorre mettersi subito al lavoro». Così Riccardo Nencini, segretario del Partito Socialista, commentando le affermazioni di Veltroni rilanciate oggi nel corso della Direzione nazionale del Pd. «Partito Democratico, socialisti, sinistra non antagonista – ha concluso Nencini - lavorino ora ad un progetto condiviso, di forte cambiamento nel governo delle città che andranno al voto in primavera e valutino la loro proposta con l'UDC. Inizi questo percorso dal mese di gennaio, prima che un eccesso di divisioni in larga parte delle province divenga letale».



20/12/2008 - “Sembrano poche le risposte politiche che Veltroni da alla crisi che attraversa il suo partito. Dire che nel Pd non c’è spazio per i disonesti, è un eufemismo: come diceva Croce il partito degli onesti non è altro che il partito dei disonesti che si dichiarano tali. Dire che bisogna accelerare nell’innovazione non dice nulla sul bisogno di dare gambe democratiche all’organizzazione di quel partito. Infine il Pd non sembra cogliere il problema di fondo che fa diversa la Tangentopoli del ‘92 rispetto a quella di oggi. Allora il sistema di tutti partiti era un sistema omogeneo che traeva vantaggi anche illeciti e irregolari indifferentemente dal sistema imprenditoriale, anche senza bisogno di essere corrotto. Ora sono gli imprenditori ed è il sistema economico ad essere tanto più forte del sistema politico da consentire loro di tenere in pugno i singoli amministratori e i singoli uomini politici al potere. La forza del sistema economico sul sistema politico si esercita a monte del processo decisionale. Questa è la questione politica e non solo morale che la politica alta dovrebbe affrontare.”


19/12/2008 - “Il Partito democratico si difende, come è logico, ma non pare possedere il sufficiente profilo riformista per assumere un carattere maggioritario, né nella sinistra, né nel Paese”. E’ quanto afferma in una nota Bobo Craxi, dirigente nazionale del Partito socialista. “Sono stati commessi troppi errori in questi ultimi quindici anni”, prosegue Craxi, “e la loro crisi preannuncia una crisi più larga della democrazia italiana”. “Devono esser capaci”, conclude l’esponente socialista, “di uscire dal ‘lager’ di Di Pietro, di cui sono prigionieri, e sciogliere il nodo europeo: su questi punti, la Direzione non è stata convincente”.


19/12/2008 -“Aprire un dialogo offrendo come moneta di scambio una riduzione delle tasse per quelle che hanno figli, mi sembra un’idea sbagliata e pericolosa”. E' quanto afferma Pia Locatelli, presidente dell’Internazionale socialista delle donne, commentando il discorso di Veltroni alla direzione del Partito democratico.“Forse al segretario del Pd – continua l’esponente socialista – gli è arrivato un suggerimento da oltretevere. È evidente infatti che in questo modo si puniscono le donne che non hanno potuto o voluto avere figli secondo un’ottica squisitamente vaticana. Inoltre così si rafforza l’idea che l’onere della cura dei figli debba ricadere solo ed esclusivamente sulle madri.Mi pare che Veltroni oscillando tra un’opposizione intransigente e una rincorsa a questo governo, questa volta finisca per scambiare una provocazione di Brunetta sull’età pensionabile delle donne per una proposta seria.Se vuole affrontare davvero questo tema, proponga al ministro un tavolo di confronto e per trovare soluzioni prendendo a modello i Paesi dell’Europa dove certamente l’età pensionabile è uguale per uomini e donne, ma lo Stato provvede anche a tanti altri servizi per la famiglia che qui ricadono ancora quasi esclusivamente sulle spalle delle donne. Ma dubito che questo governo abbia voglia di, e mezzi per incamminarsi su questa strada. Piuttosto, visto che già oggi tutte le donne, anche quelle dipendenti dello Stato, non sono affatto obbligate ad andare in pensione di anzianità a 60 anni, ma possono lavorare fino a 65 anni se lo vogliono – conclude la Locatelli - si tratterebbe solo di obbligarle a lavorare cinque anni di più in cambio di niente”.



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