mercoledì 5 marzo 2008

Zapatero verso la riconferma

da www.iltempo.it (non usualmente benevolo verso la sinistra):

Con molta probabilità saranno i socialisti di José Luís Rodríguez Zapatero a vincere le elezioni. La maggioranza degli spagnoli, infatti, ritiene che ha governato bene e il suo rivale, Mariano Rajoy, segretario del Partido Popular (PP), ha condotto invece un'opposizione basata sullo scontro, usufruendo inoltre di un appoggio controproducente dei vescovi cattolici.

Gli ultimi sondaggi danno il 42,9% al PSOE e il 38,8% al PP. Se saranno confermati dal voto, i due prenderanno 9 deputati su 10, lasciando i resti a cinque partitini. Nessuno otterrà la maggioranza assoluta di 176 deputati. La vittoria sarà un successo personale di «ZP», come viene chiamato dalla gente. Nel 2004 Zapatero promise l'uscita dall'Iraq perchè si trattava «di una guerra illegale». E mantenne la promessa. Ma è stato a livello interno che ZP ha rafforzato la sua filosofia politica: «Se uno non è autosuficiente, non è libero», ha sostenuto. Così ha introdotto il «bonus bebè», il divorzio breve, un aiuto ai giovani per l'affitto della casa o un'avvallo ipotecario per acquistarla, il matrimonio tra omosessuali, una legge sull'uguaglianza tra uomini e donne, un'altra per supportare le non autosufficienze fisiche e psichiche e la «Educación para la ciudadanía», che introduce nelle scuole l'insegnamento dei principi di convivenza, tolleranza e uguaglianza, senza alcun riferimento religioso. Il PP ha seguito gli insegnamenti di Karl Rove, guru di George Bush: «Attaccare, attaccare e attaccare». La contrapposizione priva di un messaggio propositivo ha permeato la scorsa legislatura e la campagna di una esasperata aggressività. Al PP si sono uniti la maggioranza dei vescovi con attacchi frontali e l'uso della loro radio (COPE, Cadena de Ondas Populares) per difondere inspiegabili messaggi di puro odio sociale, molto distanti dall'amore cristiano. Il governo ha presentato le sue rimostranze al Vaticano e minacciato con la revisione degli accordi bilaterali. Un altro argomento speso dai «popolari» è stato il tentativo (fallito) di Zapatero di trattare con l'Eta la fine del terrorismo. Per questo su di lui ne hanno dette di tutti i colori, finché l'esecutivo non ha messo in chiaro che anche José Maria Aznar trattò aveva trattato (senza successo) con i terroristi baschi. La promessa più eccentrica del PP per rispettare gli accordi di Kyoto è stata quella di piantare 500 milioni di alberi (3.431 al giorno in una legislatura). Zapatero lascia tre milioni di posti di lavoro in più, un Pil al 3,8% (era al 2,9 %), una disoccupazione al 8,1% (era all'11,6%), un avanzo primario di 23,3 milioni di euro (la Spagna è seconda dopo la Finlandia), un risparmio pubblico di 46,8 milioni e un'inflazione al 4,3% (era al 3,5%), la più alta degli ultimi 10 anni. Secondo il PP, l'economia era il tema giusto per rimandare a casa a Zapatero. Ma il confronto televisivo tra Pedro Solbes e Manuel Pizarro, candidato a succedergli in caso di vittoria, si concluse con un fiasco. Tuttavia la bolla immobiliare si sta sgonfiando e il turismo - prima industria nazionale - ha iniziato a scoprire mete più economiche. Per cui il prossimo governo dovrà porsi seriamente la scelta, che l'Italia ha fatto da anni, tra vendere quantità o qualità.


1 commento:

  1. Mi preme osservare il punto dell'introduzione della "Educación para la ciudadanía", qualcosa di più rispetto alla nostra "educazione civica", nelle cui scarse ore ci si limita a impartire agli studenti lezioni astratte sulla Costituzione e sul diritto, senza trasmettere i principi fondamentali della nostra convivenza sociale. Credo che su questa tematica abbiamo molto da imparare.

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