venerdì 20 novembre 2009

*CHIAREZZA POLITICA ED AUTOCRITICA - di Bobo Craxi*

Non è passato neanche un mese e mezzo dall'Assemblea Nazionale di
Sinistra e Libertà di Bagnoli, quella nella quale, con enfasi fuori
posto, Nencini e Di Lello annunciarono "piena e convinta adesione al
progetto politico di Sinistra e Libertà".

Com'è e come non è, alla luce degli avvenimenti che seguirono
quell'evento che solennemente preannunciava un percorso politico
chiaro e definito: la presentazione di liste comuni di SeL alle
regionali, preambolo di un più ampio e duraturo patto d'azione che
sarebbe culminato nella celebrazione di un Congresso da tenersi dopo
le regionali, il progetto é franato, finito, fallito nel peggiore dei
modi ed ora si vuol fare finta di niente.

L'assemblea nazionale del PS aveva ratificato, fin da luglio, senza
indugi, quella scelta respingendo la richiesta di un Congresso
Nazionale che sancisse il cambio della linea politica stabilita al
Congresso di Montecatini.
I dissenzienti avevano preso la strada dell'abbandono del partito e
manifestato una netta contrarietà a questo vero e proprio suicidio
politico.

Nencini ha cercato di scoraggiare ulteriori divisioni attraverso
l'utilizzo dell'originale denominazione socialista, PSI, cambiando il
nome del partito in modo irrituale perché decisioni di questo tipo si
assumono nelle assemblee nazionali aventi poteri congressuali come
recita lo statuto.
Questo perchè riteneva anche per lui insidiosa un'eventuale
concorrenza elettorale avendo scelto la presentazione, sic et
simpliciter, in Sinistra e Libertà.

Galeotta fu la sua scelta politica in Toscana! Stringendo un serrato
patto con il PD locale difficilmente sarebbe stato proponibile ad un
assemblea di Sinistra e Libertà una presentazione alle elezioni che
prevedesse deroghe ed eccezioni.

La crisi pugliese , l'abbandono dei verdi, la divisione socialista, i
rapporti interni a Sinistra e Libertà e fra i socialisti che con
convinzione avevano aderito al progetto e quelli che con scetticismo
avevano, senza condizionare, lasciato fare il manovratore sono state
concause di questo clamoroso fallimento politico e di questo
altrettanto clamoroso "cambio di spalla" del fucile nenciniano.

Ora sta cercando di adottare una strategia che fa venire il mal di
mare: dopo aver cercato d recuperare, snobbato dal Congresso Radicale,
un rapporto con Pannella, ha confermato fedeltà all'alleato Bersani,
ricerca terreni di convergenza con Casini.

Insomma la parola d'ordine è far dimenticare Vendola e non far
dimenticare i socialisti e soprattutto chi li... "guida".

Ha lanciato, con "non chalance " la linea dell'autonomia socialista
attribuendo a Sinistra e Libertà, al suo gruppo dirigente, Vendola in
testa, la responsabilità del fallimento. Ma quale sarebbero le colpe
di Vendola? Sin dall'inizio non solo era chiara la strategia, ma era
anche ovvio, legittimo e logico l'obiettivo di fondo dell'alleanza
politica che andava trasformandosi in un tentativo, anche
politicamente nobile, di creare un'alternativa nella sinistra al PD,
non contro di esso ma diverso da esso. Questo cercando di inserirsi
nelle contraddizioni del grande partito promuovendo una posizione più
laica, più sociale, più di sinistra e cercando di sviluppare,
coerentemente, una linea autonoma di fuoriuscita dalla gabbia
dogmatica comunista approdando verso le dominanti correnti europee
della nuova sinistra.

Questo avrebbe dovuto modificare l'impostazione politica ed ideologica
dei sopravvissuti socialisti, sviluppando, anch'essi coerentemente,
una revisione che promuovesse una convergenza nuova, ma non inedita,
delle correnti riformiste moderne con i filoni a-dogmatici dei reduci
dell'esperienza rifondativa del comunismo italiano.

Troppo per un'organizzazione piccola che ha fondato il suo carattere
di resistenza socialista innanzitutto sulle enclaves elettorali
tenutesi in piedi dopo la bufera della fine della Prima Repubblica,
troppo per un gruppo dirigente che è reduce da comuni esperienze che,
però, non ha fondato su una prospettiva ideologica ma su un legittimo
spirito di sopravvivenza identitaria il proprio collante ed il proprio
idem sentire.

L'alleanza con massimalisti, tardo-giustizialisti e settori orgogliosi
di una sinistra d'antan non poteva avere alcuna possibilità di
sopravvivenza, e quel che peggio, rischiava di non avere alcun
beneficio elettorale per i socialisti della diaspora.

Questi i fatti, la parziale ma realistica versione delle cose che si
sono verificate nel giro di pochi mesi.

Lo scoglio elettorale dev'essere superato ma il danno provocato da
questo passo falso ha determinato condizioni ancora più precarie di
resistenza sulla provata comunità socialista.

E' necessaria una radicale catarsi, ed una prova di coraggio politico
sapendo essere capaci anche di analisi politiche dal respiro lungo e
non solo di trattative politiche dall'utile immediato che non puntano
ad una capacità di perseguire, per l'avvenire, un obiettivo più
ambizioso.

Se non si apre una discussione politica fra i socialisti, si prepara
un nuovo terreno per ulteriori divisioni.

Io, per parte mia non chiedo né il conto né pretendo il privilegio di
aver denunciato per tempo questo stato di cose e gli errori che,
puntualmente, si sono riprodotti.

Vedo, però, troppa disinvoltura nel ritenere di poter rappresentare i
Socialisti in Italia cambiando opinioni, schieramenti e prospettive
come se nulla fosse.

Torno a ripetere che una sede politica allargata sarebbe il luogo
ideale per evitare ulteriori fratture e divisioni.
Diversamente ciascuno cercherà di far valere le proprie ragioni ed il
proprio peso nella società italiana.

On. BOBO CRAXI
(Socialisti Uniti - PSI)

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www.partitosocialista-mc.org
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