giovedì 15 gennaio 2009

Anno nuovo........Vita nuova!!!

di Roberto Vezzoso

Siamo all’inizio di un Nuovo Anno.
Certo questo 2009 si è presentato sotto il segno non buono di una crisi economica che si preannuncia essere una di quelle epocali, di quelle che cambiano il corso della storia obbligando l’uomo a mutamenti drastici nel suo modo di vivere.

Allora, proprio per non essere completamente pessimisti e trovare nel cambiamento che stiamo per compiere motivi di stimolo e di ottimismo, dobbiamo avere il coraggio di lavorare verso il giusto e il più equo, aprendoci ad una maggiore consapevolezza del nostro stile di vita, ed ad una più attenta visione del mondo visto come casa di tutti.

Cambiare modo di produrre
Cambiare modo di commerciare

Cambiare modo di consumare

Per molto tempo nella vita dell’uomo la produzione di beni non per uso personale o della propria collettività – famiglia, villaggio – rappresentava attività di pochi. Si vendeva ciò che non si consumava ad uso interno scambiando il “di più” con qualcosa che era “di più” per altri. Non c’era motivo e il tempo per specializzarsi in una sola attività sapendo tutti, anche se con abilità diverse, come coltivare un campo, allevare animali, cacciare, pescare, produrre piccoli attrezzi da lavoro ed oggetti per la casa.

Questo elementare mondo economico basato sullo scambio aveva certamente i suoi limiti, primo fra tutti quello rappresentato dalla difficoltà di muoversi ed andare a vendere le proprie merci su nuovi mercati specialmente se i prodotti trasportati fossero stati deperibili.
Oggi l’uso di mezzi di locomozione veloci e ben attrezzati ci consente di trasportare anche merci delicate come pesce, carne, o altri deperibili.

Il mondo si è velocizzato, imponendo ritmi di lavoro e abitudini di vita sempre più lontane dall’essere “naturali”.

La concorrenza sempre più forte con altri produttori dello stesso bene impone le sue regole. Produrre molto, in tempi veloci a basso costo e cercando di migliorare la qualità del prodotto.

Tutti si sono specializzati nella produzione di qualcosa e dedicano la maggior parte del proprio tempo nel fare quel qualcosa. Il resto di cui hanno bisogno non lo producono ma sono costretti a comprarlo da altri.

Mangiamo carne che prima di arrivare sulla nostre tavole è stata trasportata per migliaia di chilometri e della cui provenienza spesso non sappiamo molto e così pesce pescato nel Baltico che poi, congelato, arriva sino a noi.

Compriamo scarpe prodotte in Cina, arance dalla Spagna, automobili dal Giappone, ecc ecc.

Tutto questo mercato è indotto dalla relativa facilità di produrre e spostare merci nel mondo senza tenere però conto della grande quantità di idrocarburi che questa produzione e questi movimenti di merci comportano e del loro costo anche in termini di inquinamento ambientale.

Forse bisognerebbe tornare a consumare prodotti locali o che abbiano sostenuto piccoli trasporti.

Forse bisognerebbe consumare meno anche perché sempre meno sono coloro che detengono le risorse strategiche nel mondo e sono gli unici ad arricchirsi.

Non sono un economista e quindi certamente le mie osservazioni potranno apparire un po’ leggere. Non dobbiamo tornare allo scambio in natura però…

Però bisognerebbe che ognuno di noi trovasse il tempo anche per la propria collettività, che dedicasse parte del proprio tempo alla cura del territorio che gli appartiene e condivide con altri senza vergognarsi di svolgere a titolo gratuito mansioni umili o poco gratificanti ma socialmente utili. La produzione di ricchezza passa anche attraverso la produzione di beni e servizi consumati localmente e prodotti a titolo gratuito o scambiati con altro che necessita.

Si potrebbero pagare queste ore dedicate alla società con dei bonus da utilizzare per il pagamento di servizi ricevuti.

Chissà? Forse. Ma?

Roberto Vezzoso

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