giovedì 6 maggio 2010

“Sinistra senza aggettivi” e Socialismo

“Sinistra senza aggettivi” e Socialismo

di Giuseppe Giudice

Molti si preoccupano se Vendola voglia fare il candidato premier del centrosinistra piuttosto che il leader di SEL. Se SeL dovrà diventare partito o restare movimento. Sono questioni rilevanti che attengono all’attualità politica ma la discussione rischia di essere fuorviante se non inserita all’interno di un disegno che è la risposta alla domanda: che tipo di sinistra intendiamo costruire? La mia vuole essere consapevolmente “provocatoria” (nel senso letterale del termine): intende provocare una discussione non formale sul tema del rapporto tra sinistra e socialismo. Il termine “Sinistra senza aggettivi” usato spesso in SeL non mi convince affatto. Non esiste una sinistra senza aggettivi come non esiste una destra senza aggettivi. In quanto i due termini non indicano di per sé un progetto politico ma unicamente due collocazioni parlamentari. Nella destra esistono posizioni reazionarie, liberiste, moderate, cristiano-democratiche, c’è una destra gollista, una destra sociale… Nella sinistra legata alla storia del movimento operaio sono storicamente esistite due posizioni: una socialista e l’altra comunista. Entrambe hanno le radici nel movimento socialista ed operaio. Qui non voglio certo fare la storia del 900. Voglio piuttosto trarre le conclusioni di quella storia. Il comunismo è stato sconfitto. Sì è così: il comunismo che di fatto si è identificato con i regimi del socialismo reale (sovietico, cinese ecc) è stato terremotato dalla storia in quanto negazione concreta dei valori di liberazione sociale del socialismo stesso. Mi si potrà obbiettare: ma anche la esperienza socialdemocratica ha conosciuto errori, contraddizioni, limiti. Non sarò io a negarlo. Ma un minimo di obbiettività di giudizio non potrà mai mettere sullo stesso piano le due esperienze. La socialdemocrazia non ha superato l’orizzonte del capitalismo ma ha costruito un modello sociale e democratico rimasto ineguagliato; il comunismo ha prodotto macerie su cui si sono poi sviluppati nuovi regimi autoritari spesso legati ad un capitalismo selvaggio. Io sono un fautore del socialismo del XXI secolo (sulla cui base credo debba basarsi il progetto politico della nuova sinistra italiana), un socialismo che prenda atto del fallimento del comunismo ma anche dell’esaurirsi di una virtuosa esperienza socialdemocratica. Un socialismo che fa della libertà la condizione del suo esistere. Ma chi storicamente ha sostenuto da sempre il nesso inscindibile tra socialismo e libertà? Non è stata per caso la cultura socialista in Italia? Faccio tre nomi che mi paiono i più significativi in tal senso: Lombardi, Mondolfo e Rosselli. E’ vero che il PCI ha avuto figure come Gramsci e Di Vittorio, che sono quelle che maggiormente lo hanno tenuto distante dal comunismo sovietico. Ma ha avuto anche Togliatti che è stato la espressione organica dello stalinismo in Italia. Dopo l’89 ed il 92 i post-comunisti hanno semplicemente cercato di rimuovere la storia, socialista e comunista e la maggioranza di essi ha dato vita ad un nuovismo ed ad un eclettismo ideologico senza organicità e costrutto che di fatto ha causato la crisi mortale della cultura di sinistra in Italia. Il socialismo italiano è stato demonizzato (accomunato di fatto, con un grosso imbroglio ideologico, al craxismo) per consentire l’operazione ulivista (il compromesso storico con il programma social-liberista di Tony Blair) : il veltronismo ha sostenuto il superamento definitivo di ogni forma di socialismo. Ma tale veltronismo non è sopravissuto in una forma “più di sinistra” nella stessa sinistra DS e quindi catapultato in SD ed in SeL? La “sinistra senza aggettivi” non ha tale radice che è poi quella del “pensiero debole” del post-moderno , della società liquida; di tutte quelle ideologie che di fatto sono state l’apologia “da sinistra” della globalizzazione capitalista che oggi è in crisi sistemica? E’ estremamente difficile se non impossibile costruire una alternativa di società al modello del capitalismo liberista con questo pensiero debole. Avremo al massimo una sinistra che fa la lista della spesa, che elenca tutti i guai prodotti dal liberismo, che si lamenta ed esecra la cattiveria del capitalismo, ma non è assolutamente in grado di costruire una alternativa in positivo. Vale a dire il socialismo del XXI Secolo. Avremo cioè per l’ennesima volta da un lato una sinistra piagnona, somma di frustrazioni, un po’ folcloristica ed un po’ frikkettona e dall’altro l’opportunismo miserabile del PD. Non credo che sia un futuro auspicabile. Ma nella cancellazione del socialismo dall’agenda c’è anche una colpa evidente dei craxiani e dei postcraxiani (alla Nencini) che tendono ad identificare il socialismo italiano con il peggio della sua storia. La Lega dei Socialisti per la sinistra nasce con tali scopi. Mantenere la centralità del pensiero socialista nel processo ricostruttivo della sinistra. Togliendo da mani indegne tale bandiera. E’ un laboratorio politico che intende sostenere la visione alternativa all’ulivismo del centrosinistra o meglio del sinistra-centro che ha in testa Vendola. E lavorare in sinergia con SEL e con le Fabbriche – rifiutando però ogni deriva personalistica (che credo lo stesso Vendola sia l’ultimo a volere). Il tema della centralità del socialismo nella sinistra è l’unico che può mettere in sintonia la sinistra italiana con quella europea. Visto che in Europa il socialismo, anche fuori dai confini del PSE, - penso alla Linke – è fortunatamente qualcosa che non è passato di moda.

PEPPE GIUDICE


16 commenti:

  1. Peppe non so come ci riesci.. ma hai la capacità di mettere su carta (o per meglio dire.. digitare) le parole e le idee che frullano nella mia testa ;-)

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  2. Avanti! con la Lega dei Socialisti: se il suo disegno politico è quello appena enunciato da Peppe Giudice, tenetemi presente. E da pugliese, preciso: Avanti! con o senza Vendola.

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  3. Felice Carlo Besostri6 maggio 2010 alle ore 08:21

    Sono sostanzialmente d´accordo. Sinistra è uno stato, indica dove ci si trova nel panorama politico. È importante a fronte dei discorsi che destra e sinistra sono uguali ovvero che non hanno più senso, ma bisogna andare oltre e perciò la sinistra se vuol pretendere di convincere democraticamente la maggioranza degli italiani deve anche dire dove vuol andare e come. Per me una sinistra all´altezza dei problemi dovrebbe ( i socialisti usano il condizionale perché non sono dogmatici) essere socialista, democratica,libertaria, ecologista, radicalmente riformatrice ( anni fa avrei detto semplicemente riformista, ma il termine è stato sputtanato dai falsi riformisti) e europeista ( ( per un ´Europa diversa da QUELLA DEI BANCHIERI E DEI PADRONI) . Quando è necessario bisogna mettere i piedi nel piatto !

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  4. Felice Carlo ha parlato anche per me! Condivido anche i punti e le virgole. Avanti!

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  5. Caro Stefano, hai compreso perfettamente lo stupido senso di colpa di molti ex-comunisti che è la vera causa del blocco culturale della sinistra italiana. In nessun paese esiste la sinistra disaggettivata. In Europa anche molti soggetti politici più a sinistra del PSE ri rifanno esplicitamente al socialismo. In Italia esiste invece un improduttivo politicamente identitarismo comunista e l'innominabilità della parola socialismo . Una parte della vittoria della destra è anche dovuta alla stupidità della sinistra italiana. Ovviamente non è la sola causa ma tale clima di confusione ideologica contribuisce al disorientamento dell'elettorato.

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  6. Credo che dovremo, prima o poi, arrivare a "pensare europeo", "pensare globale" Quando si arriva a ciò, non è più nemmeno necessario pensare "sinistra", con o senza aggettivi, si pensa soltanto "socialista". Così già avviene in molti paesi del mondo; da noi la strada è ancora lunga e difficile, ma l'integrazione trasversale di una lega socialista (che proprio in quanto trasversale è al contempo federalista), in tutta la sinistra italiana, a partire da SEL, può e deve accelerare questo processo fino a renderlo, prima o poi possibile anche per noi.
    Partiamo senza tante esitazioni e soprattutto senza più stare tanto ad aspettare quel che avviene nel PSI.
    Fondiamo la Lega Socialista Fedralista e chiediamo subito l'affiliazione all'Internazionale Socialista e al PSE.
    Avanti!

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  7. Vendola ha ragione quando dice che occorre ricostruire un vocabolario della sinistra: implicitamente ne riconosce la profonda crisi culturale. Ma la prima parola da inserire è SOCIALISMO: poi vedremo che tutte le altre ne verranno fuori.

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  8. Felice Carlo Besostri7 maggio 2010 alle ore 07:09

    Un nuovo contenitore e nuove alleanze? Ci abbiamo già provato come socialisti e come sinistra: Costituente Socialista, Sinistra Arcobaleno, Sinistra e Libertà. Federazione della Sinistra, Sinistra Ecologia Libertà ( quest´ultima pare messa in cassa integrazione per trasferire la produzione nelle fabbriche di Niky). Se prendiamo atto delle diversità di partenza, ma anche della volontà di andare insieme da qualche parte dovremmo pensare ad UN MODELLO FEDERALE E FEDERATIVO di organizzazione, soltanto così potrebbero coesistere leghe e fabbriche, circoli culturali e gruppi di ricerca. Tuttavia questa scelta è difficlie per chi ha in mente il modello di partito di massa del XX secolo, con tanti iscritti, ma inquadrati da una pletora di funzionari di professione.

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  9. Felice Carlo Besostri7 maggio 2010 alle ore 07:10

    Peraltro tale modello era quello anche dei grandi partiti socialdemocratici, con la differenza che erano retti da statuti democratici, nei quali il voto segreto era la regola per la scelta dei dirigenti. A mio avviso dovremmo cominciare dalle fondamenta, intanto confrontarsi sul terreno della cultura politica, poi programmare iniziative comuni, del tipo del referendum contro la privatizzazione dell´acqua e cominciare a discutere di un PROGRAMMA MINIMO COMUNE DI ALTERNATIVA ALLA DESTRA ( dobbioamo smettere di chiamarlo centro-destra). Se i milioni di delusi del PdL non votano per l´opposizione.

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  10. Felice Carlo Besostri7 maggio 2010 alle ore 07:13

    E i 5 milioni che hanno lasciato il PD tra il 2008 e le regionali non votano per le formazioni alla sua sinistra ( a proposito dove dovrebbe stare inequivocabilmente e irrevocabilmente il PSI) ci sarà pure una ragione. La prima é la mancanza di credibilità dei loro gruppi dirigenti e la seconda è la mancanza di un programma chiaro e comprensibile. Se non lavoriamo su questo non andiamo da nessuna parte sia individualmente che con una nuova ennesima formazione. Un percorso da fare con determinazione, realismo e pazienza ( le virtù dei veri riformisti)da non confondere con il settarismo, il cinismo e la passività. Dobbiamo proclamare il nostro diritto all´ingenuità di credere che un mondo diverso e migliore sia possibile, contro l´opinione dei furbi che ci dirigono e per i quali questo è il mondo migliore possibile ovvero che non ci sia niente da fare.

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  11. Alessandro Cerminara7 maggio 2010 alle ore 07:17

    La divisione Socialismo/Comunismo, a mio avviso, è superata. Si è prodotta in base a vicende storiche ormai concluse: dopo il 1917, si poneva la questione "fare come la Russia". E quindi: cercare la Rivoluzione (o, comunque, porsi in scia a quanto era stato fatto), o procedere con le Riforme.

    Prima di allora, Socialisti e Comunisti stavano nello stesso Partito

    Da quando è caduto il Muro, questa distinzione non ha più senso. Checchè ne dica Ferrero...

    Chiamarsi "Sinistra", però, è importante. Serve a non mortificare nessuna storia, ed a non dare a nessuno l'idea dell'annessione. Che, soprattutto in un Paese dove la Sinistra ha avuto un passato così burrascoso, e, oggi, è in una posizione così debole (tutti fuori dal Parlamento), è una cosa MOLTO importante. SEL deve essere la casa di tutti. Di chi si sente Socialista, di chi si sente Comunista, ed anche (e ce ne sono tanti) di chi si sente genericamente Progressista.

    Poi, al di la delle questioni nominali, quale sia la politica che SEL porta avanti penso sia chiaro...

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  12. Felice Carlo Besostri7 maggio 2010 alle ore 07:20

    Non è un problema di nomi, ma di contenuti. Una gran parte dei partiti dell'Internazionale Socialista non ha la parola nel nome, ma sono partiti socialisti. Al nome nella sigla non ci tengo al punto da farne una pregiudiziale, ma al fatto di una chiara accettazione di una componente socialista, assolutamente SÌ. Sono stato un´ospite nei DS e in SD, mi basta ed avanza. La distinzione tra socialisti buoni e socialisti cattivi senza sentire l´opinione dei socialisti deve finire. Gurda caso ci sono solo Brunetta, la Stefani C. e la Boniver da un lato e un pò di ex comunisti che sostengono che i socialisti sono quelli del PdL. In un post ad un mio articolo su Aprileonline, in cui sostenevo la necessità di un confronto programmatico senza esclusioni a priori per una unione a sinistra, un tale ha detto che era contrario perchè non voleva trovarsi con Cicchito. Due volte stupido, perchè la date le premesse Cicchito non era invitato, ma se fosse venuto ad una tale riunione significava che Berlusconi aveva i giorni contati

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  13. Felice ha ragione: non si tratta di mettere pregiudiziali sui nomi. Del resto non è lo scopo del mio scritto che intende sollecitare una riflessione sul socialismo del XXI secolo che non può non essere l'orizzonte strategico della nuova sinistra che vogliamo costruire e di cui SEL è solo un tassello (sia pur significativo).
    Caro Alessandro hai ragione: dopo ilcrollo del Muro di Berlino la distinzione tra socialisti e comunisti non ha più senso. Ma di questo credo che tutti ne debbano prendere coscienza. Personalmente conosco diversi compagni che vengono dal PCI che non hanno nessuna difficoltà a dirsi socialisti ed a riconoscersi nella storia più autentica del socialismo italiano. Del resto Vendola ha più volte affermato che la tradizione socialista abita il futuro della sinistra. Poi c'è gente ottusa che è chiusa in un identitarismo fortemente antisocialista (non solo tra quelli di Ferrero, ce ne sono - pochi- anche nella ex SD) che non sono riusciti ad elaborare il lutto per il crollo del Muro. Il quale lo ripeto ha sancito la fine della divisione storica nel senso che ha dato ragione al socialismo democratico - inteso non come partito, intendiamoci - ma quale cultura politica.

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  14. La stessa ottusità del resto la si ritrova tra i craxiani (che per me sono totalmente irrecuperabili) i quali identificano tout-court la storia socialista con la parte peggiore (gli anni 80).
    In Italia dobbiamo innanzi tutto far recuperare il pieno diritto di cittadinanza alle parole socialismo e socialista che sono state cancellate dalla operazione ulivista per dare giustificazione ideologica alla graduale fuoriuscita dei DS dalla sinistra (io come Felice ho fatto l'ospite nei DS per 10 anni) fino alla nascita del PD. Bisogna capire che il recupero di una prospettiva socialista è essenziale per la sinistra, a dispetto di quegli imbecilli settari che sono solo un intralcio per la costruzione di un nuovo soggetto politico (se leggeteAprile on line ne troverete molti di questi imbecilli - magari simpatizzanti del PD).
    E' stato proprio Bertinotti (il quale ha radici socialiste-lombardiane) a rilanciare il dibattito sul socialismo ed a considerare la figura di Riccardo Lombardi come centrale nel ripensare una cultura di sinistra: provocando i mal di ancia di Ferrero e Grassi.
    Se questo è il quadro, la sinistra potrà rimettere radici solide se ricostruirà un suo saldo orizzonte strategico al cui centro c'è un nuovo progetto socialsta. In Francia la sinistra si riprende grarzie alla rivitalizzazione del PS ce trascina con sè il resto della sinistra. In Germania la ripresa ella sinistra è legata al nuovo e positivo rapporto (c'è qualcuno che intravede una unificazione) tra SPD e Linke (che non dimentichiamoci si rifà esplicitamente al socialismo democratico). Avremo una prospettiva se sapremo agganciarci all'Europa.
    Avere una leadership carismatica è positivo. Ma non basta. Senza sapere in che direzione andare tutto si squaglia come neve al sole.

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  15. Alessandro Cerminara7 maggio 2010 alle ore 07:25

    Vedi Giusè, il fatto è questo: il nostro problema NON E' decidere "chi aveva ragione". Di più: certe discussioni ci dividono soltanto. E te lo dice uno con cui sul PSE sfonderesti una porta aperta (e lo sai).

    Vedi, io sono nato nel 1985, sia PCI che PSI sono scomparsi quand'ero bambino. Ho provato, più volte, a chiedermi per chi avrei votato. Probabilmente negli anni '80 avrei votato PCI. Tra Budapest e Praga (quando Longo e Berlinguer si schierarono con Dubcek), probabilmente no. Avrei probabilmente sostenuto lo PSIUP. Ma alla fine, mi chiedevo sempre: "a chi importa?".

    La Sinistra, in Italia, ha avuto una storia particolarmente travagliata, in cui torti e ragioni si sono alternati. E così come nessuno deve "sentirsi ospite", allo stesso modo chi si sente Comunista ed ha avuto la forza di mollare Ferrero non deve avere l'idea dell'annessione o del "superamento".

    Dobbiamo essere la casa di tutti. Se le divisioni del passato non hanno più senso (e non ne hanno), non possiamo legarci ad una singola tradizione. Dobbiamo farle contaminare tutte. Del Socialismo del XXI Secolo mi interessano i contenuti, la sostanza. E da quel punto di vista in SEL ci sono tutte le premesse. E anzi: forse è più facile costruirlo in una "Sinistra senza aggettivi", che in una forza che si leghi ad una delle tradizioni in particolare.

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  16. Non ci siamo capiti Alessandro. Il problema non è di sapere chi avaeva ragione. Se fosse questo sarebbe un fatto marginale.
    E' la incapacità della sinistra a rielaborare criticamente la propria storia, a partire dal 1992 che ha creato il terribile vuoto culturale che è una delle cause principali della liquidazione ella sinistra stessa. E' come con la psicanalisi: rimuovendo i problemi e non facendoli emergere in superficie si creano solo nevrosi.
    Ora il problema non è di cambiare nome a SEL (anche se un riferimento al socialismo nel simbolo sarebbe stato opportuno - si è messo il termine Ecologia per accontentare Paolo Cento che rappresenta solo se stesso- perchè non mettere il riferimento alla tradizione socialista? A questo punto era meglio che restasse semplicemente "Sinistra e Libertà" con qualche modifica grafica per impedire ritorsioni da quello stronzo di Nencini). Ed il problema non è neanche (per ora) l'approdo europeo. Se come penso e come spero SEL non sarà un partitino tradizionale ma un movimento aperto il problema non si pone con immediatezza. Ma è evidente che sarà il PSE (anche grazie al suo spostamento a sinistra) il punto di approdo. Il problema è che na sinistra in cui al termine socialismo non viene data la giusta rilevanza, ma talvolta è vissuto con fastidio non ha alcun futuro. Per questo occorre soprattutto un mutamento di approccio mentale.
    Del resto il termine socialismo non appartiene al passato ma al futuro non solo perchè nel nostro continente (se poi vogliamo essere la solita Cenerentola) questa parola dà senso al termine sinistra (e mica sono fessi quei giovani che in tutta Europa si definiscono orgogliosamente socialisti). Ed appartiene al futuro in virtù della profonda crisi dl capitalismo (la Gracia è solo uno dei tanti drammatici effetti) che ha bisogno non di una sinistra che fa lista della spesa o parate folcloristiche ma che abbia un progetto organico di alternativa a questo modello. Le parole sono pietre: tale progetto si chiama socialismo. Ecco perchè con la Lega dei Socialisti per la Sinistra vogliamo creare un laboratorio politico e culturale per dare centralità alla cultura socialista nel processo ricostruttivo della sinistra.

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