domenica 23 maggio 2010

*Note alla mozione congressuale della Sinistra Socialista*

*Note alla mozione congressuale della Sinistra Socialista*

di Nicolino Corrado

Ho letto con attenzione la tua mozione della Sinistra Socialista e ne prendo spunto per fare alcune osservazioni.


Non mi sembra che in Nencini ci sia stata una presunzione di autosufficienza, anzi c’è stata una costante e coerente ricerca di un ruolo ancillare rispetto al PD, riconosciuto come centro del sistema tolemaico del centro-sinistra italiano, attorno a cui il Psi ruota come minuscolo satellite che non mette in discussione le scelte di fondo del partito-leader in cambio di garanzie personali ai vertici socialisti. Che poi questi vertici per occultare le loro poco nobili pratiche si lancino in estemoporanee apologie dell’identità socialista è una contraddizione che deve risolta dal dibattito congressuale.
Occorre partire da una domanda: riteniamo che l’attuale sistema politico sia l’assetto definitivo della lunga transizione cominciata dopo Tangentopoli oppure crediamo che l’instabilità sia il carattere costitutivo della cosiddetta Seconda Repubblica? Se è valida la prima ipotesi, il comportamento del gruppo dirigente del PSI finora è stato addirittura minimalista: esso dovrebbe trattare con il PD lo scioglimento del partito e la sua confluenza nel PD. Si avvererebbe così quanto scriveva Alberto Asor Rosa verso la fine degli anni ’70, del PCI (e ora del PD sua filiazione) come erede sia del gramscismo (per la verità oggi molto annacquato) sia del socialismo riformista di Turati. Una lastra tombale metterebbe finalmente pace all’affannarsi degli ultimi gruppi organizzati del socialismo italiano. *Ma sappiamo bene che questa prospettiva è fieramente respinta, innanzitutto nelle proprie coscienze, dai militanti del PSI. Una comunità degna di onore per come è rimasta legata con orgoglio in questi vent’anni ai propri ideali, alla propria storia. Uomini, donne, ragazzi che non hanno ceduto ai conformismi di moda, rifiutando possibili carriere personali nei partiti dominanti.* A questa reazione di viscere, di istinto, si uniscono anche valutazioni più razionali. Non vedo in atto, al momento attuale, una semplificazione del sistema politico, anzi sembra delinearsi una tendenza opposta che sancirebbe il fallimento del bipartitismo e metterebbe in profonda crisi lo stesso bipolarismo uscito dal ciclo di riforme elettorali inaugurato dai referendum di Mario Segni. Noi dobbiamo essere una forza di contestazione di questo sistema politico, imperniato su varie anomalie italiane rispetto all’Europa: un partito di proprietà del più importante imprenditore del Paese (in contrasto con quell’articolo della Costituzione che parla di “metodo democratico” nella vita dei partiti), nonché proprietario del più grande kombinat di mass-media; un partito che mette in discussione l’unità nazionale; l’opposizione di sinistra rappresentata dall’ultima trasfigurazione di quello che fu il PCI, allo sbando e senza identità; un coacervo di personalità e movimenti che pensa di battere Berlusconi facendo leva sul moralismo e sull’indignazione popolare (più presunta che reale). L’anomalia più grande rispetto agli altri paesi europei è rappresentata dall’assenza di una forza politica di chiara ispirazione socialista o socialdemocratica. E’ questo il nostro progetto per il futuro ed è anche l’opzione che offriamo a chi vuole vcambiare la sinistra italiana, senza furbizie o tatticismi. Nell’Europa del XXI secolo, dopo la caduta del Muro di Berlino, la sinistra ha il suo nucleo di idee-forza nella storia e nella realtà attuale del movimento socialista. Diciamo questo a SeL e al PD. Non comprendo bene il riferimento all’asse preferenziale con una sola delle organizzazioni sindacali all’interno di SeL. Tra l’altro diminuirei i riferimenti a questa esperienza che, come ho già detto al Nord alle Europee ci fece perdere voti. Anche il discorso sui sindacati è un terreno minato: non sono più le forze progressive di quando eravamo ragazzi. Sono grossi apparati burocratici con i piedi di argilla (più della metà degli iscritti sono pensionati a cui viene fatta firmare la delega in modo, diciamo, spiccio quando vanno a fare il mod. 730 o qualche pratica di pensione), presenti soprattutto nel pubblico impiego in cui si comportano da cordate clientelari per concorsi e trasferimenti.

Per il resto mi pare che la mozione vada bene.

NICOLINO CORRADO



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