martedì 29 settembre 2009

*Socialisti e Sinistra dopo Bagnoli*

Socialisti e Sinistra dopo Bagnoli
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di Giuseppe Giudice

29/09/2009 - Sono moderatamente soddisfatto per le decisioni assunte a
Bagnoli da Sinistra e Libertà. Non condivido il pessimismo di maniera di una
certa sinistra abituata a darsi bottigliate sugli..attributi. Si poteva fare
di più, soprattutto per quanto concerne la nomina dei coordinamenti
regionali, ma l'istituzione dell'anagrafe delle adesioni, la conferenza
programmatica, la definizione delle regole, la presentazione senza nessuna
deroga del simbolo in tutte le regioni alle prossime consultazioni, indicano
con chiarezza che si è aperto un percorso vero per la fondazione di un nuovo
soggetto politico della sinistra. Questo pone un problema serio per i
Socialisti, intendendo con tale termine coloro che hanno una identità
culturale e non semplicemente la tessera ad un mini-partito. Quale è il
ruolo e la funzione che essi possono avere all'interno del progetto politico
di "Sinistra e Libertà"? Per il gruppo dirigente ristretto del PS (o meglio
dell'ex SDI) sembra che non vi siano dubbi. Il ruolo dei Socialisti e quello
di rappresentare il polo "riformista" in SeL declinando tale concetto alla
Tony Blair o alla Giuliano Amato: quello di una sinistra subalterna a quella
cultura neoliberale che è stata travolta dalla crisi in atto del capitalismo
liberista. Una posizione che si distingue dal PD solo sul tema della laicità
ma che ne accetta l'impostazione sui temi sociali e del lavoro.
Se la funzione dei Socialisti si riduce a questo non c'era bisogno di
contribuire a costruire Sinistra e Libertà: bastava fare l'ala laica
del PD.Se come io credo non solo la funzione dei Socialisti
non può essere così riduttiva ma deve avere ben altre ambizioni e svolgere
un ruolo affatto diverso, si pone il tema di come i Socialisti debbano
operare all'interno di SeL e di quale sia la loro vera funzione. Essa
consiste in primo luogo a dare un forte contributo alla ricostruzione di una
cultura politica della sinistra italiana, senza la quale non è definita la
missione storica e la strategia politica della stessa. La profonda
regressione della democrazia e della politica italiana hanno come concausa
la crisi della cultura politica soprattutto a sinistra. Spero di poter
analizzare più approfonditamente in un altro scritto tale tema. Mi limito
per ora a ripetere ciò che più volte ho detto: il crollo del comunismo ha
privato tale termine di ogni valenza positiva: l'identità comunista è stata
vissuta dall'89 in poi come identità puramente antagonista incapace di
indicare una alternativa in positivo all 'esistente. Di fatto l'identità
comunista impedisce di produrre una politica possibile e praticabile. La
demonizzazione dei Socialisti praticata da quella parte del
postcomunismoitaliano che puntava all'incontro con i post-dc
(realizzata
in modo molto precario nel PD) ha impedito alla sinistra di assumere una
identità in positivo. Nel fare ciò molti postcomunisti hanno accettato la
critica liberale al comunismo che, come sappiamo, coinvolge in essa
anche l'idea
socialista: il gruppo editoriale L'Espresso-Repubblica è stato il maggior
propagandista di tale sub-cultura che mescolava postcomunismo liberaloide e
demitismo purificato; la brodaglia pseudoideologica di cui si nutre
provvisoriamente il PD. Ma forse che lo SDI non si è mosso nella stessa
direzione? Ha aggiunto alla brodaglia del PD un pizzico di pannellismo. La
subcultura dello SDI è quella del non-socialismo liberale di Giuliano Amato
(in forma volgarizzata) con qualche spruzzo di Emma Bonino. A sinistra del
PD si è spesso parlato di una sinistra "senza aggettivi" dimenticando che di
per sé sinistra indica solo una collocazione parlamentare: è il termine
Socialismo che ha dato senso e progetto all'idea di sinistra nella storia. Odo
spesso paralare di "una sinistra del lavoro, dell'ambiente, dei diritti,
delle politiche di genere": tutti temi giustissimi, ma espressi così
sembrano una lista della spesa o una sommatoria aritmetica. Cosa lega
organicamente fra loro tali temi? Poiché senza una organicità di legame non
c'è organicità di proposta politica. E' un progetto, una offerta di società
diversa e fondata su valori differenti rispetto a quella della restaurazione
capitalistico-liberista che caratterizza la proposta. E quindi progetto
socialista per il XXI secolo. Un socialismo convinto che il crollo del
comunismo segna un punto di non ritorno e della vittoria dell'idea di
Socialismo Democratico, ma anche consapevole della crisi di quella
socialdemocrazia che ha vissuto la subalternità al liberismo. Il socialismo
europeo resta il punto di riferimento privilegiato con la convinzione che
esso vada rifondato marcando una soluzione di continuità con le sue derive
moderate degli anni 90 (Blair, Schroeder, D'Alema, Amato). In questo
processo di rifondazione potranno anche associarsi forze come la Linke
tedesca che comunque vedono nel Socialismo Democratico il loro
orizzonte. L'unico
confine a Sinistra è rappresentato dalla impossibilità di interloquire con i
nostalgici del Muro di Berlino o con forze velleitarie ed avventuriste. Se
questo è il nostro compito come Socialisti è veramente forte, interessante
ed appassionante e potremo svolgerlo non se faremo una corrente (che è
sempre funzionale a logiche spartitorie e non politiche) ma una area
culturale in grado di contribuire alla definizione dell'orizzonte strategico
di Sinistra e Libertà.
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PS.: di Giuseppe Giudice

*Vittorio Foa ricordando Riccardo Lombardi diceva che per Riccardo la
politica non è l'arte di governare gli uomini quanto piuttosto di insegnare
agli uomini a governarsi da soli. Il senso del nostro Socialismo è questo. Per
fare questo bisogna combattere tutti coloro che non vogliono far ragionare
la gente, anche a sinistra, e che mirano solo a gestire le emozioni
più irrazionali.*

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www.partitosocialista-mc.org
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