giovedì 10 settembre 2009

SCUOLA, LA TRUFFA CONTINUA.....*

Scuola, la truffa continua...

10/09/2009 - Il governo vara un decreto
che prevede "aiuti per i supplenti annuali", che interesserebbe
tredicimila docenti precari, con supplenze brevi e indennità. In
sostanza, la Gelmini trasferisce il costo del precariato sulle Regioni,
chiamate a finanziare progetti in cui inserire gli insegnanti
disoccupati. In tre anni, il tetto dei precari della scuola è stimato
sopra alle 100.000 unità. Assicurare una quota di stipendio a tutti
sarebbe una colossale operazione di assistenzialismo che manderebbe a
picco i bilanci regionali.
Il consiglio dei Ministri ha approvato oggi una norma che - è
convinzione del ministro Gelmini - consente di tutelare gli insegnanti
precari. La norma verrà inserita nel decreto legge Ronchi (su questioni
ambientali!) e interesserà una platea di 12-13 mila docenti che fino
allo scorso anno hanno avuto supplenze annuali. "La Finanziaria" ha
spiegato il ministro dell'Istruzione "prevedeva un taglio di 43.000
Posti. Di questi 30.000 si sono liberati attraverso i pensionamenti.
Restano 12-13.000 insegnanti che hanno il diritto all'indennità di
disoccupazione". Grazie alla norma "salva precari" questi insegnanti
potranno avere, secondo quanto spiega il ministro, una via
preferenziale per rimanere all'interno della scuola, attraverso le
supplenze brevi, e potranno essere coinvolti in progetti educativi:
contro la dispersione scolastica, il sostegno ai soggetti più deboli, o
per l'orientamento. Il sostegno ai precari avverrà grazie anche ad
accordi con le Regioni che potranno finanziare progetti di
rafforzamento dell'offerta formativa in cui inserire gli insegnanti
disoccupati. L'attivazione e la cessazione dell'indennità di
disoccupazione sarà gestita attraverso l'Inps. La norma varrà solo per
l'anno scolastico 2009/2010 perché, spiega la Gelmini "per il prossimo
anno non ci aspettiamo di avere questi problemi". Superfluo a questo
punto chiedersi cosa dirà il ministro ai 25.570 docenti e 15.167
dipendenti Ata di cui è previsto il taglio. Secondo la signora Gelmini
con questa norma, inserita in un decreto legge e quindi immediatamente
efficace, "il governo ha mantenuto un impegno preciso e importante che
anche i sindacati aspettavano con ansia".

Ma, come sempre, dietro alle parole occorre verificare i fatti
concreti. Il primo a fare "le pulci" al decreto è Domenico Cersosimo,
vicepresidente della regione Calabria, che spiega: "Il decreto sui
precari della scuola, almeno dalle notizie uscite oggi da Palazzo
Chigi, non sembra avere una logica. Perché non c'è risparmio nella
spesa pubblica in quanto il Governo cerca di trasferire il costo sulle
Regioni e perché le persone che prima lavoravano a pieno tempo adesso
si dovrebbero pagare per stare a braccia conserte per il 60%
dell'orario".

Quello economico non è l'unico giudizio negativo del vicepresidente
della Calabria sulla riforma Gelmini e sulle misure di emergenza da
adottare alla vigilia del nuovo anno scolastico. "I tagli al personale
-ha continuato Cersosimo- sono solo la cartina di tornasole del
terremoto a cui viene sottoposto l'intero sistema scolastico, dal punto
di vista strutturale e della didattica, con un impoverimento della
qualità del sapere e della conoscenza, che a sua volta creerà un'Italia
impreparata alle nuove sfide dello sviluppo globale". E prosegue:
davanti all'ennesima violazione della leale collaborazione
istituzionale, avvenuta oggi con l'approvazione di un decreto mai
discusso con le Regioni ma che vorrebbe impegnare le nostre risorse per
mettere le toppe all'emergenza precari, è giustissima l'indicazione
emersa nella riunione di oggi a Roma sulla scuola tra gli assessori
regionali: l'avvio della riforma Gelmini deve essere l'occasione per i
presidenti delle Regioni di chiedere al Governo di fare quel confronto
che finora ha rifiutato. Per questo - ha sottolineato il vicepresidente
della Calabria- occorre evitare di cadere nel tranello del 'divide et
impera', cioè di essere ricattati dalla questione sociale, dal giusto
bisogno di quei lavoratori della scuola che il Governo ha licenziato ed
essere costretti a firmare accordi bilaterali Regione-Governo". "Si
cadrebbe - aggiunge Cersosimo - in una spirale senza fine, dato che
neppure oggi il Governo è riuscito a dare un dato certo e definitivo
sul numero dei precari, tra supplenti annuali, temporanei e personale
Ata. Quando la Gelmini dice che sono 13.000 ad avere diritto
all'indennità a chi si riferisce? In tre anni - sottolinea - il tetto
dei precari della scuola è stimato sopra alle 100.000 unità. Assicurare
una quota di stipendio a tutti sarebbe una colossale operazione di
assistenzialismo che manderebbe a fondo i bilanci regionali".

E gli insegnanti precari nella scuola, riuniti nel C.I.P. (Comitati
Insegnanti Precari), esprimono il loro netto rifiuto per i cosiddetti
contratti di disponibilità perché sono "un palliativo che favorisce,
solo per i prossimi 8 o 12 mesi, il parziale mantenimento del reddito
di alcuni precari e non garantisce loro l'attesa assunzione a tempo
indeterminato dopo vari decenni di precarizzazione". Il provvedimento,
invece di essere un ammortizzatore sociale, diviene quindi un
detonatore per ulteriori conflittualità derivanti da nuove
penalizzazioni e iniquità. Dal contratto di disponibilità, spiegano gli
insegnanti precari, "verrebbero esclusi non solo coloro che hanno
lavorato per l'intero anno scolastico ma con incarichi dei presidi, ma
anche tutti quelli che hanno maturato un anno di servizio cumulando più
periodi in diverse scuole o per vari insegnamenti". Questi contratti,
inoltre, "non intervengono sulla questione nodale dei tagli
indiscriminati nella scuola pubblica", tagli non solo occupazionali di
docenti e personale tecnico ed amministrativo ma "anche di tempo
scuola, di interi istituti, di classi con l'aumento abnorme del numero
degli alunni".

I C.I.P., inoltre, denunciano la mistificazione con la quale "si è
millantata come soluzione una truffa del tutto insensata, onerosa e
inutile": l'ipotesi prospettata come "contratto di disponibilità" altro
non è, infatti, che "una misura di sostegno al reddito, già in parte
disponibile, a carico dell'INPS e nota come 'disoccupazione ordinaria'
che, di norma, viene erogata ai docenti disoccupati per la durata di 8
mesi (o per 12 mesi a chi abbia già superato i 50 anni) e un ammontare
di circa 860 euro al mese", al quale dovrebbe aggiungersi il sostegno
regionale.

Fonte - http://www.aprileonline.info
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