domenica 8 agosto 2010

"Mission Impossible"

"MISSION IMPOSSIBLE"
di Cesare Serrini

Jesi, 02 agosto 2010 - Il documento di Moreno Pieroni pubblicato sul periodico "Voce Socialista" si conclude testualmente nel modo che segue: " dopo Perugia il PSI dovrà tramutarsi in un fervoroso laboratorio di idee, distinguendosi dal dirigismo tardo-nordista del centro-destra, sia da una visione fortemente borghese di un laicismo esasperato e di un giustizialismo chiuso in se stesso, che si pongono esclusivamente come elementi di rottura all'interno del dibattito politico complessivo, tipici di certa sinistra".

La genericità e la sostanziale ambiguità di alcune delle espressioni usate escludono che lo scritto possa tradursi in un indirizzo utile all'avvio di un percorso attraverso cui costruire una identità politica definita, presupposto irrinunciabile per qualsiasi partito che aspiri a giocare un ruolo politico serio.

Una vera e propria "mission impossible" per la quale non servono infatti le ovvietà tipiche del "dire o non dire" o del "qui lo dico e qui lo nego", piuttosto impostazioni rigorose ed innovative da cui far scaturire spazi per una presenza politica ed elettorale del PSI oggi a rischio.

Bisognerebbe in primo luogo impegnare le energie migliori per studiare i possibili modelli di riferimento per poi, una volta individuato quello giusto, renderlo funzionante.

Perchè allora mi chiedo, se questo è l'obiettivo, perseverare nel triste grigiore di congressi come quello di Perugia in cui vecchi riti continuano a pateticamente compiersi nel disinteresse generale più assoluto e non invece approfondire - faccio un esempio, ce ne saranno certo molti altri - le novità emergenti nelle strategie vendoliane per la scalata al Pd.

Ne segnalo alcune di indubbio interesse che per la maggiore brevità sintetizzo: la capacità di aggregazione giovanile, la creazione di un nuovo senso di comunità e di appartenenza, i così detti comitati elettorali atipici, la delega delle decisioni sul piano organizzativo e creativo, il modello operativo agile (soft power), la centralità della comunicazione.

Nessuna bacchetta magica si intende, ma certo la loro efficacia è sotto gli occhi di tutti (di quasi tutti).

* * *

La verità tuttavia è che le questioni a cui ho fatto cenno interessano poco e pochi, tanto meno il ristretto gruppo di coloro che hanno deciso - come ho detto al congresso regionale del 5 luglio - di non "fare prigionieri" e di affermare dunque in tal modo un loro personale diritto di intervento, di decisione, di valutazione addirittura delle qualità di singole persone, al di sopra ed al di fuori delle competenze che lo statuto assegna agli organi collegiali di partito.

Questo è il senso del documento che Daniele Carnevali, Antonio Gitto, credo anche Moreno Pieroni ed altri hanno sottoscritto rendendolo pubblico, in forza del quale è stata decretata la "sfiducia" nei confronti dell'assessore socialista al Comune di Ancona.

Il che paradossalmente significa che nel contesto di uno spettacolo pietoso che umilia le Istituzioni quale quello che vede appunto il Sindaco del capoluogo regionale da mesi letteralmente assediato da orde fameliche provenienti da ciò che resta dei partiti,l'unico atto di rilevanza esterna che i Socialisti sono stati capaci di elaborare si sostanzia nel "fare a fettine" il proprio rappresentante, ufficialmente perchè non sarebbe un buon amministratore, in realtà perchè non sufficientemente "amico".

Una logica "bokassiana" (da Jean-Bèdil Bokassa per la precisione, defunto dittatore della Repubblica centroafricana, autoproclamatosi imperatore dell'impero centroafricano col nome di Bokassa I° nel corso di una suntuosa cerimonia tenutasi il 4.12.1977) che trovo francamente inaccettabile.

Conosco poco Borgognoni e non sono perciò in grado di esprimere giudizi circa la adeguatezza del ruolo dallo stesso svolto; certo è che, in ogni caso, quelle modalità da un lato violano regole elementari di comportamento e principi consolidati di democrazia interna, dall'altro provocano un pregiudizio palese alla già traballante immagine di un partito che quasi mai dispone di spazi giornalistici su cui esprimere posizioni di interesse generale, salvo riempirli tutte le volte in cui viene evidenziato un elevato livello di litigiosità interna, inversamente proporzionale alle sue dimensioni e perciò non solo inopportuno, ma sopratutto ridicolo.

Sarebbe bene invece riflettere e capire che non è questa la strada per "tramutare" - come dice Moreno Pieroni nel documento richiamato - "il PSI in un fervoroso laboratorio di idee", ma di lasciarlo piuttosto nelle secche in cui un gruppo dirigente inadeguato lo ha colpevolmente costretto.

Cesare Serrini



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