martedì 10 giugno 2008

Veltroni: il PD non pensa ad entrare nel PSE

VELTRONI: NO IN PSE, COSTRUIAMO CAMPO DI FORZE RIFORMISTE di Giovanni Innamorati

Walter Veltroni riconduce nell'alveo della normale dialettica la querelle interna sulla collocazione europea del Pd. Il segretario democratico, intervenendo a Berlino ad un seminario della Spd, ha detto che il partito non pensa ad entrare nel Pse, ipotesi su cui fanno muro i cattolici, ma lavorerà a costruire in Europa "un campo che tenga insieme le forze riformiste". Una formula ancora ambigua, semplicemente perché è ancora tutta da costruire. Oggi è arrivata un nuovo "niet" all'ipotesi di ingresso del Pd nella famiglia socialista da parte di diversi esponenti cattolici. "L'adesione al Pse - ha detto Marco Follini - è un'ipotesi per alcuni di noi semplicemente lunare. Una cosa che non esiste". Rosy Bindi ha proposto che il Pd a Strasburgo formi promuova un gruppo autonomo dal Pse e, se non dovesse riuscirci, che vada nel gruppo misto. Anche Pierluigi Castagnetti, che per primo ha lanciato l'idea ripresa da Bindi, ha insistito su essa: "Il Pd farà un gruppo nuovo, cercando convergenze con altri che in Europa sono interessati a dar vita a un partito democratico veramente europeista e riformatore, uscendo dal consociativismo tra Pse e Ppe, causa ed effetto dell'attuale paralisi dell'Ue". A creare fibrillazioni anche le riflessioni di Massimo D'Alema riportate da 'Repubblica' (che ha parlato di un "piano segreto", smentito dalla portavoce dell'ex ministro degli Esteri): la formula sarebbe quella di un'ingresso nel gruppo eurosocialista allargato (Pse-democratici) ma non nel partito socialista europeo. E Gianni Pittella, capogruppo italiano nel Pse, ha difesa la proposta che il Pd a Strasburgo sieda tra i banchi del gruppo socialista che cambierebbe la sua denominazione. L'altro big a intervenire oggi è stato Franco Marini che ha ripreso l'idea di una collocazione "autonoma" in Europa: ha sottolineato che "non è accettabile" l'ingresso puro e semplice nel Pse, ma ha invitato a lavorare insieme "senza lanciare ultimatum a nessuno". Insomma, un modo per tranquillizzare Veltroni, facendo capire che si ha fiducia nel lavoro che sta conducendo. E Veltroni ha a sua volta fatto capire in che direzione si sta muovendo. "L'obiettivo - ha detto - è promuovere un campo che tenga insieme le forze riformiste partendo da un rapporto organico tra quelle forze che agiscono su scala europea e in contesto il più possibile unitario. Mi auguro che ci siano le condizioni affinché questo avvenga a cavallo delle elezioni del Parlamento europeo per arrivare, subito prima o subito dopo, a questa configurazione più ampia delle famiglie politiche europee. Continueremo a lavorare in tutte le sedi internazionali perché questo avvenga". "Stiamo cercando di trovare una soluzione - ha spiegato ancora Veltroni - per un doppio movimento, comprendente la disponibilità a mantenere le identità precedenti insieme con la disponibilità delle varie forze del campo politico europeo a cambiare se stesse" in considerazione che i grandi partiti progressisti del mondo "come il Partito democratico americano, il partito di Lula, il partito indiano, o l'Anc di Mbeki" sono fuori dal perimetro socialista. Veltroni ha comunque escluso una soluzione a ribasso e cioé "un parcheggio" nel gruppo misto. Un plauso arriva dalla Bindi: "Nelle parole di Veltroni vedo la consapevolezza che non si possono imboccare scorciatoie" e che invece occorre "lavorare per salvaguardare l'originalità e la specificità del Pd". Veltroni ha riferito che questa riflessione viene portata avanti "insieme anche con il gruppo del socialismo europeo", dal quale sta ricevendo pressioni fortissime perché porti quella ventina di eurodeputati del Pd tra gli scranni del Pse. Con la caduta verticale dei voti dei grandi partiti socialisti (Spd e Labour al 20%) il gruppo del Pse teme di non raggiungere quota 200, cioé il numero di eurodeputati necessari per negoziare con il Ppe, gruppo maggioritario, la conduzione delle varie istituzioni di Strasburgo. Se per Veltroni sembrano calmarsi le acque in casa, si agitano invece in Europa. Il segretario del Pd ha indicato il percorso che seguirà ma non la soluzione, perché essa dovrà essere costruita con altri partiti di altri oggi accasati nei gruppi di Strasburgo. E non sarà semplice portare in Europa l'anomalia italiana.


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