lunedì 16 giugno 2008

e se ...

La rivincita del garofano all'ombra di Berlusconi


• da La Stampa del 16 giugno 2008, pag. 5


di Federico Geremicca

erano una voltai socialisti... Nient’affatto: non solo i socialisti ci sono ancora, ma sono di nuovo massicciamente al governo. E non basta, perché leggi l’ultimo rilevamento sul livello di fiducia che gli italiani ripongono in Silvio Berlusconi e nei suoi ministri(Ipr Marketing per "la Repubblica") e ti stropicci gli occhi, perché quasi non ci credi: primo Tremonti e, a seguire, Brunetta, Frattini e Maurizio Sacconi (a pari merito, in verità, con Bobo Maroni). Quattro socialisti. E soprattutto la troika economica al completo: cioè, il pacchetto di mischia nelle cui mani sono la ripresa del Paese e le sorti stesse del governo del Cavaliere. Il risultato, ovviamente, sorprende. E naturalmente può esser spia di due cose opposte: che l’Italia ha finalmente fatto pace con un pezzo travagliato ma importante della sua storia; oppure che la sua storia l’ha dimenticata, o addirittura l’ignora: visto che chi ha trent’anni oggi ne aveva quattordici nel ‘92, troppo giovane - forse - per ricordare e dare un senso alla bufera di Tangentopoli. Sia come sia, i socialisti sono li: in testa alla classifica dei migliori. E mai, nemmeno ai tempi di "mamma Dc", tutti i dicasteri economici sono stati nelle mani di un partito solo. E’ un bene? E’ un male? E soprattutto: continuano a "comportarsi da socialisti", cioè facendo gruppo nel gruppo, costituendosi in lobby, salvo poi litigare in nome di antichissimi rancori?



«Intanto è una bella rivincita, e mi passi la soddisfazione anche se può sembrare un po’ retrò», dice Giuliano Cazzola, economista, vicepresidente della Commissione lavoro di Montecitorio, e uomo di raccordo della "troika". «Non solo: hanno cominciato muovendosi molto bene. Penso a Tremonti sui mutui e sull’idea di anticipare la Finanziaria; a Brunetta con le sue iniziative sulla Pubblica amministrazione e i cosiddetti "fannulloni"; e poi a Sacconi che ha avviato col piede giusto il dialogo con le parti sociali». In fondo, si può dire lo stesso (cioè bene, per ora) per Frattini, già molto attivo alla Farnesina, e per alcuni degli ex Psi della squadra: da Cicchitto (capogruppo alla Camera) a Stefania Craxi fino all’onnipresente Paolo Bonaiuti. L’impronta socialista sul governo, dunque, è forte: certo più forte di quella degli ex de. «Nel precedente esecutivo la punta era Beppe Pisanu - spiega Peppino Caldarola, ex direttore de l’Unità - Oggi vedo solo figure di serie B - come Scajola - e altre nemmeno del tutto ortodosse, come Alfano e Fitto...».



Lavorano in squadra i socialisti di Berlusconi? Fanno lobby? Certamente sì. Si sostengono nei passaggi stretti e stringono patti quando c’è da metter mano a faccende di potere: per esempio sarebbe loro, si dice, l’idea di puntare su Stefano Parisi per la sostituzione di Cappon sulla poltrona-chiave di direttore generale della Rai. E non disdegnano, naturalmente, un po’ di baruffe con gli amici-nemici ex de ogni volta che se ne presenta l’occasione. L’ultima, per dire, vedrebbe contrapposti Tremonti e Gianni Letta. Oggetto del contendere il deficit accumulato dalla Regione Lazio nel settore della Sanità: il ministro dell’Economia spinge per soluzioni drastiche, fino al commissariamento; Letta sarebbe più prudente, preoccupato - si dice - che a fare le spese del piano di rientro possano essere ospedali come il Gemelli e cliniche cattoliche. Ma nella sostanza, a governo ancora in piena luna di miele, a prevalere sul lavoro di lobby e su questo o quel braccio di ferro, prevale l"‘attivismo programmatico" della folta pattuglia ex Psi e il loro sfornare idee a raffica: dall’attacco ai "fannulloni", appunto, al Tremonti "Robin hood" partito lancia in resta contro i petrolieri. Idee che originerebbero, addirittura, da antiche suggestioni socialiste. Insomma: realizzare con Berlusconi quel che non fu possibile nell’era di Bettino. Dice Rino Formica, grande vecchio del Psi col quale Tremonti ha a lungo collaborato in passato: «Per chi ha memoria, la sortita di Brunetta sui "fannulloni" non è altro che lo sviluppo della nostra teoria sui meriti e i bisogni: prima battaglia contro un egualitarismo banale e inutilmente livellatore. Quanto a Tremonti... Ci sentiamo quasi tutti i giorni, e vedo che in lui continuano a convivere due sentimenti opposti: un evidente sinistrismo sociale e la presa d’atto, non recente, dell’inconsistenza valoriale della sinistra».



A Rino Formica la presenza socialista al governo pare una garanzia dopo il recente terremoto elettorale: «L’esclusione della sinistra dal Parlamento e la leggerezza del Pd, comprimono ogni dialettica sociale e politica nel recinto della maggioranza e del governo: dunque è una fortuna avere li tanti socialisti». Socialisti, non craxiani: perché nessuno di loro era parte del giro stretto di Bettino. «Ma non direi che è un problema perché, in fondo, c’è chi colma questo vuoto...», dice con una delle sue solite battute. Già. Il più craxiano del governo, in fondo, è proprio il premier: amico di Bettino e solidale anche nei giorni del declino, quando era tutto uno scappare di qua e di là...

2 commenti:

  1. Ho sempre pensato che alcuni socialisti fossero finiti nella Casa delle Libertà solo per trovare salvezza dopo la stagione di Tangentopoli, e che il giudizio dei compagni rimasti a sinistra (nella collocazione geografica naturale del partito, per intenderci) fosse un misto di realismo e di compassione. Ma ora che da questo versante sento cantare, con toni laudatori, le virtù politiche dei Tremonti e dei Sacconi (e perché non di Cicchitto, fascicolo n. 945, tessera 2232 della P2?), a quanti suggeriscono opzioni politiche che valutano come possibile un rapporto con questo centrodestra, dico che con pochi euro e pochissimo sforzo possono realizzare i propri obiettivi: credo che le iscrizioni alla PDL siano ancora aperte. E stavolta non c'è neanche bisogno di avere una scusa storica, basta salire sul carro dei vincitori.Ahi Sandro, ahi Pietro, ahi Riccardo!

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