venerdì 14 gennaio 2011

Nenni racconta la scissione di Livorno del 1921

Nenni racconta la Scissione di Livorno del 1921 https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxR-BxN4zIkZUgR41lUUaTHI0mr6cB2vkfpYnlDQlQ20Mnt9sUFut_od2NLXc9nwzUupjSVXz9NtHWP-B4pqBJLHm2uSC8YsIc5kjxHQnWwzoZEhzM0h3oP0QPSu39RcsVuACDU9czG4w/s1600/Congresso+Livorno.jpg
di Carlo Felici

La perla di oggi è incastonata in un libro rarissimo, scritto da Pietro Nenni nel 1930, uscito per la prima volta in francese nel 1931, quando l'autore era ancora in esilio in Francia, fu poi tradotto di nuovo in italiano solo nel 1945, quando lo pubblicò la Rizzoli per la prima ed unica volta.

Peccato davvero, perché con una prosa incalzante, a confronto della quale quella di Pansa potrebbe persino apparire dilettantesca, esso narra proprio l’inizio della lunga guerra civile italiana e Nenni, per la prima volta la chiama così, col suo vero nome: “Storia di sei anni di guerra civile” dal 1919 al 1925, anni cruciali in cui il fascismo si affermò e attraverso scissioni e lotte fratricide, con esso, la dittatura. Nenni narra in particolare gli eccidi commessi dai fascisti con inaudita ferocia ai danni spesso di persone inermi, ma non meno temute per il loro carisma, anche sotto gli occhi dei famigliari e dei figli. E’ un libro dunque che consiglierei vivamente anche a Pansa, sempre ammesso che riesca a trovarlo, e che andrebbe sicuramente letto prima dei suoi anche per comprenderli meglio.

I capitoli in cui è diviso sono i seguenti:

- Quando Mussolini era rosso
- Le agitazioni del dopoguerra
- Le squadre di azione
- La crisi socialista
- La marcia su Roma
- Il delitto Matteotti
- Il 2 dicembre di Mussolini
- Panorama dell’Italia in camicia nera.

Il libro si conclude con una lettera dell’autore ai suoi lettori scritta dall’esilio, in cui esorta alla lotta con queste parole finali: Niente si dimentica,Tutto si paga....Mai parole furono più profetiche.
Credo di essere uno dei pochi ad averne una copia in italiano, dato che in francese se ne trovano, o nelle biblioteche, o in Francia presso degli antiquari. Come ci sia riuscito, spulciando in una libreria antiquaria di Bologna, non lo so nemmeno io.
Fatto sta che averlo tra le mani, mi dà un’emozione incontenibile che non posso fare a meno di condividere offrendovi una pagina significativa.
Essa parla della scissione di Livorno, che tragicamente divise lo schieramento socialista ed aprì le porte all’affermazione del fascismo.

Livorno fu la culla della scissione.....Il Partito Socialista si divideva proprio nel momento in cui aveva più che mai bisogno della sua unità.

Mosca esigeva che si accettassero senza riserva i famosi “ventun punti” che in quell’epoca fecero tanto parlare di loro. Chiedeva inoltre e soprattutto l’espulsione dal partito dell’ala riformista. Le sedute furono appassionate e tumultuose. Sinistra, centro e destra si accusavano reciprocamente della difficoltà della situazione. Avendo il congresso rifiutato di espellere Turati e i riformisti, fu l’ala sinistra che si ritirò per fondare il partito comunista.
Fu un disastro. Da quel momento ogni azione d’insieme divenne impossibile per il proletariato. Centomila compagni scoraggiati non rinnovarono la tessera, rifiutandosi di scegliere fra socialisti e comunisti. La lotta tra i due partiti operai prese un carattere di violenza inaudita, e si vide lo spettacolo forse unico, di una classe che si dilacera proprio nel momento in cui è attaccata da un nemico spietato e implacabile.
Dal gennaio del 1921 il Partito Socialista passò di crisi in crisi, senza del resto che del suo interno disfacimento potesse trarre profitto il nuovo partito comunista che aveva la caratteristica di una setta faziosa. Le incertezze di cui il partito aveva dato prova nel formulare le prospettive di rivoluzione, si aggravarono quando fu inchiodato su posizioni difensive per la tutela delle libertà pubbliche, e quando dovette risolvere il problema di un’eventuale coalizione parlamentare o di governo..”

In questo documento emerge con chiarezza come la nascita del Partito Comunista fu dovuta ad un preciso ordine di Mosca, più che al nobile intento di intellettuali di prim’ordine come Gramsci o Bordiga.
A Mosca allora c'era Lenin, e Lenin non disdegnava Mussolini, anzi diceva: "In Italia compagni, in Italia c'è solo un socialista capace di guidare il popolo verso la rivoluzione: Mussolini!" ..chissà, se 2+2 fa sempre 4.. e per tutto quel che abbiamo avuto dopo, dobbiamo proprio ringraziare Lenin..ringraziare si fa per dire...
Quel che è interessante notare, anche leggendo il libro di Nenni che ho citato, è che la Resistenza in Italia fu solo la "risorgiva" di una lotta, di una guerra civile iniziata molto tempo prima e mai finita veramente, dal 19 al 25, dal 34 al 38 in Spagna, e dal 43 al 48 in Italia, a volte a cielo aperto, altre carsica, con bombe ed omicidi più o meno eccellenti di varia natura, oppure con scontri tesi alla mera eliminazione dell'avversario.
Un giorno forse qualcuno scriverà della guerra civile italiana durata..cento anni...tra una cosa e l'altra......E speriamo che basti.

Ieri come oggi, le scissioni e le lotte interne alle coalizioni sono sempre state rovinose ed hanno impedito che si attuasse qualsiasi forma di alternativa politica. Sarà bene apprendere questa lezione di storia, direttamente dalla fonte, prima di subito.

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