sabato 11 dicembre 2010

A SINISTRA-PROBLEMI IRRISOLTI POSSONO SCOPPIARE DOPO IL 14 DICEMBRE


Che cos’è il Partito democratico? Un domanda che si pongono in molti e nessuno sa darsi una risposta. Per noi, è un partito,con pochi anni di vita, che non ha ancora quella che, nel linguaggio politico comune, viene chiamata, identità. Cioè l’idea con cui un partito si identifica nel presente e nel futuro.

In sintesi, il Pd dovrebbe rifarsi a una serie di valori del tipo: ottimismo, razionalismo, democrazia, libertà, uguaglianza, solidarietà, pacifismo e laicità, ma queste idee, pur appartenendo al suo arsenale, non sono valorizzate per nulla. Pertanto, non avendo una chiara identità non si può dire che sia di sinistra e nemmeno di destra. Ragion per cui, perde consensi sia verso Sel che rappresenta a modo suo la sinistra sia verso l’Idv che rappresenta il referente giustizialista per antonomasia. Insomma, è in mezzo alle ganasce di una tenaglia di cui non sa liberarsi, non avendo neppure una linea politica. Questo deficit è venuto alla luce soprattutto, in questo periodo di crisi del centrodestra, perché ha incentrato i propri sforzi nel voler stare al centro del gioco politico, nel tentativo si sbaragliare definitivamente il berlusconismo. Per cui, è alleato dell’Idv e, nello stesso tempo, di Sel, aspettando il colpo mortale dell’Udc e di Fli nei confronti di Berlusconi, per fare con questi un governo di emergenza nazionale. O un governo, chiamato in altri mille modi possibili e immaginabili, che coinvolga un arco di forze che va da Sel all’Idv, passando per l’Udc e Fli e Api. Allegramente tutti assieme per combattere il “tiranno”, per dirla con Diliberto, occupando il Palazzo d’Inverno,ossia il potere. Senza potere, il Pd va alla deriva, così com’è, del resto, sta andando. Di là dalle belle parole usate all’atto della sua nascita, molto fumo e poco arrosto, il Pd è nato su delle fondamenta di puro potere. Su questo punto, non di poco conto, hanno trovato la loro convenienza gli ex comunisti e gli ex democristiani, visto che da soli sarebbero restati opposizione per tutta la vita.

Per di più, è un partito dilaniato dalle divisioni interne che potrebbe avere i giorni contanti, nel caso che Berlusconi uscisse vincitore da questa partita politica inedita, giocata tra le forze moderate e conservatrici che una volta erano alleate. Per dirla tutta, come mai Berlusconi si sta scontrando da un bel pò con Casini e con Fini, recentemente? Veramente, c’entrino la buona politica e il programma riformatore per l’Italia? Oppure, come noi crediamo, è soltanto uno scontro di potere tra leader politici che presi singolarmente hanno progetti che cozzano, paradossalmente, tra loro e contro quello che ha in testa Berlusconi?

In ballo sono Palazzo Chigi e il Quirinale, due posti per tre. Casini e Fini sono in corsa e Berlusconi pure, ma non concede nulla ai due, non si fidandosi per nulla. Motivo per cui, le tensioni hanno colpito il governo la cui sorte si saprà il 14 dicembre pv.

Se il quadro politico è questo, il Pd è solo un convitato di pietra che porta acqua al mulino di Casini e Fini, invece di fare una politica per sé e, comunque, indirizzata verso i problemi del Paese.

Il più convinto sostenitore di una alleanza larga è, certamente, Massimo D’Alema che guarda a Fini e a Casini, nell’idea che si possa costruire con loro un centrosinistra, con o senza trattino è un problema di palati raffinati, per rientrare personalmente nel gioco. Naturalmente, nello schema dalemiano Fli e Udc sono il centro del centrosinistra, mentre il Pd dovrebbe essere la sinistra. Siccome il Pd non è nato per questo ruolo e con questa peculiarità, vive sull’orlo di una crisi irreversibile.

Il destino del governo Berlusconi è legato a un filo, ma se questo filo non dovesse spezzarsi, il quadro politico cambierebbe pelle, in special modo in quei partiti che hanno issato la bandiera antiberlusconiana.

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