sabato 25 dicembre 2010

LATERZA VIA !

LA TERZA VIA !

di Norberto Fragiacomo

A molti dei suoi scoraggiati elettori, il Partito Socialista appare oggi come un viandante che, dopo aver imboccato con leggerezza sentieri sbagliati, si è perduto nel bosco, e vede il cielo rannuvolarsi sopra di sé.

La metafora è logora, ma rende benissimo l’idea: il problema, adesso, è quello di uscire dalla “selva oscura” prima che scoppi il temporale. Sarà tutt’altro che facile, anche perché i continui spasmi della politica italiana e la minaccia di un aggravamento della crisi economico-sociale impongono decisioni rapide.

La domanda è sempre quella: questo partito, oltre ad avere un glorioso passato (ed un più modesto presente), ha anche un futuro? Detto altrimenti: ci sono alternative all’irrilevanza politica, anticamera della sparizione?

Eliminando le ipotesi per assurdo – “sfondamenti” a destra, opzioni astensioniste stile PMLI – residuano tre ipotesi di lavoro. In apparenza ve ne sarebbe una quarta: quella di andare avanti per conto proprio, conservando nome e identità e sperando in un miracolo (elettorale). Novanta, sessanta, quarant’anni fa milioni di italiani votavano per noi: non potrebbero – loro, o i figli e i nipoti – farlo di nuovo? No, è la mia risposta - perché è cambiata l’Italia, e siamo cambiati noi: i Nenni e i Brodolini non si inventano, tanti piccoli progetti non ne fanno uno grande. La strada dell’autosufficienza porta dritta al precipizio: sarebbe forse una scelta nobile, non sarebbe una scelta politica. Nessun ultimo samurai è stato capace di fermare la Storia.

Tre possibilità, dunque: esaminiamole brevissimamente.

La prima - che non esclude affatto la seconda, e sembra gradita al vertice nazionale – si basa su una rinnovata intesa con i radicali: ultimamente, i contatti tra i due partiti si sono intensificati, ed il dialogo pare ben avviato.

Insomma, visto che non c’è niente di meglio in giro, perché non riprovarci con la Rosa nel Pugno? Per un sacco di motivi, direi. Anche a non considerare l’esito fallimentare della precedente esperienza (datata 2006, non cent’anni fa!), le controindicazioni appaiono, a chi scrive, insuperabili. La coerenza e l’impegno dei radicali “storici” sono fuori discussione; ma essi hanno ben poco in comune con noi socialisti. In quattro anni non sono mutati: il loro atlantismo e filosionismo intransigenti, l’entusiasmo per il laissez faire risultano incompatibili con le nostre migliori tradizioni; di più: con la nostra anima. Certo, condividiamo la passione per i diritti civili – che oramai l’opinione pubblica associa istintivamente al nome di quell’abilissimo self promoter che è Marco Pannella, anche se le prime e decisive battaglie recano il marchio socialista – ma questo non basta: è inutile essere d’accordo sulla decorazione, quando uno vuole la torta al cioccolato e l’altro quella alla crema (leggi: assetti sociali liberisti o socialisti). Se riuscisse a sbocciare, la nuova Rosa ci pungerebbe con le sue spine, e finirebbe per trasformarci in radicali di complemento.

L’eutanasia è preferibile alla sofferenza: ma per quanto “dolce”, sempre morte è.

Seconda soluzione: confluire nel Partito Democratico, smettendola finalmente con l’ipocrisia del “dentro/fuori” che caratterizza i rapporti tra PSI e PD in alcune regioni. Maggior chiarezza, dunque; proviamo ad elencare gli ulteriori vantaggi. Per quanto mi sforzi, non riesco a scorgerne, per il nostro partito (per alcuni suoi esponenti di alto rango sì, ma questa è un’altra storia): più che ad una “ditta”, la compagine guidata (?) da Pierluigi Bersani assomiglia ad una caotica torre di babele, in cui ognuno dice la sua, e va quotidianamente in scena lo spettacolo del “tutti contro tutti”. Giustizia ed assetti sociali, politica economica, diritti civili, tutela dei lavoratori, rapporti col mondo cattolico: ciascun tema genera divisioni insanabili. La banale verità è che la fusione a freddo tra diessini e Margherita non è andata a buon fine; anzi, ha scatenato faide all’interno delle classi dirigente ex comunista e diellina, moltiplicando – complice il mancato decollo elettorale - attriti ed incomprensioni. Lasciamo da parte gli interessi personali di capi e capetti; una formazione politica che mira ad essere socialdemocratica ma anche centrista, laica ma anche amica della Chiesa, tutrice delle istanze dei dipendenti ma anche dei loro padroni non ha alcuna chance di diventare un vero partito: rimarrà – è rimasta – una creatura capace, in certi frangenti, di “spaventare” l’elettorato di sinistra, inducendolo al voto “utile”, ma mai di conquistarne l’affetto o la duratura fiducia. Ecco perché, dopo l’effimero exploit del 2008, quando si annesse i voti dell’arcobaleno bertinottiano, e perse comunque di brutto, il PD non ha più conseguito un risultato elettorale decente, malgrado lo “schieramento a noi avverso” faccia rabbrividire. Altro che “vocazione maggioritaria”, altro che il 42% sognato da Veltroni: il Partito democratico è born to lose, e per infittire, a nostro comune danno, le schiere degli astenuti.

Quale apporto potrebbe arrecare il Partito Socialista al gigante deperito e confuso? Il suo 1% circa di voti: uno spuntino per placare la fame. Nient’altro: la nostra identità socialista non interessa, anzi creerebbe imbarazzo ad un gruppo dirigente che, in omaggio al primum vivacchiare, ha cortesemente declinato l’invito ad aderire al PSE; le poche proposte avanzate a Perugia verrebbero lasciate cadere – meglio non turbare i delicati equilibri interni! – e ci verrebbe chiesto, in cambio di qualche candidatura od assessorato, di diventare bravi centristi obamiani.

Finis PSI: spegnersi all’ospizio, dopo 120 anni di lotte.

C’è infine una terza via, che passa attraverso la ricostruzione della Sinistra italiana. Della Sinistra abbiamo scritto, si noti: non di un Centrosinistra a fisarmonica. Di questo processo di rigenerazione, i Socialisti potrebbero/dovrebbero divenire protagonisti, insieme a SeL, alla Federazione della Sinistra e, se vorranno rinunciare ai dogmi identitari, a movimenti minori di ispirazione marxista. Non va taciuto il fatto che la strada è tutta in salita, per noi più ancora che per gli altri. Tra i socialisti e gli eredi del comunismo persiste un’antica diffidenza, nutrita, negli anni, di reciproci rancori e incomprensioni; la pessima gestione, da parte nostra, dell’esperimento Sinistra e Libertà, con il codazzo deprimente della querelle sul sito internet, non ha di certo migliorato i rapporti.

Eppure bisogna provare, eppure bisogna crederci. La proposta-esca di Nichi Vendola ha costretto il PD a ribadire una posizione espressa sempre a mezza voce: loro non intendono “ridursi” ad un partito di sinistra, socialista o socialdemocratico; preferiscono restare né carne né pesce e, soprattutto, confermano la loro piena adesione a quel modello liberal-capitalista che ha prodotto la crisi e la sua “medicina”, vale a dire lo smantellamento dello Stato sociale novecentesco. Prendiamone atto; e prendiamo atto che da chi critica blandamente il sistema – anzi, le sue asserite “storture” - dall’interno non è lecito attendersi alcuna istanza di cambiamento. E tuttavia un cambiamento radicale è indispensabile: lo esigono gli studenti di tutta Europa, espropriati del diritto allo studio; lo domandano i lavoratori licenziati e quelli a cui non viene rinnovato il contratto collettivo; lo pretendono i pensionati alla fame e quelli che, oggi precari, chiederanno tra quarant’anni l’elemosina.

A tutti questi disperati di oggi e di domani noi dobbiamo una risposta, e la dobbiamo anche a quei banchieri, politicanti, capitani d’industria e profittatori che stringono la cinghia… ma dei pantaloni altrui.

La nostra risposta sia: il Capitalismo è ingiusto, non funziona e mina l’esistenza stessa della società; sostituiamolo con un sistema fondato sulla condivisione, la cooperazione e l’uguaglianza sostanziale. E’ ora di riprovarci, tenendo conto degli errori passati.

Mi si ribatterà: quale contributo può offrire il piccolo Partito Socialista alla causa della Sinistra europea, perché mai “gli altri” (cioè la Sinistra “radicale”) dovrebbero accoglierci?

Azzardo: perché sappiamo discutere liberamente, riflettere e far riflettere; e perché loro, “gli altri”, magari senza ammetterlo, ci stanno dando ragione – da Nichi Vendola che esalta i valori socialisti alla neonata Federazione che individua, come obiettivo di lungo periodo, non più il Comunismo, ma il Socialismo del XXI secolo.

Chiamiamolo Sinistra, questo nuovo soggetto, o Partito dei Lavoratori Italiani; ma vediamo di farlo nascere in fretta, e di allacciare solidi legami con le forze europee a noi più vicine.

Lasciamo invece i maggiorenti del PD ai loro giochi: non sarà per loro il nostro messaggio, ma per quanti, senza più illusioni, continuano per inerzia a votarli oppure, schifati e delusi, hanno già deciso di mandarli a quel paese.

Auguro Buone Festivita' 2010


Norberto FRAGIACOMO

Portavoce del PSI per la Venezia Giulia

Via Aldegardi 35/1 – 34142 Trieste

Tel.: 3474227147 – email: eugeniof2003@yahoo.it

www.socialismoesinistra.it



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