martedì 20 aprile 2010

*VERSO IL CONGRESSO DEL PSI - di Roberto Biscardini*

*Verso il Congresso del PSI*

*di ROBERTO BISCARDINI*


Riccardo Nencini dalle pagine del ultimo numero dell'Avanti! ha aperto la
fase preparatoria del prossimo Congresso.

Considero centrali tre questioni, con l'obiettivo di definire nelle prossime
settimane una piattaforma comune, per evitare le divisioni che ridussero il
congresso di Montecatini ad una inutile contrapposizione di rapporti
interni.

PRIMO. Chi ritiene essenziale l'esistenza di una forza politica
d'ispirazione socialista nel nostro paese, ma nega (più o meno
esplicitamente) che questa possa essere identificata nel PSI, di ieri,
di oggi e di domani, ha il dovere di proporre l'autoscioglimento del
partito e di assumersi la
responsabilità delle proprie scelte. Chi come noi, d'altra parte,
ritiene che non si possa avere una cultura e una politica socialista
senza un partito che formalmente le rappresenta, ha il dovere di
misurarsi con le sue
debolezze e le sue insufficienze, indicando una linea di rilancio
dell'iniziativa politica.

SECONDO. Dobbiamo evitare, anche nel prossimo congresso, il perdurare
di un equivoco che ci trasciniamo da più di un decennio. E cioè la
convivenza nello stesso partito tra coloro che pensano che l'idea
socialista possa vivere e possa persino avere più successo da un'altra
parte, nel PDL, nel PD come in SEL, e chi, come noi, non ci crede.
Anzi crede persino nell'opposto.
E i fatti lo dimostrano: nulla di socialista è nato, in questi anni,
da coloro che hanno pensato di andare a far germogliare la pianta del
socialismo in un altro partito.

Non è successo per chi è andato nel PDL e non è successo per chi, fin
dal 1994, andò in quello che oggi si chiama PD.

*Quindi, continuare a tenere insieme chi pensa al PSI come forza autonoma e
chi non ci crede, ma ci sta per altre ragioni e altri interessi, rischia di
diventare autodistruttivo. Anzi chi "non ci crede o non ci ha mai
creduto" non fa altro che indebolire l'iniziativa del partito. Chi
"non ci crede", ma
rimane in attesa di tempi migliori, non crea le condizioni perché si possa
lavorare insieme ricostruendo il valore della "comunità" e confonde la
prospettiva politica del partito, tutta da costruire, con la
prospettiva di finire altrove*.

TERZO. Anche alla luce dei risultati, emerge che sul piano elettorale
il partito è sostanzialmente fermo ad una percentuale che oscilla tra
l'uno e il due per cento dal 1994 ad oggi. E la nottata non è passata.
Nello stesso tempo, fatte le debite proporzioni, le difficoltà dei
socialisti sono parte
più generale delle difficoltà dell'intero centrosinistra. E i dati del
Nord lo dimostrano in modo evidente.

In questa situazione, il prossimo congresso non può avere per tema il
dibattito sulle "prospettive", se con ciò si intende discutere "con
chi ci alleiamo o dove portiamo il partito". Puntare su chi, per
andare con, non ha molto senso. Ciò non farebbe che dividere, in modo
devastante e persino ridicolo, i sostenitori dell'alleanza con il PD,
da quelli che la vorrebbero con Vendola o con Casini, da coloro che pensano
che prima viene la politica e poi le alleanze.

Di conseguenza il congresso
non può avere per tema neppure la creazioni di ipotetiche federazioni,
quella con i piccoli partiti, quella con SEL o quella con il PD. Anche
questa opzione aprirebbe solo un dibattito divisivo e dissolutorio. Il
punto è un altro e riguarda la capacità concreta e l'esame delle
risorse umane a disposizione per un'iniziativa di rilancio del PSI,
come alternativa ad un
lento declino.

Una linea da perseguire con coraggio e con la barra dritta fino al
2013, convinti di poter arrivare "vivi" a quel appuntamento. Solo
allora, anche in ragione della legge elettorale che avremo di fronte,
si porrà il tema delle alleanze. Ma se non saremo nulla o non avremo
costruito nulla, il problema delle alleanze non si porrà neppure.

Quindi. Perfezionare un progetto politico chiaro. Essere per prima cosa
quelli che stanno nel centrosinistra per cambiarlo. Per trasformarlo
in una forza socialdemocratica, come lo sono le forze del socialismo
europeo. Stare nel centrosinistra con la propria autonomia e le
proprie diversità. Se necessario, polemizzando e scontrandoci. Perché
se non si cambia, non si
vince. Stare nel centrosinistra per qualcosa, non contro qualcuno. Ma
contro l'idea che si abbiano solo due alternative, una peggio
dell'altra: battere
Berlusconi per via giudiziaria o allearsi con la Lega contro il PDL.

Perfezionare una proposta programmatica. Puntare sul rilancio
dell'iniziativa del partito, intorno a poche proposte forti e ben
identificabili. Da sostenere con continuità. Riconoscibili. Caratterizzanti.
Per aprire nuovi varchi di interlocuzione con l'opinione pubblica e i media.

Non partiamo da zero. Sul lavoro, sulle riforme istituzionali e sul terreno
delle politiche sociali abbiamo le carte in regola per farci sentire. Porre
la questione settentrionale insieme a quella socialista.

Perfezionare un diverso modo di essere partito. Un partito che sa
riorganizzare e consolidare al centro un gruppo dirigente nazionale.
Solidale e unito. Che si giochi la faccia e la "vita" da qui al 2013 per
l'affermazione del partito. Che non anteponga interessi o aspettative
locali, pur legittime, agli interessi dell'unità organica del partito
nazionale. Un gruppo dirigente nazionale, non in quanto sommatoria di
rappresentanze locali, come è stato sostanzialmente finora, ma proprio
perché nazionale, capace di promuovere nuovi gruppi dirigenti locali e
nuove energie.

Insomma recuperare autonomia e riorganizzare il partito al meglio delle sue
possibilità. Non farlo morire.

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Ivo Costamagna
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www.partitosocialista-mc.org
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