sabato 2 ottobre 2010

*PD : SE CI SEI BATTI UN COLPO*


Se ci sei batti un colpo. L’invito è rivolto al gruppo dirigente del Partito democratico che, di là dal battagliero intervento alla Camera del segretario Bersani, nel corso del dibattito sul voto di fiducia, non ha saputo trarre profitto dalla crisi del centrodestra. Eppure, ci sono tutte le condizioni per porsi a capo di uno schieramento alternativo, lanciando una sfida riformista per rinnovare il sistema Italia. Ma l’incapacità di avere una strategia politica e una chiara e forte identità porta l’elettorato a voltargli le spalle, preferendo gli altri partiti dell’opposizione. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta, essendoci partiti per tutti i gusti.

Anziché impegnarsi a costruire un progetto riformista di cambiamento a misura dei bisogni degli italiani, il Pd si è diviso, si è impantanato in strategie di alleanze senza capo né coda, si è sgolato nel chiedere in modo petulante le dimissioni del governo Berlusconi e si sta spendendo, inutilmente, per cambiare la legge elettorale, così da poter vincere a scapito della centrodestra che ha, a tutt’oggi, la maggioranza. Di fatto, sarebbe per Berlusconi un harakiri, concedendo all’opposizione, senza colpo ferire, di vincere, prendendo il posto della sua maggioranza. Un bell’affare per il Cavalieri che di affari se ne intende come pochi, per cui, neanche a morire la cambierà. Dopotutto, alla luce del voto di fiducia, ha dimostrato di avere i numeri per andare avanti, senza cambiare alcunché. Il terreno scelto dal vertice democrat,visto che rientra nei canoni della politique politicienne, non convince gli elettori, che vorrebbero, invece, che avesse idee, look e appeal.

E, comunque, Bersani non ha saputo approfittare dallo scontro tra Berlusconi e Fini per crescere elettoralmente di un ette. A ben vedere, talvolta arriva al 25% talaltra al 24%, senza sfiorare la percentuale dei tempi della leadership di Veltroni, vale a dire il 33,17%.

Tuttavia, i sondaggi settimanali sono il termometro dello stato di salute del Partito di Largo del Nazareno, che a quanto si può vedere è pessimo.

Dall’ultima tornata elettorale politica ad oggi, c’è stato un calo di consenso nonché fuoruscite continue tra cui quella del gruppo di Francesco Rutelli, uno dei cofondatori del Pd. Per di più,alla vigilia del voto di fiducia, due fiori all’occhiello di Veltroni, l’imprenditore, Massimo Calearo, e l’ex questore, Achille Serra, hanno deciso di lasciare il partito incompatibile con le loro idee politiche. Il che significa che Bersani sta spostando l’asse politico a sinistra, scontentando l’area moderata. Il paradosso è che se facesse il contrario, sposando l’asse a destra, perderebbe pezzi a sinistra a beneficio dei cespugli il cui unico obiettivo è di indebolirlo.

C’era da aspettarsi da un partito lacerato da odi e rancori che vengono da lontano, in particolare dal mondo ex comunista, la divisione in correnti. Prova ne sia il duello tra D’Alema e Veltroni che è una costante e che ha procurato danni e guasti inenarrabili. In verità, un duello manifesta due linee politiche agli antipodi. Quella dalemiana di profumo antico che mira, attraverso una serie di alleanze,alla creazione di una coalizione di centro sinistra, con la concessione al centro della Presidenza del consiglio ( Casini?). Va da sé che in caso di vittoria, il Quirinale dovrebbe avere nuovamente un inquilino ex Ds. Chi se non lui, riconosciuto stratega della vittoria?

Quella di Veltroni punta, al contrario di D’Alema, a rinsaldare il bipolarismo, o, ancor meglio, il bipartitismo, con un Pd a vocazione maggioritario facente perno sul voto utile.

Dopo un periodo sabatico, l’ex sindaco è ritornato in scena e ha organizzato il Movimento democratico che si muoverà dentro e fuori il Pd, e che verrà battezzato nel mese prossimo, con una manifestazione in cui sarà lanciato il manifesto politico.

Non è tutto. Altro pomo della discordia sono le primarie: ci sono coloro che non aspettano altro e ci sono quelli che ne farebbero a meno, ma per statuto devono svolgersi a tutti i costi. Si sta riscaldando da mesi Nichi Vendola nell’intento di essere eletto come candidato alla premiership. In caso contrario, Sel avrà avuto tanto notorietà, grazie a lui, che non avrebbe difficoltà ad eleggere un gruppo di parlamentari.

Vendola è uno dei candidati, Bersani sarebbe l’altro, quello portato dal Pd. Ma non finisce qui. C’è chi vuole il “Papa straniero” e c’è chi non vuole alcun politico in gara. Secondo Paolo Flores D’Arcais, meglio trovare un leader proveniente dalla società civile per stracciare Berlusconi. “Candidati non mancano tra economisti,giornalisti, giuristi, preti,magistrati”. Con quella bocca può dire quel che vuole, ma poteva risparmiarsi di annoverare tra i possibili candidati, un prete. Non siamo a Teheran.

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