venerdì 8 ottobre 2010

*LETTERA APERTA LA STORIA DELL’AVANTI!, BIAGIO MARZO SCRIVE A BOBO*


Caro Bobo,

dopo la tragedia, la squallida farsa. E’ proprio il caso di definire così la vicenda de L’Avanti!, dopo l’affaire casa Tulliani, sull’asse Roma – Montecarlo, passando attraverso Santa Lucia. Purtroppo ogni qual volta c’è un caso scabroso, si tira fuori il socialista, vero o falso che sia.

La maledizione del faraone ha colpito i socialisti e non sappiamo fino a quando ce la portiamo dietro, nonostante sia passato più di quindici anni dalla liquidazione del Psi.

Senza togliere un ette dalla tua ricostruzione sulla vicende de L’Avanti!, vorrei aggiungere qualche particolare personale.

La L, di fronte allo storico Avanti!, fu decisiva per vincere nei Tribunali i diversi ricorsi fatti contro dal liquidatore del Psi e dell’Avanti!, con l’intento di non farlo uscire. A quei tempi, invece, usciva la testata storica: l’Avanti!, seppure nell’edizione domenicale, per conto dello Sdi di Enrico Boselli. Inaspettatamente, però, fu chiuso, senza una spiegazione plausibile. Probabilmente per mancanza di risorse finanziarie, ma non ci credo, visto che lo Sdi, peraltro, incassava i finanziamenti elettorali. Dopotutto, il Psi di Craxi lasciò al Si – Sdi un vasto e ricco patrimonio immobiliare da poter far fronte ai debiti accumulati, con la vecchia gestione. Questa è un’altra storia su cui bisognerebbe saperne di più, perché Bettino non lasciò solo debiti. Quella dei debiti fa parte della cosiddetta leggenda metropolitana comoda per infangarlo e per nascondere quello che non si vuol far sapere.

I magistrati, che affrontarono la spinosa controversia del quotidiano socialista, furono benevoli, probabilmente, per farsi perdonare quello che hanno fatto nei confronti del Psi di Bettino Craxi, che grida vendetta al cospetto di Dio. Ad onor del vero, la magistratura giudicante non fu quella penale, bensì furono i giudici civili a dare ragione agli editori de L’Avanti!.

Dal primo numero ( 1996), per l’esattezza dal direttore Giancarlo Lehner, alla direzione di Beppe Scanni sino a quella di Fabio Ranucci, ogni santo giorno, ho scritto il mio pezzo sino alla primavera del 2001, perché Bettino in primo persona mi invitò a collaborare. Talvolta, la povera Serenella faceva da ponte tra lui e me, comunicandomi i suoi pessimi umori. Ragion per cui, lasciai la collaborazione che avevo, con L’Opinione di Arturo Diaconale, giornale che si era contraddistinto, per le sua battaglia indifesa di Bettino Craxi, lungo il solco della cultura politica Liberalsocialista. Con Paolo Pillitteri, ci trasferimmo con armi e bagagli al nuovo organo di stampa, confortato dal fatto che Bettino lo voleva aperto alla diaspora socialista. A ben pensarci, fu questo la ragione su cui fu fondato, per cui il giornale restava l’unica ancora di salvezza a nostra disposizione. Per di più,L’Avanti” ci permetteva di dire la nostra, in un periodo in cui continuava la caccia alle streghe nei confronti dei socialisti, senza fissa dimora politica.

Fino a quando ho scritto, ebbi un ruolo attivo, perché concordavo, quotidianamente, con i diversi direttori la linea politica, incentrata sul socialismo autonomista e riformista di ispirazione craxiana. Alcune battaglie combattute allora sono di grande attualità: la costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta su Tangentopoli, la riforma della giustizia( con la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati …), la elezione dell’Assemblea costituente per avviare la Grande riforma, dissenso verso il bipolarismo bastardo e il suo sistema elettorale falso maggioritario, battaglia contro la sinistra neo e post comunista non in grado di avviare un processo revisionista in chiave socialista, ostilità nei confronti della guerra in Iraq e nel Kosovo, riconoscimento dello Stato palestinese e di quello israeliano, campagna contro l’affollamento delle carceri e a favore dei diritti del detenuto, opposizione alla svendita dei gioielli di famiglia: banche e aziende pubbliche. Furono queste le battaglie sostenute dall’Avanti!, ai tempi di Bettino di Hammamet. Era lui il “Direttore ombra” che suggeriva la linea e scriveva talvolta come Edmond Dantes talaltra come Ghino di Tacco. Non fu il solo che usò il “nom de plume”, molti dirigenti socialisti, in quel periodo in cui le tricoteuse erano in piena attività, usarono lo pseudonimo. Era L’Avanti dei vinti, per via giudiziaria, e, nello stesso tempo, dei vincitori per le idee di cui erano portatori.

Nei primi anni, fu l’unico giornale in circolazione che, per ristrettezze finanziarie, veniva pubblicato nel formato di una sola pagina e, in seguito grazie agli abbonamenti e alla vendite, fu portato a due pagine.

Il giornale ebbe una linea autonoma, ma dopo le elezioni politiche del 2001, si posizionò su Forza Italia e solo allora decisi di uscire dal giornale, perché perdeva la peculiarità per la quale fu fondato. Mi aveva preceduto, molti mesi prima, Paolo Pillitteri, che aveva fatto ritorno all’Opinione. Entrambi, sconfitti, continuammo a portare avanti le nostre idee sul giornale di Diaconale, un direttore liberale, che ha dato sempre spazio ai socialisti di scrivere, senza censure.

Il resto della storia, caro Bobo, lo hai narrato in modo impeccabile.

Bettino si sta rivoltando nella tomba per vedere la sua creatura in quali mani è capitata. Lui credeva che, passata la tempesta di Mani pulite e ritornato in Italia,riprendesse con l’Avanti! la battaglia socialista. Non avrebbe mai pensato che il suo giornale si improvvisasse investigatore privato, per scoprire di chi è l’abitazione di rue Princesse Charl

Nessun commento:

Posta un commento