domenica 3 maggio 2009

*Presentato il programma di Sinistra e Liberta': un chiaro impianto europeistico*

Subject: SeL, un chiaro impianto europeistico

02/05/2009 - Sinistra e Libertà ha presentato un programma provvisorio
per le europee. In attesa che quello definivo venga varato da
un'apposita assemblea il 9 maggio, giorno della festa dell'Europa.
"E' il profilo di una lista nitidamente europeista. Europeista, non
eurocentrica". Anche se il significato esatto dell'espressione "lista
non eurocentrica" non è immediatamente comprensibile, il senso
generale è ben chiaro. E a rafforzarlo c'è, come unico riferimento
storico, quello al federalista Altiero Spinelli, che ha il pregio di
essere praticamente l'unico degli grandi federalisti europei non
spietatamente
anticomunista, ed anzi candidato come indipendente nelle liste del PCI nel 1976.

L'analisi è quella che la crisi economica in atto rappresenterebbe un
nuovo '89: la fine dell'ideologia liberista che ha spazzato il mondo
per oltre un ventennio. Il liberismo avrebbe recentemente prevalso
anche nel Parlamento europeo e negli altri organismi dell'Unione
europea. Occorrerebbe invertire la tendenza promuovendo "dal basso"
una nuova Costituzione europea, democratica e federale. Si chiede un
voto a Sinistra e Libertà perché le anime che la compongono, Verdi,
Socialisti europei, e Sinistra europea, avrebbero già collaborato nel
Parlamento europeo, incalzando sui voli della Cia, battendosi contro
la direttiva delle 65 ore e contro la Bolkenstein sui servizi.

Nel programma non mancano una serie di indicazioni di riforma, sia sul
meccanismo di funzionamento dell'Unione europea, che nella sua
dimensione esterna.

Sebbene infatti l'euro si sia dimostrato, recita il programma, un
valido baluardo contro la crisi economica, i parametri del Patto di
stabilità e crescita che lo reggono andrebbero modificati per tenere
conto anche dell'occupazione. Si dice che il Parlamento europeo
dovrebbe avere una funzione di indirizzo sulla Banca centrale europea.
Visto che la crisi in atto sarebbe determinata da una carenza
delladomanda interna, e dall'impoverimento generalizzato dei
salariati,
occorrerebbe una Patto per l'occupazione per garantire il contenimento
dei dislivelli salariali fra le varie regioni europee, l'utilizzo a
questo scopo del Fondo sociale europeo, così come la subordinazione
degli aiuti nazionali alle imprese ad impegni chiari contro i
licenziamenti.

Occorrerebbero inoltre investimenti europei nelle reti e nei servizi,
quelli informatici ma anche dei trasporti, ma tenendo conto delle
inclinazioni delle popolazioni locali. Al punto B6 viene dato credito
alla richiesta della Confederazione europea dei sindacati di una
Direttiva europea sui servizi pubblici che ne regolamenti e ne
impedisca l'eventuale privatizzazione.

A livello internazionale l'Unione europea dovrebbe promuovere una
conferenza Onu, sia sulle materie monetarie che sulle questioni del
commercio internazionale, visto il clamoroso fallimento
dell'Organizzazione mondiale del commercio. Si parla di Tobin Tax per
scoraggiare i movimenti internazionali di capitale finanziario. Si fa
propria la sacrosanta battaglia per un seggio unico dell'Unione
europea nelle Nazioni Unite.

Ovviamente, ed in linea con la presenza dei Verdi in SeL, vi sono
riferimenti sia alla necessità di uno sviluppo sostenibile, che di una
battaglia contro il nucleare, all'apertura nei confronti degli
immigrati, e anche una sorprendente richiesta di servizi minimi per
gli studenti universitari (affitti, sussidi, etc.) che strizza
l'occhio alle recenti vicende dell'Onda in Italia.

La cosa migliore di questo programma è il suo chiaro impianto
europeistico. Con la presenza di Nichi Vendola in quattro
circoscrizioni su cinque è possibile che gli elettori non la
considerino una pura aggregazione elettorale, ma qualcosa di destinato
a rimanere anche nei minuti successivi al voto.E' possibile. Per nulla
certo.

Per contro, sui contenuti il programma desta qualche perplessità
perché viaggia a metà strada fra un europeismo un poco melenso, che è
quello
tradizionale dei DS della maggioranza dei socialisti europei così come
del Pd, e una serie di parole d'ordine "no global" poco connesse alla
realtà dell'integrazione europea.

Veniamo prima all'europeismo melenso. Spinelli, il manifesto di
Ventotene, l'Europa di Pace, la Potenza civile, e via dicendo, sono
tutte affermazioni che potrebbero figurare nella prefazione di un
libro di Padoa Schioppa. L'integrazione europea è un poco più
complicata. E' stata: una creazione americana, il tentativo di
costruire un'identità europea, il modo per mettere in riga i movimenti
dei lavoratori, un fattore di democrazia per influenzare i regimi
autoritari al Sud dei suoi confini, uno strumento per la
privatizzazione dei servizi pubblici, una potenza destabilizzante ai
confini balcanici, un mezzo per la liberalizzazione degli scambi
globali, il tentativo di mettere in comunicazione i giovani europei, e
tanto altro ancora. Ma, recentemente, gli elementi negativi
dell'integrazione sono stati del tutto prevalenti su quanto di buono
era stato fatto.Non è solo un problema di maggioranze politiche
momentanee, ma di architettura costituzionale dell'Unione europea: il
modo in cui sono scritti i trattati, così come l'assenza di meccanismi
per eleggere direttamente la guida della Commissione europea. Ci si
sarebbe aspettati meno retorica europeista, e più riferimento al vero
europeismo che è stato quello di chi ha votato contro la Costituzione
europea di Giscard d'Estaing in Francia e in Olanda nel 2005: il
fenomeno più importante a livello europeo dopo la sigla trattato di
Maastricht. Un riferimento alla necessità i coinvolgere anche i
cittadini italiani nelle prossime scelte sui trattati, proponendo un
referendum in Italia e opponendosi al trattato di Lisbona se approvato
senza consenso popolare. Si parla di
Direttiva sui servizi pubblici: ma bisognerebbe dire chiaramente che
non sarà approvata nessun nuovo trattato europeo che non contenga un
articolo per cui i servizi pubblici sono esenti dalle norme sulla
libera concorrenza, perché appunto pubblici.

E poi c'è l'altro incredibile assente di un'Unione europea che dovrebbe
avere una sua personalità mondiale. Non viene mai nominata la Nato che
governa molto della politica estera dei Paesi europei e che
costituisce il blocco ad ogni autentica possibilità di avere un
politica estera
autonoma.

Ci sono poi una serie di proposte utopistiche, e forse nemmeno troppo
auspicabili. Che l'Onu governi il commercio mondiale. Non l'ha mai
fatto nella sua storia, anche se ci ha provato. Che il Parlamento
europeo detti direttive sull'euro. Bisognerebbe passare con i carri
armati sulla Germania sia a marcia avanti che a marcia indietro. Che
l'Unione europea si occupi di eguaglianza salariale e di fiscalità:
bisognerebbe espellere la Gran Bretagna. Inoltre senza rifiutare il
trattato di Lisbona che non prevede possibilità di legiferare su
fiscalità e normative sul lavoro forse sono frasi al vento. Ma sarebbe
auspicabile che le normative sul lavoro siano armonizzate con
Direttive europee? Difficile a dirsi, perché quel che è certo è che le
armonizzazioni potrebbero ben avvenire in peggio.

Il 9 maggio ci sarà forse la possibilità si stabilire un programma
europeista, certo, ma un molto più combattivo su alcune cose, e meno
aleatorio su altre. Soprattutto è impossibile che la sinistra continui
ad accettare che le modifiche dei trattati europei avvengano senza un
referendum in cui si consultino i cittadini italiani. Altrimenti si
parla di democrazia popolare ma si pratica quella delle elite.

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www.ps-macerata.blogspot.com
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