domenica 10 aprile 2011

Dove va la sinistra socialista ?

Dove va la Sinistra Socialista ?

di Carlo Felici

Nella sinistra socialista è attivo un fermento che ha portato ad un serrato confronto su alcune candidature e all’elaborazione di un importante documento in seguito alla riunione avvenuta di recente a Reggio Emilia. Non sappiamo se e come tale percorso potrà sfociare in un’azione decisa e tanto meno se ciò porterà, come alcuni sembrerebbero lasciar pensare, nelle elezioni amministrative milanesi, ad un'ulteriore lista, trasversale dove l'area socialista sia fortemente presente e dove i compagni possano "contarsi" anche tra di loro.

Indubbiamente alcune affermazioni dei suoi esponenti più di spicco lascerebbero presagire un’azione decisa, dice infatti Bartolomei: “Il senso di responsabilita' della Sinistra Socialista non puo' continuare all'infinito , e non puo' reggere di fronte alle soluzioni disastrose adottate dal partito alle comunali di Milano o alla Provincia di Macerata, dove si arriva addirittura a rifiutare l'appoggio, con una nostra autonoma lista di partito, ad un nostro compagno, proposto candidato presidente da SeL e dalla Federazione della Snistra, per finire a sostenere un candidato presidente UDC con una lista di alleanza Laico -Riformista.”

Ma ci chiediamo: a che cosa porteranno tali dichiarazioni? A quali decisioni? A quale prassi concreta?

Nel desolante panorama politico odierno una seria alternativa richiede coesione e sostegno ad un leader che possa effettivamente rappresentare le istanze più credibili ed innovative. A noi pare tuttora che questo leader sia Nichi Vendola.

Lo abbiamo visto anche ieri, in occasione della grande manifestazione sul precariato, quando ha sottolineato che al dualismo generazionale indotto per far credere che l’alternativa alla mancanza di diritti per le nuove generazioni sia solo lo scippo di quelli acquisiti dalle vecchie, si deve piuttosto contrapporre efficacemente il dualismo sempre più vasto e dirompente tra coloro che sono privilegiati dal possesso di immense risorse finanziarie, e coloro che invece sono tartassati e costretti a varcare in massa la soglia della povertà.

Tassare i più forti e detassare i più deboli è il minimo che si possa fare in un sistema in cui si vogliono ottenere maggiori risorse finanziare da investire per servizi essenziali e per il lavoro dei giovani. Ma, evidentemente, questa tassazione non deve avvenire come in passato, quando anche con governi di centrosinistra, ci si è limitati a tartassare la parte più “abbiente” della popolazione, lasciando intatti i privilegi dei veri potentati economici e continuando a sperperare milioni di euro in guerre, armi e progetti inconcludenti. Il risultato è stato infatti che quella parte della popolazione è stata sospinta verso un livello di vita più povero ed ha negato poi il suo consenso elettorale al centrosinistra. Quindi attenti alla demagogia autolesionista che ha come unico effetto il propagandare chi già si trova al potere.

La questione in Italia è che un immane apparato in cui regna sovrana la corruzione sottrae immense risorse allo Stato o le devia a favore di organismi criminali; quindi la prima cosa, se si vuole avere una garanzia di non tassare prima per sperperare poi, è quella di investire in un settore cruciale come quello della giustizia, da tempo falcidiato e impoverito di risorse, come d’altronde quello della scuola e quello dell’ordine pubblico. Sappiamo bene come anche governi di centrosinistra abbiano finanziato le scuole private e come oggi, gli stessi poliziotti e carabinieri, che qualcuno avrebbe voluto sostituire con ronde ed eserciti regionali, paghino di tasca propria pezzi di ricambio e benzina per le loro auto.

Non basta dire tassiamo i ricchi e detassiamo i poveri, bisogna anche saper dimostrare come si possono e si vogliono utilizzare le risorse economiche disponibili, per un efficace sviluppo, e senza doverle sprecare e regalare agli apparati camorristi e mafiosi di sempre.

In un panorama politico in cui l’alternativa parlamentare è ridotta ad una sorta di navigazione a vista e in cui i personaggi più rilevanti sarebbero per il PD un Bersani che, tra l’altro non si sa bene se sia a favore o contro le centrali nucleari, almeno secondo le rivelazioni di Wikileaks http://notiziegenova.altervista.org/index.php/te-lo-nasondono/2437-wikileaks-rivela-la-vergogna-bersani-sul-nucleare, un Casini che evidentemente non ha mai smesso di essere il principale referente degli interessi della curia vaticana, e un Ferrero che continua a parlare di imperialismo in un’epoca in cui non esiste più impostazione politica perché gli interessi militari sono direttamente coniugati con quelli economici, e non da parti politicamente contrapposte come durante la guerra fredda, ma mediante un unico gotha finanziario ed economico che agisce su scala globale, ebbene, in tale contesto, Nichi Vendola ci appare tuttora come l’unico personaggio politico dotato di una sua credibilità ed efficacia non solo persuasiva ma soprattutto concretamente argomentativa.

Sappiamo che il destino (ahimè assai misero per un Paese in cui il Socialismo si è accompagnato per più di un secolo allo sviluppo del progresso, della civiltà e della democrazia) dell’unico partito socialista, di nome, rimasto, è legato alle cosiddette “geometrie variabili” un eufemismo che cela soltanto piccoli interessi localistici clientelari e di botteguccia, tanto “variabili” che ormai comportano che i “socialisti” possano tranquillamente essere non solo in lista con il PD, ma pure con aggregazioni di centrodestra, cosa che comunque qualcuno pratica da tempo, prediligendo il salto della quaglia già dalle regionali. Un orizzonte piuttosto ristretto, che appare retaggio più che altro di una “schizofrenia variabile” e che sicuramente immiserisce la cultura, i valori e le prospettive del socialismo italiano, fino al punto da rendere del tutto screditati coloro che ancora si ostinano a voler essere e non solo a chiamarsi socialisti.

In tale contesto la lotta della sinistra socialista ci appare tanto gloriosa, per la perpetrazione dei valori di cui ha voluto coerentemente essere portatrice, quanto eroica, poiché in controtendenza sia rispetto al panorama di un partito senza più una linea e che, per mezzo del suo segretario si dichiara apertamente favorevole ad alleanze neocentriste, sia al contesto di una sinistra sempre più condizionata da un PD come partito-contenitore dotato però di una “massa critica” tale da costringere gli altri ad orbitargli intorno indissolubilmente. Pur tuttavia ci chiediamo, credo legittimamente, a quale approdo tale lotta possa arrivare, e quale leader possa efficacemente sostenere. Quello che all’inizio sembrava infatti un sostegno a Vendola senza tante esitazioni, col tempo, ci appare infatti essersi affievolito non poco. Si era statuito nell’art.8 del manifesto fondativo della Lega dei Socialisti quanto segue: “Riteniamo che ci siano forze nei Partiti della sinistra – ad incominciare da SEL e dalle posizioni di Vendola – con le quali, nelle rispettive autonomie organizzative, intendiamo collaborare e con le quali verificare il comune intento del rinnovamento della politica, degli schieramenti, dello sviluppo di una società socialista.”.

Di recente però alcune dichiarazioni di Bartolomei e di Andreini ci hanno lasciati un po’ interdetti, il primo infatti, in un suo intervento, prendendo spunto da una dichiarazione di Vendola, a favore della candidatura della Bindi, e che aveva solo una funzione di smascheramento nel contingente alcune velleità proprio del PD di emarginarlo ed escluderlo dalle primarie ha asserito che: “Questa nuova linea non disegnando piu' per Sel il compito di tentare di soppiantare politicamente il PD attraverso il tentativo della sua scomposizione, tagliandogli la strada a destra ed a sinistra con l'adesione al PSE da una parte e la contemporanea occupazione totale del ruolo di sostegno alla CGIL dall'altra, rende purtroppo assolutamente superfluo ed irrilevante dal punto di vista politico per Vendola il giusto proposito, spesso adombrato negli ultimi tempi, della adesione al PSE come scelta di approdo ideale, conclusiva di un percorso di maturazione come forza di governo di tipo europeo, e come fattore destinato a evidenziare la grande contraddizione irrisolta del processo formativo del Partito Democratico.”

Si è imbastito un discorso piuttosto soggettivo e senza riscontri effettivi, non tanto forse per rilevare una sostanziale svolta da parte di Vendola, ma per rimarcare probabilmente una cambiamento nel non volerlo più sostenere, dato che lo stesso Vendola, nel merito della questione è stato chiarissimo: "mi chiedo cosa c'entrino Monti o Montezemolo, ecco perché abbiamo lanciato la proposta di Rosy Bindi. Non capisco perché proporre il presidente del Pd significhi fare strumentalizzazione o provocare. Al Pd dico che se il vostro schema vale non c'è tecnocrate che tenga, è la politica che deve svolgere il suo ruolo: sul tema del liberismo non ci avrete mai". E lottare contro il neoliberismo resta tuttora quanto di più socialista si possa fare in Italia e nel mondo.

E poi abbiamo letto anche la dichiarazione di un altro esponente della sinistra socialista: Andreini, il quale afferma: “Vendola, senza affrontare nel merito le ragioni che portarono alla sconfitta totale del comunismo nel mondo, delineò una nuova narrazione, per il nuovo secolo che considerava il socialismo e le sue realizzazioni, non come il valore fondante del nuovo soggetto politico in costruzione, ma al pari del comunismo e dell’ambientalismo come uno dei semplici valori fondanti della nuova forza politica.”

Precisiamo che è lo stesso Andreini che accolse lusingato e con entusiasmo la lettera di Vendola ai Socialisti in occasione della loro prima riunione fondativa di quello che avrebbe dovuto essere il movimento delle leghe socialiste, quando Nichi scrisse: “Non solo noi, quindi, ma direi l’Europa tutta e l’intero nostro paese hanno bisogno del socialismo italiano. Mi riferisco in particolare alle grandi narrazioni che hanno attraversato più di un secolo di storia, dal 1892, dalla nascita del Partito socialista italiano e ancora prima, dalla nascita delle Leghe, delle Case del popolo, delle Società di mutuo soccorso, delle Società operaie, che sono state determinanti per inventare la grande idea di solidarietà e di comunità. La filantropia socialista, l’umanesimo socialista sono stati protagonisti di un’educazione sentimentale verso l’accoglienza degli altri, il rispetto e la tolleranza nei confronti dei diversi.”

Cosa è successo nel frattempo?

La sinistra socialista non vede più in Vendola il suo principale referente politico come leader di una vera alternativa in Italia? Lo dica chiaramente, così come ci indichi chi, al suo posto, se ne esiste uno, dovrebbe candidarsi a tale ruolo.

Il processo costitutivo della Lega dei Socialisti rischia di arenarsi senza dargli un ulteriore e fecondo terreno di crescita, con una struttura federativa che includa più realtà del socialismo italiano raccordate in un unico progetto di rilancio ed attualizzazione dei suoi valori nell’ambito della sinistra. Il convegno di Livorno, per la sua partecipazione e la sua rilevanza politica e mediatica ci ha dimostrato che questa strada è percorribile. Bisogna quindi intraprenderla, a questo punto non più vincolati da nomi o da appartenenze specifiche ma con la sola volontà di andare avanti uniti verso l’obiettivo comune.


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