mercoledì 1 giugno 2011

POPULISMI E I COMPITI DEI SOCIALISTI


Milano per quasi un secolo, fatto salvo la parentesi del ventennio, i sindaci cattolici e laici durante il centro-sinistra degli anni sessanta e l’ultima parte post-Mani pulite, ha avuto Sindaci di limpida tradizione socialista e riformista; per questa ragione non c’è da stupirsi se la tendenza e l’orientamento del voto della Città considerata Capitale economica del paese in questa tornata sembra voltarsi nuovamente verso un opzione di sinistra. Nella riproposizione di un uomo della sinistra alla guida della città certamente si deve scontare il fatto che i Partiti storici e le loro classi dirigenti non hanno saputo riprodursi né in termini di consenso elettorale né nella tradizionale capacità di guida culturale e politica della città. Al populismo di destra si è via via affermato un simmetrico populismo di sinistra che di fatto domina ed orienta il quadro politico milanese. La candidatura di pisapia che nacque di fatto dal ventre di questa cultura è però tuttavia quella che più si è avvicinata in questi anni alla scelta più tradizionale di uomo proveniente dalle fila dei Partiti old-style ed è per sua esperienza personale la candidatura più garantista che la Milano delle Mani pulite abbia saputo esprimere. Apparentemente una contraddizione se si pensa che nella Capitale del Sud, Napoli, rischia di sfondare l’epigono più recente del Di Pietro d’annata ovverossia De Magistris, ma i miasmi che determinano questi rischi d’involuzione populista a contrario significano in realtà che c’è anche in Italia una spinta verso il cambiamento e che questa non vien raccolta dai settori progressisti più tradizionali ma da figure e contro-figure che ritarderanno la vera e propria necessaria svolta verso una democrazia meglio organizzata ed una classe dirigente rinnovata che con sobrietà cerchi di padroneggiare le insidie che si nascondono dietro la crisi economica tutt’altro che superata e risolta.

C’è un vento che spira verso il cambiamento purchessia, e fanno leva su questo anche le forze che interpretano i tempi che stanno cambiando invocando paure e insidie di una politica che non sappia intercettare o meglio, prevedere e governare i cambiamenti.

Finiscono i cicli politici ( anche in Spagna )di chiunque abbia cercato di tenere nascosta la crisi o di chi ha prodotto solo demagogia e confusione attirandosi la critica da settori tutelati e più svantaggiati della società. In tempi di risorse scarse strombazzare Riforme “epocali” in ogni settore della società significa non avere compreso che la ristrutturazione economica e sociale di un paese non può non partire da forte e significativo percorso condiviso, che impegni forze anche diverse ma votate significativamente alla svolta ed al cambiamento anche sapendo rinunciare alle proprie rendite di posizione. Tutto il contrario della risibile e pantomimica compagnia dei “responsabili”, gabellati come dei salvatori della patria berlusconiana e vero e proprio tumore partitocratico della seconda repubblica che è riuscita a partorire l’ennesimo mostro politico.

Il voto di domenica è destinato ad accelerare il mutamento di questo stato di cose, chi vi ha contribuito come noi socialisti in parte minima ma significativa, sa che il terreno dove si praticherà la vera svolta è quella della costruzione di una reale e convincente alternativa democratica di governo. In essa si possono riconoscere in tanti, nell’alternative nel cambiamento si misura anche la capacità socialista di tenuta della propria tradizione e di concreto ripensamento della turbolente fase che stiamo attraversando in europa e nel Mediterraneo. Solo una salda offerta politica, scevra da illusionismi e da demagogie può allontanare il rischio di una svolta politica nel paese che sia culturalmente ancora più a destra del populismo di Berlusconi; Perché ciò avvenga è necessario combattere anche nella sinistra per far prevale le idee e le risorse di un socialismo moderno adatto ai nostri tempi.

Per questa ragione se i cambiamenti in atto nelle grandi Città daranno un segnale in questa direzione non dovremo giudicare gli aspetti negativi, che non mancano, dell’affermazione del blocco progressista ma lavorare per affiancare e promuovere nuove figure che temperino e modellino la risposta politica da sinistra per governare i nuovi problemi della società italiana; In questo sta anche il compito della presenza politica organizzata dei socialisti in italia.

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