giovedì 22 settembre 2011

Onda laica


La recente bocciatura al Senato dell’emendamento radicale alla manovra finanziaria, volto ad abolire l’esenzione ICI per le attività commerciali del Vaticano, poteva anche essere scontata. Meno scontata la complicità del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori alla determinazione di questo ennesimo evento antilaico (infatti hanno votato contro tutti gli esponenti di Pdl e Lega insieme a quelli del Terzo polo, mentre l’Idv si è astenuta – che al Senato equivale a un voto contrario – e la maggioranza dei commissari Pd ha scelto di non partecipare al voto a differenza dei tre senatori che hanno votato a favore). A maggior ragione dopo le dichiarazioni di Bersani. Dichiarazioni al solito ondivaghe e “ma-anchiste” ma, purtroppo solo in apparenza, attente a quel fiume di protesta che dal web alla società civile si sta sollevando nei confronti dei privilegi fiscali ed economici del Vaticano. Protesta che ha trovato coagulo nel gruppo facebook “Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria”.


Un’ iniziativa spontanea (una volta si sarebbe detto “nata dal basso”) che ha già raccolto 141.929 adesioni, tra le quali spicca quella di Don Gallo: a dimostrazione dell’esistenza di una componente cristiana sensibile alla difesa della laicità delle istituzioni e attenta ad altri valori rispetto a quelli così “materiali e terreni” di cui stiamo parlando. Il senatore Marco Perduca ha stimato nella sua dichiarazione di voto che, se l’emendamento fosse stato approvato, i bilanci dello Stato avrebbero potuto recuperare tra i 400 e i 700 milioni di euro: particolarmente preziosi in un’epoca di tagli alle amministrazioni locali, che spesso si traducono – anziché nella riduzione delle spese burocratiche e politiche – in una scure sui servizi sociali. E finiscono per colpire ancora una volte le fasce deboli: anziani, minori a rischio, disabili. E quì si tratta solo di uno degli aspetti relativi ai privilegi economici della Santa Sede: il saldo salirebbe vorticosamente se si conteggiassero 8 x mille, insegnanti di religione e tante altre cose di questo genere.

Questa volta però è accaduto qualcosa di nuovo. L’onda laica è riuscita a bucare il muro di gomma della censura mediatica e il tema è stato dibattuto su tutti i principali quotidiani, settimanali, tabloid, telegiornali. Attirando persino gli strali del quotidiano “L’Avvenire”. Non si tratta, come paventato, di un “complotto massonico”: ma dell’emergere di un fiume carsico civico e democratico, intento a proporre una riforma laica libertaria della nostra società. Società sulla quale gravano insistenti ingerenze confessionali nella vita politica, che hanno drammaticamente condizionato in questi anni legislazioni su tematiche importantissime (dalla fecondazione assistita; al fine vita; al riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali, lesbiche, transessuali; alle politiche sulle droghe) in senso proibizionista e reazionario.

Oggi, a maggior ragione dopo la conversione (permettetemi un po’ di ironia) del Partito Democratico in “Partito Devoto” e dell’ Italia dei Valori in “Italia dei Vescovi”, si pone il problema di offrire a questo diffuso sentimento laico una sponda politica solida. Nemmeno Vendola pare essere attrezzato a questo: Travaglio recentemente in un articolo graffiante sul “Fatto Quotidiano” ha parlato di rapporti ( legittimi per carità, ma significativi) con Don Verzé sul progetto di gestione del cosiddetto “San Raffaele del Sud” invitandolo a fare chiarezza e a farlo per una volta “in prosa”. Al di là di questa vicenda il governatore della Puglia ha più volte “strizzato l’occhio” verso Oltre-Tevere (nonostante arroccamenti ideologici, appaiono assai meno ambigui e più coerentemente laici i suoi ex compagni ora nella federazione della sinistra),
smarcandosi da un certo “anticlericalismo”. Quello stesso anticlericalismo che per Ernesto Rossi rappresentava un “obbligo democratico” e non corrisponde affatto a sentimenti antireligiosi, ma alla netta opposizione verso le ingerenze di confessioni e gerarchie ecclesiastiche nella vita politica. Alla separazione netta tra le funzioni delle Istituzioni e dello Stato e i “credo” che debbono rimanere libere scelte individuali. Si pone, dicevo, il problema di fornire una “sponda politica” solida a questo movimento. I radicali hanno mostrato da sempre di “esserci” e sono la forza laica per eccellenza. Quelli del divorzio, dell’aborto, di Piergiorgio Welby e Luca Coscioni. Il segretario dei Radicali Italiani Mario Staderini è subito entrato in sintonia con questo movimento. Purtroppo i radicali subiscono una storica censura mediatica ed hanno percentuali elettorali infinitamente inferiori rispetto al consenso che le loro battaglie riescono a coagulare nell’opinione pubblica. I socialisti italiani di Nencini e i Verdi di Angelo Bonelli pure incarnano sensibilità autenticamente laiche, ma hanno lo stesso problema di visibilità e “peso” elettorale. Nemmeno
vengono citate, queste forze, nei sondaggi televisivi relativi alle intenzioni di voto. Vengono classificate tra “gli altri”. E proprio questi “altri”
potrebbero essere promotori di una politica “altra”. Una politica “altra” che potrebbe incontrare un consenso diffuso, testimoniato anche dal sondaggio di “repubblica” che recentemente ha indicato Emma Bonino come la candidata premier preferita come alternativa all’attuale maggioranza di governo. I punti di incontro tra radicali, socialisti e verdi sono notevoli (ed il confronto potrebbe essere allargato ad un più vasto universo liberale, libertario, repubblicano, azionista e federalista europeo): la laicità, la difesa dei diritti civili, l’ecologismo, l’attenzione ad un moderno sistema di welfare inclusivo, ed altro ancora. C’è bisogno che queste energie si incontrino e propongano all’Italia quel soggetto laico e riformatore moderno in grado di incarnare un radicale bisogno di cambiamento democratico e nonviolento che nessuno interpreta. Che spesso viene ignorato e persino deriso. Ma come diceva il Mahatma Gandhi: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci”.

Commenti
Fabio Ruta:P.S: Preciso che il “sondaggio” di “Repubblica” al quale facevo riferimento nell’articolo risale a pochi mesi fà. Apprendo dalla voce di Bordin durante “stampa e regime” di oggi che un nuovo sondaggio è stato pubblicato nel quotidiano di oggi. Emma Bonino sarebbe “sparita” dalla lista. Cosa ha combinato per perdere in così poco tempo un così diffuso consenso? assolutamente nulla. Semplicemente pare che il quotidiano abbia optato per escludere dalle opzioni leader che appartengono a forze politiche quotate al di sotto della soglia del 2%. Ecco. Appunto. E non pensate male, mi raccomando…

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