di Francesco Maria Gennaro*
Macerata 19/03/2008 - Che sollievo e che piacere aver avuto l'occasione di sbirciare l'edizione di ieri del Messaggero Marche… inizio a credere agli Angeli!
Dall'incapacità del Pd, che versa ormai in una condizione di crisi irreversibile, alla fine del riformismo e della vera sinistra con il tramonto di Craxi, alla necessità di mettere mano alla Costituzione, che non deve assolutamente rappresentare un tabù.
Mi sembra di cogliere, quale sintesi concettuale dell'articolo, la qualità insostituibile delle idee socialiste.
Effettivamente era l'unico punto fermo che il Ps aveva, a seguito della sonora disfatta delle urne di aprile. Un partito fiaccato, demoralizzato, dal responso da prefisso telefonico, poteva rinvigorirsi, solamente se ripartiva dalla ricette della propria storia, cultura e tradizione, aggiornandole al 2009.
La demagogia veltroniana, le novelle (im)morali della Di Pietro's family, gli spot talvolta inconsistenti del governo, gli isterismi anti-sistema della Lega ci aprivano spazi importanti. L'abbrivio della crisi economica ci spalancava un'autostrada. Le condizioni vi erano tutte, pertanto, per far valere il nostro pensiero, nel solco della più nobile piattaforma lib-lab.
I socialisti, però, hanno creato il riformismo; ed essere riformisti, vuol dire avere il coraggio e la lungimiranza di guardare al "giorno dopo" con straordinaria "creatività pragmatica". Per questo motivo, era doveroso tutelare la nostra identità e riconoscibilità politica. E' troppo tempo che ragioniamo col paradigma"altro non c'era, che potevamo fare?" I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Quando penso all'esperienza del liberalsocialismo riformista, mi viene in mente "Pablo", la canzone di De Gregari: "hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo"… per quello che possiamo, proviamo a non dimenticare "Pablo"; tentando, almeno noi socialisti, di rivolgere, proprio oggi, a 7 anni dalla sua scomparsa, un pensiero al compagno Marco Biagi. Icona del riformismo nostrano; assassinato per le sue idee innovative. Idee di un socialista.
Consiglio Nazionale Partito Socialista*

ANCONA 18/03/2009 - «Il Pd è al fallimento. Il Psi è scomparso, anche per i suoi errori, ma la sua politica e la sua cultura vivono. E’ una sorta di contraddizione. Penso che le sigle valgano ma non siano tutto. Quel che è certo è che i partiti, i movimentis enza un’identità culturale, senza passione e con poca qualità non hnno grandi prospettive da coltivare». La vede così l’ex potentissimo sottosegretario socialista Angelo Tiraboschi, oggi fuori dalla mischia. ma Tiraboschi da che parte sta? «Per mia fortuna mi sento libero e senza vincoli. Tuttavia, penso, senza essere prigioniero di schemi, che la sinistra così com’è oggi non abbia in Italia, come nelle Marche, una validità sulla quale fare affidamento. A volte i “manovratori” devono essere disturbati perché, attraverso un dibattito e uno scontro serrato, possono verificare la pochezza e la malattia delle quali soffrono. A livello locale si decostruirà lo schema destra-sinistra. E’ un processo in atto. Entreranno in gioco sempre di più nuove implicazioni. Il giudizio su chi ha governato, i programmi, gli uomini».
Si poteva prevedere la crisi al Comune di Ancona con il sindaco Fabio Sturani costretto a dimettersi e le elezioni anticipate?
«Una cosa è certa. Il centrosinistra anconetano è logoro da un pezzo. E non solo quello anconetano. E’ stato decisionista in alcuni settori (vedi l’edilizia privata). Meno attento a riqualificare la città. Era ed è privo di un progetto. Ha limiti di proposta e di riforma con i quali si è scontrato e si scontra. Qual è la strategia per i prossimi decenni? Nessuna. Una delusione che non reca soltanto il nome di Sturani. Il Pd è un agglomerato di potere. Ecco l’errore. Le divisioni presenti in tutte le Marche sono lo specchio di un partito di potere in declino. La città di Ancona non è facile da governare. Ha compiti rilevanti per se stessa e per una comunità più vasta. Non bisogna dimenticare che essere capoluogo di regione vuol dire qualcosa. Ha bisogno dunque di buone idee e buona qualità di governo. Essere riformisti non è come indossare un abito, esibendo un’etichetta. Le riforme necessarie pretendono una cultura di fondo verso le novità da studiare, sperimentare, realizzare. Del resto ci si deve interrogare su come viene selezionata oggi la classe dirigente. E come è stata selezionata nel furore degli anni Novanta. Per molti saper governare voleva significare accusare i vecchi assessori e i sindaci che li avevano preceduti. Le primarie fino ad ora sono una kermesse plebiscitaria, una sorta di festa per convincere e convincersi che le scelte fatte da pochi vanno bene per tutti. Prioritaria è la selezione preventiva. Sono il dibattito, la formazione, la ricerca, il confronto serrato, la vicinanza ai cittadini, l’apertura verso chi ha qualcosa da dire».
La differenza rispetto ai “suoi” tempi?
«La prima Repubblica non era migliore. Era un’altra cosa. Mancano le spinte riformiste. Tutto si riduce ad essere per Berlusconi o contro Berlusconi. E’ importante. Ma in questo gioco la sinistra è perdente. Urta contro i propri limiti. Non compie analisi severe su come può prendere campo una sinistra di governo. Ha scritto Veneziani: “E’ Craxi l’unica efficace sinistra di governo che ha prodotto l’Italia”. Si può non essere d’accordo. In tutto o in parte. Ma nella prima Repubblica la sinistra era vivace. Era alla ricerca di nuove prospettive. Aveva una cultura socialista liberale che si è voluta seppellire. Ma è stato ed è – a mio parere – un grave errore. Poi, certamente il sistema politico, troppo incentrato sulla partitocrazia, andava rinnovato. Ma i frutti successivi non mi pare stiano dando buoni risultati. Per modificare nel profondo l’Italia occorrerebbe una vera revisione dell’assetto istituzionale. Altro che la Costituzione non si tocca. Una cura dimagrante urgente e senza pietà. Anche a livello locale».
PS Tolentino: comunicato stampa - www.sdiancona.it
16/03/2009 - (dal Segretario della Sezione di Tolentino)La sezione del Partito Socialista di Tolentino esprime soddisfazione e consenso per l’iniziativa messa in campo dal Partito per il raggiungimento di una fra le forze laiche, riformiste e di sinistra del Paese. “Condividiamo quanto sostenuto dal segretario nazionale Riccardo Nencini sul fatto che, oggi questa alleanza è indispensabile perché la difesa dei diritti civili e sociali rappresenta la vera ragione dello scontro politico che una sinistra moderna deve saper portare avanti in Italia come in tutta Europa. Il Paese ha bisogno di una chiara risposta alla crisi di laicità, di democrazia politica ed
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