
“Dopo aver visto che la legge non è uguale per  tutti, e in molti casi tutto in Italia è diverso per ognuno, il mese di ottobre  ha regalato una nuova splendida disuguaglianza. Che non è sfuggita tuttavia  all’ottimo Antonello Caporale, giornalista di “La Repubblica”. A parità di  titoli (ma a disparità di quelli di studio) un partecipante a un concorso  pubblico sarà avvantaggiato per legge dal suo risiedere nella zona dove si dovrà  svolgere il lavoro”. Lo ha affermato Marco Di Lello, coordinatore nazionale del  Partito socialista. “Il concetto che la Lega ha inserito nelle vene degli  italiani con un emendamento a una legge delega del governo, si chiama - ha  proseguito Di Lello - “territorialità”. E affida a candidati del nord del paese,  dove l’offerta di lavoro è chiaramente maggiore, una esclusiva bella e buona sul  risultato finale del concorso. Se aggiungiamo poi che con un ulteriore  sub-emendamento il Parlamento obbliga esplicitamente “a non tener conto del  punteggio del titolo di studio nella formazione delle graduatorie”, se ne ricava  quanto segue. Un asino settentrionale sarà preferito a un laureato meridionale.  Non c’è altro da aggiungere – ha concluso l’esponente socialista - se non due  osservazioni:1) il federalismo si mostra come è realmente, e cioè una sottospecie di apertura e chiusura contemporanea di frontiere interne in Italia;
2) gli occhi e le menti di molti parlamentari del sud sono completamente chiusi.
Che cosa accadrebbe se l’emendamento fosse valido per tutto e non solo per i concorsi pubblici? La scomparsa definitiva totale della Questione meridionale. Con buona pace di tutti. Anche del ministro Gelmini che tanto si affanna per una scuola riformata che premi i migliori. Meglio premiare direttamente i lombardi, i piemontesi e i veneti. Se non altro si fa prima”.
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