Per Victor Hugo il «matrimonio è un innesto: o attecchisce o no». E ormai non ci sono dubbi: quello tra Antonio Di Pietro e Walter Veltroni non ha attecchito. L'Abruzzo è solo l'ultimo capitolo di un «amore» iniziato prima del voto di aprile (con qualche malumore all'interno del Pd) e finito subito dopo.
«Non è facile - spiega un dirigente del Ps dietro promessa di anonimato - perché nel partito c'è molto malumore per il gran rifiuto di aprile. E poi, come diceva De Mita, "i matrimoni si fanno per convinzione o per convenienza" e oggi quelli che riceverebbero più benefici da questa unione sono loro». Secondo i sondaggi, infatti, i socialisti sono accreditati di un 3% a livello nazionale e inoltre possono sempre agitare la «minaccia Grillini». Dovesse candidarsi a sindaco di Bologna, il presidente onorario dell'Arcigay spingerebbe quasi sicuramente Sergio Cofferati verso il ballottaggio. Un rischio che il Pd preferirebbe non correre. In ogni caso, per conquistare i suoi interlocutori, Fioroni ha spiegato che il partito si batterà per una legge elettorale europea con preferenze e uno sbarramento intorno al 3%. E anche sulle alleanze ha dato garanzie: nessun tavolo nazionale, niente patti con Ferrero (Prc) e Diliberto (Pdci), basta accordi con l'Idv, possibili intese con l'Udc e con un nuovo soggetto che potrebbe riunire Sinistra Democratica, Verdi e i vendoliani del Prc. Esattamente quello che "Nencini" chiedeva lo scorso 28 agosto quando, intervistato a Affari Italiani, proponeva un'allenanza riformista con Pd, Sd, Verdi, «in attesa di capire le mosse di Vendola».
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