Parlando ieri a un convegno organizzato dal Pd, Massimo D'Alema ha sostenuto che "Una nuova stagione progressista non sara’ piu’ secondo i modelli classici della social democrazia e che l’Internazionale socialista riflette un mondo che non c’e’ piu perchè le grandi forze progressiste al governo non hanno matrice socialista”.
Da New York, dove si trova per un ciclo di conferenze e di incontri con la comunità italiana, il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, risponde a D' Alema a stretto giro: "Le organizzazioni politiche alle quali aderiscono i partiti socialisti dell'Europa e del mondo non sono nè passate nè obsolete.In esse - afferma il leader socialista - trovano spazio e ragione d'essere i valori e il pensiero socialista libeale e riformista e restano il ceppo attorno a cui si possono costruire nuove esperienze di governo."
"Da sole non sono più sufficienti - commenta ancora Nencini - perché la società dell’800-900 ha subìto profonde trasformazioni, ma è la vena dalla quale partire per creare una classe politica ed una società adeguate ad affrontare questa crisi epocale."
"Peraltro- osserva Nencini- già negli anni novanta furono proprio i socialisti a proporre di cambiare nome all'Internazionale socialista in “Internazionale socialista e democratica”, per accogliere altri partiti che altrove non avrebbero trovato collocazione e ascolto".
Secondo Luca Cefisi, responsabile politiche europee del Psi: "I giudizi di Massimo D’Alema sul socialismo europeo in un momento in cui la sinistra europea è tutta alla ricerca di nuovevie, sono rispettabili e in parte sensati, per esempio quando osserva che il modello socialdemocratico del Ventesimo secolo, squisitamente nazionale, non regge alla prova della globalizzazione; però proprio per questo il Partito del Socialismo Europeo sta lavorando da anni ad una vera e propria europeizzazione dei programmi socialisti". Per Cefisi, che è anche membro italiano della presidenza del PSE (Partito del socialismo Europeo), "i valori del socialismo europeo non sono obsoleti, ma anzi ce n’è più bisogno che mai in quest'epoca di crisi del capitalismo finanziario, il problema è di trovare i programmi adeguati ai tempi, e anche i gruppi dirigenti: e qui bisogna dire francamente che il primo a doversi mettere in discussione è il gruppo dirigente del centrosinistra italiano di cui D’Alema è una delle massime espressioni, un gruppo dirigente che ha quasi sempre perso e che ad ogni sconfitta ha dichiarato la necessità di rifondare le identità politiche, cambiare nomi, cambiare tutto, tutto meno la cosa più ovvia, cambiare i dirigenti, per trovarne altri all’altezza dei valori e degliideali, che non devono essere cambiati ma interpretati adeguatamente”
Per Bobo Craxi, responsabile esteri del Psi: “Il vicepresidente dell’Internazionale socialista, Massimo D’Alema, propone un allargamento alle aree progressiste e democratiche europee e mondiali, un principio e un concetto giusto, peraltro sottolineato, a suo tempo, anche dai socialisti italiani, al fine di agevolare l’adesione di movimenti e Partiti che fuoriuscivano dall’esperienza comunista”.
“Quanto al superamento identitario del Partito socialista”, prosegue Craxi, “questo lo considero assai difficile: in Europa, per esempio, i democratici italiani sono un’eccezione, non la regola. Lavorare riqualificando un’azione riformista e progressista in Europa, per fronteggiare la crisi economica e costruire un’alternativa fondata sull’unione delle forze riformiste, laiche, democratiche e ambientaliste, è dunque il compito comune”, conclude, “di chi si ispira alla medesima famiglia del socialismo internazionale”.
Per Gerardo Labellarte, della segreteria nazionale del Psi: "Che Massimo D'Alema parli di sciogliere una organizzazione, l'Internazionale Socialista, di cui è vicepresidente, in condizioni normali desterebbe stupore.
In realtà - osserva Labellarte - è solo l'aggiornamento della ricerca della cosiddetta "terza via" tra capitalismo e socialdemocrazia di antica belingueriana memoria.
Ricerca che viene condotta da anni nel nostro Paese con grande impegno ma senza alcun esito concreto.
Alle sue estemporanee affermazioni tra le quali spicca che "il socialismo europeo deve prendere atto che si è conclusa una storia" è sufficiente rispondere ricordandogli che i socialisti tedeschi, francesi, spagnoli e inglesi non prendono atto, bensì combattono e spesso vincono. Il PD invece prende atto - conclude Labellarte, e i risultati si vedono.Roberto Biscardini, della segreteria nazionale del Psi, osserva che: "Può essere che per storia e per cultura non ci sia alcun legame tra Massimo D'Alema e il socialismo, ma non c'è bisogno di annunciare la fine del socialismo internazionale per offrire a Casini uno strapaesano terreno per una coalizione tra sinistra e centro.
Proprio nel momento in cui a livello internazionale - sottolinea l'esponente socialista - c'è una grande riscoperta del socialismo e della socialdemocrazia come gli unici modelli ancora credibili in grado di affrontare la crisi economica in un quadro di giustizia sociale, dalla parte del lavoro e dei lavoratori, D'Alema "sbarella".
Peraltro, l'alternativa a Berlusconi, per un'Italia normale - conclude Biscardini - non potrà che essere un programma di rinascita nazionale sostanzialmente socialdemocratico.
Da New York, dove si trova per un ciclo di conferenze e di incontri con la comunità italiana, il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, risponde a D' Alema a stretto giro: "Le organizzazioni politiche alle quali aderiscono i partiti socialisti dell'Europa e del mondo non sono nè passate nè obsolete.In esse - afferma il leader socialista - trovano spazio e ragione d'essere i valori e il pensiero socialista libeale e riformista e restano il ceppo attorno a cui si possono costruire nuove esperienze di governo."
"Da sole non sono più sufficienti - commenta ancora Nencini - perché la società dell’800-900 ha subìto profonde trasformazioni, ma è la vena dalla quale partire per creare una classe politica ed una società adeguate ad affrontare questa crisi epocale."
"Peraltro- osserva Nencini- già negli anni novanta furono proprio i socialisti a proporre di cambiare nome all'Internazionale socialista in “Internazionale socialista e democratica”, per accogliere altri partiti che altrove non avrebbero trovato collocazione e ascolto".
Secondo Luca Cefisi, responsabile politiche europee del Psi: "I giudizi di Massimo D’Alema sul socialismo europeo in un momento in cui la sinistra europea è tutta alla ricerca di nuovevie, sono rispettabili e in parte sensati, per esempio quando osserva che il modello socialdemocratico del Ventesimo secolo, squisitamente nazionale, non regge alla prova della globalizzazione; però proprio per questo il Partito del Socialismo Europeo sta lavorando da anni ad una vera e propria europeizzazione dei programmi socialisti". Per Cefisi, che è anche membro italiano della presidenza del PSE (Partito del socialismo Europeo), "i valori del socialismo europeo non sono obsoleti, ma anzi ce n’è più bisogno che mai in quest'epoca di crisi del capitalismo finanziario, il problema è di trovare i programmi adeguati ai tempi, e anche i gruppi dirigenti: e qui bisogna dire francamente che il primo a doversi mettere in discussione è il gruppo dirigente del centrosinistra italiano di cui D’Alema è una delle massime espressioni, un gruppo dirigente che ha quasi sempre perso e che ad ogni sconfitta ha dichiarato la necessità di rifondare le identità politiche, cambiare nomi, cambiare tutto, tutto meno la cosa più ovvia, cambiare i dirigenti, per trovarne altri all’altezza dei valori e degliideali, che non devono essere cambiati ma interpretati adeguatamente”
Per Bobo Craxi, responsabile esteri del Psi: “Il vicepresidente dell’Internazionale socialista, Massimo D’Alema, propone un allargamento alle aree progressiste e democratiche europee e mondiali, un principio e un concetto giusto, peraltro sottolineato, a suo tempo, anche dai socialisti italiani, al fine di agevolare l’adesione di movimenti e Partiti che fuoriuscivano dall’esperienza comunista”.
“Quanto al superamento identitario del Partito socialista”, prosegue Craxi, “questo lo considero assai difficile: in Europa, per esempio, i democratici italiani sono un’eccezione, non la regola. Lavorare riqualificando un’azione riformista e progressista in Europa, per fronteggiare la crisi economica e costruire un’alternativa fondata sull’unione delle forze riformiste, laiche, democratiche e ambientaliste, è dunque il compito comune”, conclude, “di chi si ispira alla medesima famiglia del socialismo internazionale”.
Per Gerardo Labellarte, della segreteria nazionale del Psi: "Che Massimo D'Alema parli di sciogliere una organizzazione, l'Internazionale Socialista, di cui è vicepresidente, in condizioni normali desterebbe stupore.
In realtà - osserva Labellarte - è solo l'aggiornamento della ricerca della cosiddetta "terza via" tra capitalismo e socialdemocrazia di antica belingueriana memoria.
Ricerca che viene condotta da anni nel nostro Paese con grande impegno ma senza alcun esito concreto.
Alle sue estemporanee affermazioni tra le quali spicca che "il socialismo europeo deve prendere atto che si è conclusa una storia" è sufficiente rispondere ricordandogli che i socialisti tedeschi, francesi, spagnoli e inglesi non prendono atto, bensì combattono e spesso vincono. Il PD invece prende atto - conclude Labellarte, e i risultati si vedono.Roberto Biscardini, della segreteria nazionale del Psi, osserva che: "Può essere che per storia e per cultura non ci sia alcun legame tra Massimo D'Alema e il socialismo, ma non c'è bisogno di annunciare la fine del socialismo internazionale per offrire a Casini uno strapaesano terreno per una coalizione tra sinistra e centro.
Proprio nel momento in cui a livello internazionale - sottolinea l'esponente socialista - c'è una grande riscoperta del socialismo e della socialdemocrazia come gli unici modelli ancora credibili in grado di affrontare la crisi economica in un quadro di giustizia sociale, dalla parte del lavoro e dei lavoratori, D'Alema "sbarella".
Peraltro, l'alternativa a Berlusconi, per un'Italia normale - conclude Biscardini - non potrà che essere un programma di rinascita nazionale sostanzialmente socialdemocratico.
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