Anche i casi Penati e Pronzato, oltre a quelli della P3 e P4, devono far riflettere sul degrado della vita politica italiana, perché non si salva più nessuno.
I crociati dell’etica pubblica dovrebbero farsi il mea culpa. E comunque,il Pd non detiene più il cento per cento della moralità, come per decenni ha lasciato credere.
Filippo Penati, vicepresidente del Consiglio regionale lombardo nonché ex capo della segreteria di Pier Luigi Bersani, è indagato per concussione e corruzione in una inchiesta della Procura di Monza, in merito all’area Falck di Sesto San Giovanni. L’ipotesi di accusa parla di quattro miliardi di lire di tangenti pagate tra il 2001 e il 2002. Non una bazzecola, se fosse vero, sarebbe una montagna di moneta sonante.
Franco Pronzato, il consigliere di amministrazione dell’Enac nonché ex responsabile nazionale del trasporto aereo del Pd, è finito in carcere lo scorso 28 giugno, con l’accusa di corruzione per l’appalto sui voli tra l’isola D’Elba, Firenze e Pisa. Grazie a lui, qualche leader Pd, probabilmente, ha usufruito del volo gratis. Per dirne una, in proposito, Clemente Mastella, per l’utilizzo di un volo di Stato, per raggiungere Monza, in occasione della Formula 1, in cui c’era anche il figlio, oltre a Rutelli, fu messo alla berlina. Invece, notizie in cui sono coinvolti, in casi, per usare un eufemismo, “politiquement incorrect”, esponenti del Pd,hanno un trattamento di favore dalla stampa, tant’è che gli articoli sono a guisa di francobollo.
Tuttavia, i due casi Penati e Pronzano non sono gli unici, ma ce ne sono un sacco e una sporta in cui il Pd è dentro fino al collo. E, comunque, per le cariche che ricoprivano, erano entrambi vicino al segretario nonché ad alcuni leader dei democratici.
“La storia e’ la scienza delle cose che non si ripetono”, ma, in Italia, alcuni fatti smentiscono Paul Valéry. Tra il 1992, inzio di Tangentopoli, e il 2011 in cui sono venuti alla luce casi di malaffare politico attraverso le inchieste giudiziarie,ci sono molte analogie. Ad esempio, l’intreccio tra politica e affari, le inchieste debordanti dei Pm, (con un uso eccessivo delle misure di custodia cautelare), le cui casse di risonanza sono i mezzi di informazione. Insomma, come prima, più di prima.
La Seconda repubblica nata sotto il segno dell’etica pubblica, è scivolata nel giro di pochi anni in una situazione, diciamo, peggiore della Prima, crollata dal combinato disposto di magistratura e dei mass media.
Il centro di corruzione fu il finanziamento illecito dei partiti, salvo casi di corruzione personali che le Procure fecero bene ad indagare e i Tribunali a condannare.
Come detto, ci sono analogie tra i due periodi, ma quel personale politico, che fu salvaguardato dai Pm ai tempi di Tangentopoli, allora Pds ora Pd, dopo l’unificazione della stragrande maggioranza degli ex comunisti con gli ex democristiani, sta pagando prezzi altissimi sul versante della questione morale, sbandierata come se fosse un copyright della tradizione comunista. A tal proposito, fu Enrico Berlinguer a sollevarla , con altri intenti e fini. Qualcuno era comunista, perché credeva in modo fideistico nella questione morale, seppure in chiave giacobina, ora, alla domanda, ricordando un brano di Giorgio Gaber, “che cos’è la destra, cos’è la sinistra”, nessuno sa rispondere per il fatto che entrambe sono identificate con gli affari sporchi e l’arricchimento personale spudorato. Non essendoci più i partiti, ma come ripete Marco Pannella, bensì delle oligarchie, c’è una degenerazione delle istituzioni e della politica che nemmeno il Capo dello stato, con i suoi interventi riesce a mettere riparo. Per questo, trovano terreno fertile chi spara sulla casta, ossia sul cento politico, come se non facessero parte della casta, per gli alti stipendi e per i benefit, i giornalisti, i direttori generali dei Ministeri, i direttori di banca, i manager di aziende pubbliche e private. Fino a ieri che c’era una pressione fiscale all’acqua di rose sui bonus e sulle stock option, i dirigenti e manager di banche e altri intermediari finanziari si sono arricchiti a dismisura.
Dall’altro lato, gli alti costi della politica bisogna tagliarli e portarli a livello europeo. Nella fattispecie, è intervenuto Napolitano che ha precisato che è “giusto e doveroso alleggerirli, dal momento che nell’opinione pubblica possono generare “comprensibili insofferenze”, ma occorre stare attenti perché il vento dell’antipolitica può portare a “pericolosi umori anti democratici”.
Il problema vero è con questo ceto politico non si va da alcuna parte, giacché ha la coscienza sporca.
Per questo il Pd, per salvarsi, è a rimorchio del partito dei Pm.
I crociati dell’etica pubblica dovrebbero farsi il mea culpa. E comunque,il Pd non detiene più il cento per cento della moralità, come per decenni ha lasciato credere.
Filippo Penati, vicepresidente del Consiglio regionale lombardo nonché ex capo della segreteria di Pier Luigi Bersani, è indagato per concussione e corruzione in una inchiesta della Procura di Monza, in merito all’area Falck di Sesto San Giovanni. L’ipotesi di accusa parla di quattro miliardi di lire di tangenti pagate tra il 2001 e il 2002. Non una bazzecola, se fosse vero, sarebbe una montagna di moneta sonante.
Franco Pronzato, il consigliere di amministrazione dell’Enac nonché ex responsabile nazionale del trasporto aereo del Pd, è finito in carcere lo scorso 28 giugno, con l’accusa di corruzione per l’appalto sui voli tra l’isola D’Elba, Firenze e Pisa. Grazie a lui, qualche leader Pd, probabilmente, ha usufruito del volo gratis. Per dirne una, in proposito, Clemente Mastella, per l’utilizzo di un volo di Stato, per raggiungere Monza, in occasione della Formula 1, in cui c’era anche il figlio, oltre a Rutelli, fu messo alla berlina. Invece, notizie in cui sono coinvolti, in casi, per usare un eufemismo, “politiquement incorrect”, esponenti del Pd,hanno un trattamento di favore dalla stampa, tant’è che gli articoli sono a guisa di francobollo.
Tuttavia, i due casi Penati e Pronzano non sono gli unici, ma ce ne sono un sacco e una sporta in cui il Pd è dentro fino al collo. E, comunque, per le cariche che ricoprivano, erano entrambi vicino al segretario nonché ad alcuni leader dei democratici.
“La storia e’ la scienza delle cose che non si ripetono”, ma, in Italia, alcuni fatti smentiscono Paul Valéry. Tra il 1992, inzio di Tangentopoli, e il 2011 in cui sono venuti alla luce casi di malaffare politico attraverso le inchieste giudiziarie,ci sono molte analogie. Ad esempio, l’intreccio tra politica e affari, le inchieste debordanti dei Pm, (con un uso eccessivo delle misure di custodia cautelare), le cui casse di risonanza sono i mezzi di informazione. Insomma, come prima, più di prima.
La Seconda repubblica nata sotto il segno dell’etica pubblica, è scivolata nel giro di pochi anni in una situazione, diciamo, peggiore della Prima, crollata dal combinato disposto di magistratura e dei mass media.
Il centro di corruzione fu il finanziamento illecito dei partiti, salvo casi di corruzione personali che le Procure fecero bene ad indagare e i Tribunali a condannare.
Come detto, ci sono analogie tra i due periodi, ma quel personale politico, che fu salvaguardato dai Pm ai tempi di Tangentopoli, allora Pds ora Pd, dopo l’unificazione della stragrande maggioranza degli ex comunisti con gli ex democristiani, sta pagando prezzi altissimi sul versante della questione morale, sbandierata come se fosse un copyright della tradizione comunista. A tal proposito, fu Enrico Berlinguer a sollevarla , con altri intenti e fini. Qualcuno era comunista, perché credeva in modo fideistico nella questione morale, seppure in chiave giacobina, ora, alla domanda, ricordando un brano di Giorgio Gaber, “che cos’è la destra, cos’è la sinistra”, nessuno sa rispondere per il fatto che entrambe sono identificate con gli affari sporchi e l’arricchimento personale spudorato. Non essendoci più i partiti, ma come ripete Marco Pannella, bensì delle oligarchie, c’è una degenerazione delle istituzioni e della politica che nemmeno il Capo dello stato, con i suoi interventi riesce a mettere riparo. Per questo, trovano terreno fertile chi spara sulla casta, ossia sul cento politico, come se non facessero parte della casta, per gli alti stipendi e per i benefit, i giornalisti, i direttori generali dei Ministeri, i direttori di banca, i manager di aziende pubbliche e private. Fino a ieri che c’era una pressione fiscale all’acqua di rose sui bonus e sulle stock option, i dirigenti e manager di banche e altri intermediari finanziari si sono arricchiti a dismisura.
Dall’altro lato, gli alti costi della politica bisogna tagliarli e portarli a livello europeo. Nella fattispecie, è intervenuto Napolitano che ha precisato che è “giusto e doveroso alleggerirli, dal momento che nell’opinione pubblica possono generare “comprensibili insofferenze”, ma occorre stare attenti perché il vento dell’antipolitica può portare a “pericolosi umori anti democratici”.
Il problema vero è con questo ceto politico non si va da alcuna parte, giacché ha la coscienza sporca.
Per questo il Pd, per salvarsi, è a rimorchio del partito dei Pm.
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