Piero Calamandrei –  Discorso agli studenti milanesi (1955)
La Costituzione non è una macchina che una volta messa  in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio  cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci  dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito,  la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per  questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza  alla politica. È un po’ una malattia dei giovani  l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa  della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene  sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi  conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano  su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva  e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca  con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo  contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E  questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento  affonda». Allora lui corre nella stiva a svegiare il compagno. Dice:  «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda».  Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo  alla politica. È così bello, è così comodo! è vero? è  così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre  cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci  sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da  godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una  piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si  accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel  senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per  vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro  di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi  auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di  angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla  libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio  contributo alla vita politica…Quindi voi giovani alla Costituzione dovete  dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come  vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza  civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi  conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in  più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia  e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra  storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre  sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli;  e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci  lontane…E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri  inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando  leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa  alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle  altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini! O  quando io leggo nell’art. 8:«Tutte le confessioni religiose sono  egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour! O quando  io leggo nell’art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e  promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo! O quando  nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento  delle forze armate si informa allo spirito democratico della  Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi! E quando  leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è  Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani… Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto  sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni  articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani  come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di  fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa,  morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato  la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa  carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non  è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è  nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i  partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove  fuorno impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà  e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la  nostra Costituzione.

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