giovedì 18 marzo 2010

Lettera di Nencini ai presidenti della commissione di vigilanza e della RAI. TERMINI LA CENSURA CONTRO IL PSI


Caro Zavoli, caro Garimberti,

indipendentemente dalle decisioni che assumeranno nelle prossime ore la Commissione di vigilanza e il C.d.A della RAI, a seguito della sentenza del TAR Lazio, desidero nuovamente sottoporre alla vostra attenzione, auspicando di ottenere questa volta risposte non interlocutorie o addirittura un'ostentata indifferenza, come avvenuto nel recente passato, la non più tollerabile azione di oscuramento dai notiziari e dai programmi di informazione politica riservata al Partito Socialista Italiano.

Oscuramento che è stato più volte segnalato dall'Autorità garante e da tutti gli istituti che svolgono il monitoraggio relativo alla frequenza dei passaggi televisivi dei soggetti politici.

Sono consapevole che il problema non riguarda unicamente il servizio pubblico ma anche, e in qualche caso in misura maggiore, i network televisivi commerciali, la carta stampata a cui vanno pure aggiunti i new media, in particolare i principali giornali on line, tuttavia ritengo che una equa risoluzione di una questione che riguarda il diritto all'accesso all'informazione dei partiti politici sia un compito primario del servizio pubblico e dell'organo parlamentare preposto alla vigilanza.

La questione non riguarda solo l'informazione dei TG della RAI, che comunque è assolutamente deficitaria, ma anche e soprattutto i talk-show, oggetto in queste settimane della ben nota controversia politico-amministrativa che è stata risolta con l'ordinanza del TAR.
E' giusto e doveroso porsi il problema della libertà di informazione e mobilitarsi per difenderla ma non lo è per nulla consentire, tollerare se non addirittura compiacersi che vi siano titolari di programmi di informazione politica che, neppure si pongono il probema di dare anche solo un minimo spazio al PSI che, pur essendo escluso dal Parlamento non ha certo chiuso la propria attività ed è presente nelle regioni al voto il 28 e il 29 marzo.

Si tratta di una vera e propria azione censoria che non trova alcuna giustificazione.

A maggior ragione in periodo elettorale, considerando che il mezzo televisivo, non da oggi, è divenuto lo strumento primario per la comunicazione e l'informazione politica.

A meno che non sia ormai invalsa la stravagante prassi per cui pochi oligarchi possano decidere con chi e di cosa parlare nei loro programmi, in modo del tutto arbitrario.

Se così fosse, e voglio continuare a credere che non si sia ancora giunti a un tale segno di barbarie, in gioco non vi sarebbe tanto la sorte di un partito peraltro ancora radicato in questo Paese ma il diritto dei cittadini di essere messi nella condizione, mediante un'informazione pubblica il più possibile obiettiva, di orientare liberamente le propie scelte.

Resto in attesa di una vostra risposta.

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